The Fall Guy crea il nuovo working class hero tra Ken Loach e Shane Black | Bad Movie

Il Bad Movie della settimana è The Fall Guy: che bello un blockbuster che ha ancora voglia di tirare qualche colpo politico e satirico

Condividi

Il Bad Movie della settimana è The Fall Guy, il film di David Leitch con Ryan Gosling ed Emily Blunt al cinema dal 1 maggio.

Premessa

Chiamateli cascatori, stunt double, “doppi”, controfigure, clown. Che fossero tragicamente simpatici perché prendevano le botte al posto delle star e rendevano il cinema lo spettacolo che è… lo sapevamo già. Dall'alba dei tempi della settima arte (primi del 1900) fino a coloro che sarebbero stati contemporaneamente sia i divi che i loro doppi cascatori ovvero gli ex clown circensi Charlie Chaplin e lo straordinario Buster Keaton (che non a caso prende il nome Buster proprio dall'amico di famiglia George Pardey per come era caduto bene a soli 18 mesi di età ruzzolando dalle scale di casa). Di chi stiamo parlando? Ma degli stunt men e stunt women (Fiorella Mannoia al posto di Monica Vitti quando Sordi la prende a pizze al mare in Amore mio aiutami) di tutto il mondo. Questo rimosso dello show biz veniva definito “unknown stuntman” ovvero “cascatore sconosciuto” da Lee Majors nella significativa ballata country posta a sigla dello show tv The Fall Guy (in Italia Professione Pericolo, dal 1981 al 1986).

Sono quelle controfigure che hanno preso fuoco con Sally Field oppure quelli che hanno “reso Robert Redford una star” senza dimenticare di “far apparire Clint Eastwood sempre cool”. Coloro che possono cadere da un grattacielo in modo tale che “Burt Reynolds non si faccia male”. Interessante come il testo arguto di quella canzone-manifesto di un'era estremamente connotata da stuntmen movies, inserisca tra le righe già alcuni protagonisti dei film sulle controfigure come ad esempio Sally Field e Burt Reynolds, fidanzati quando recitano insieme dentro Collo d'acciaio (1978), uno degli esempi più importanti di quel filone. Il nuovo The Fall Guy diretto da David Leitch, dove c'è un cammeo di Majors e risentiamo “Unknown stuntman” cantata da Blake Shelton, ci riporta all'esplosione di quel sotto-genere accaduta tra fine '70 e inizio '80 dello scorso secolo. C'è anche un regista simbolo di cui immaginiamo l'ex controfigura David Leitch abbia un poster gigantesco o a casa o metaforicamente vicino al suo cuore.

Hal Needham

Ex sostituto nelle scene d'azione di Richard Boone, viene svezzato alle botte e cadute da Chuck Robertson, stunt man di John Wayne. Needham è praticamente il papà registico di Chad Stahelski e David Leitch. Ed è fondamentale perché dirige quel film di macchine che saltano e volano sopra i ruscelli in slo-mo dalla Georgia all'Alabama il cui successo farà scattare la luce verde per la serie Hazzard. Ci riferiamo a Il bandito e la "Madama" (1977), nonostante l'origine della serie con i cugini Bo e Luke a livello di trama e ambientazione sia soprattutto nel film Moonrunners (1975) di Gy Waldron. Hal Needham, che ha conosciuto Reynolds quando è regista della seconda unità di Quella sporca ultima meta (1974) di Aldrich, diventa amicone e doppio del buon Burt così come Chad Stahelski lo diventa di Keanu Reeves e David Leitch di Brad Pitt. Needham (che da vecchio pare il sosia di Jack Palance) sembra effettivamente uno dei primi registi a riflettere ironicamente su questi uomini duri che compiono l'atto eroico ma nessuno se li fila perché non possono mostrare il loro vero volto per far risaltare appunto, come nella ballata cantata da Lee Majors, il carisma di Robert Redford, Clint Eastwood o Burt Reynolds. Quest'ultimo è la star baffuta virile per eccellenza dei '70 insieme a Charles Bronson e con Hal Needham crea una serie di film che mettono gli stunt al centro della narrazione con verace rozzezza e humour bambinesco francamente irresistibili. Parliamo di titoli come Il bandito e la “Madama” (1977), Collo d'acciaio (1978; Hooper è una controfigura gagliarda che prende pillole antidolorifiche e protesta se la fidanzata Sally Field non gli rassetta bene la casetta), Una canaglia a tutto gas (1980), La corsa più pazza d'America (1981; secondo ruolo importante per Jackie Chan a Hollywood e primo successone Usa per lui) e Megaforce (1982; questo titolo ricorda Metalstorm, il film dentro The Fall Guy di David Leitch).

Se Needham diventa simbolo di questi film che contemporaneamente esaltano e riflettono sul mestiere di acrobata per il cinema ma in una chiave spensierata e senza ovviamente un filo di cgi, si fa notare nel sotto-genere nel 1980 il più politico ed esistenzialista Professione Pericolo di Richard Rush. Qui un misterioso reduce del Vietnam entra in contatto con un regista onnipotente spesso in elicottero che mette a rischio la sua vita su un set cinematografico come prima aveva fatto il suo paese mandandolo a sparare nella giungla dalle parti di Saigon. Quel film bizzarro parecchio anti-sistema ha un tale successo a Hollywood da portare Peter O'Toole (nel ruolo del regista onnipotente) e Richard Rush a due passi dall'Oscar nell'edizione 1981 dominata da Gente comune di Robert Redford.

È questo il momento d'oro per gli stunt movies tanto che la serie tv con Lee Majors nel doppio ruolo di controfigura e agente privato parte nel 1981. In questo caso c'è una bella ironia salariale in scrittura: non si campa di sole cadute, ustioni e salti in motocicletta ma bisogna pure acciuffare dei malviventi per pagare le bollette. Il titolo della serie è The Full Guy e si concluderà, tra una pausa e l'altra, nel 1986. Ad aggiungere confusione per noi poveri italiani ecco il titolo con cui noi ragazzini gen x vediamo quella serie tv con Lee Majors sulla Rai a partire dal 1983: Professione Pericolo, proprio come il film di Rush (in originale The Stunt Man). Una Rai che inseguiva il successo su Canale 5 di Hazzard, arrivata sulla prima rete di Silvio Berlusconi nel 1981 come serie spin-off tv figlia come digitavamo sia de Il bandito e la “Madama” con Burt Reynolds che di Moonrunners scritto da quel Gy Waldron che avrebbe poi fatto da showrunner allo show tv.

Poi, come sempre accade, abbiamo un po' perso di vista film o serie con questi cascatori protagonisti. Li incrociavamo ogni tanto nelle trame, seguivamo la carriera gigantesca dell'ex doppio di Roger Moore Vic Armstrong come regista delle scene d'azione più articolate dei Bond con Pierce Brosnan fino a diventare uno degli Action Unit Director più richiesti al mondo, da Gangs of New York (2002) fino a Lift (2024) di F. Gary Gray. Ma pensiamo che sia soprattutto merito di Stahelski e Leitch, due ex stuntman, se questo filone è tornato in auge. Passando però per un personaggio cosmico del 2019, interpretato da un certo Brad Pitt.

Cliff Booth

Eroe della II Guerra Mondiale, ideologicamente conservatore, forse uxoricida (ha premuto intenzionalmente il grilletto del fucile a fiocina o sono state le onde a far sparare l'arma verso sua moglie?), impulsivo al punto da menare Bruce Lee su un set perché lo ritiene troppo gradasso, sicuramente troppo accorto per sedurre una Manson Girl, probabilmente anche minorenne, perché la polizia gli sta col fiato sul collo da anni dalla misteriosa morte della moglie e quindi perché rischiare? Cliff Booth è il doppio di Rick Dalton ma soprattutto è un suo ottimo amico. Brad Pitt merita ogni singola oncia di quella statuetta Oscar per Attore Non Protagonista dentro il bistrattato C'era una volta a Hollywood (zero premi in Concorso a Cannes 2019 + due soli Oscar nella Notte di Parasite). La sua controfigura è una creatura forse più stoica di Zenone di Cizio, povero ma dignitoso nel suo trailer fuori città, padrone affettuoso di un cane come unica compagnia, in costante ascolto amorevole di lamentele e piagnistei dell'attore cui fa da stunt man. Ma Cliff asseconda Rick senza fiatare o protestare anche quando l'altro gli parla dei suoi piani futuri circa la loro separazione amicale-professionale. Cliff Booth guida da Dio per Sunset Boulevard, ti ripara l'antenna della tv zompando con levita mozartiana sulle tegole hollywoodiane e ti fa fuori gran parte della Manson Family venuta ad ucciderti anche se è sotto l'effetto esilarante di una sigaretta all'lsd. Pensiamo che il Colt Seavers di Ryan Gosling dentro The Fall Guy di David Leitch sia sì un doppio a sua volta del Colt Seavers di Lee Majors di Professione Pericolo serie tv ma anche un nipotino perfetto dell'eroico Cliff Booth che vediamo in ultima epica acrobazia in quell'indimenticabile 8 agosto 1969 di C'era una volta a Hollywood. Con l'aggiunta di una benedetta love story negata da Tarantino al nostro amatissimo Cliff.

Stunt Lovers

E arriviamo dunque a The Fall Guy, anno 2024, diretto da Leitch e con Ryan Gosling attore protagonista. Un altro stunt man, un altro soldato del cinema, un altro unknown hero la cui faccia deve essere nascosta. Ci sembra che lo stunt man movie sia stato portato con questo film verso le estreme conseguenze. Hanno mescolato azione garrula, commedia romantica, noir e denuncia politica. Wow. Sì, certo, avevamo già visto la controfigura dentro il family movie con Famiglia all'improvviso - Istruzioni non incluse (2016) di Hugo Gélin da Instructions Not Included (2013) di Eugenio Derbez. E non dimentichiamo che anche Steve Railsback diventava tutto rosso e faceva gli occhi a cuoricini ogni volta che vedeva o baciava Barbara Hershey dentro Professione Pericolo di Rush. Ma in questo caso David Leitch ha fatto le cose davvero in grande a partire da un budget da 130 milioni di dollari.

Colt Seavers (Gosling) ci pare una gran brava persona come Cliff Booth (noi propendiamo per l'onda che fa premere il grilletto anche se Tarantino lascia il dibattito aperto). A differenza di Cliff è innamorato di una donna e non di un cane. E ancora a differenza di Cliff, il suo divo di riferimento Tom Ryder è molto meno simpatico del Rick Dalton di Leo DiCaprio. Tom, chiaramente ispirato e anche con una certa malignità a Tom Cruise, rosica se la gente dice che non è lui che fa gli stunt (ecco perché il riferimento a Cruise pare chiarissimo). In più urla sul set “Too much face!” se pensa che una porzione del volto di Colt (che brutto non è) sia finita dentro il fotogramma destabilizzando così il suo status da star. Si può vedere solo la sua di identità facciale. L'altro è solo un corpo che deve prendere le botte e ferirsi al posto suo. Leitch ha fatto un film loachiano perché c'è un odio di classe tra questi lavoratori dello spettacolo con l'umile stunt man che viene bullizzato dal caporalato del divismo.

Davvero non ci saremmo aspettati questo approccio da classe operaia stuntman va in Paradiso contro il divismo prevaricatore dei padroni. Gosling, reduce dal maestoso Ken di Barbie, torna ad essere un maschietto muscolosissimo dall'addominale scolpito al servizio sbavante di una dominatrix che lo dirige (la donna che lui ama fa ora la regista). Il suo Colt Seavers era felice, paziente, con l'ego placidamente subordinato all'estro artistico della sua Jody (Emily Blunt), umilmente al servizio da 6 anni di Tom Ryder (Aaron Taylor Johnson ci sguazza in questi ruoli da carogna), sempre pronto a rifare una scena se qualcuno glielo chiede. Danno fastidio le persone felici, spiritose e rilassate? Assolutamente sì. Questo è un film che ce lo ricorda perché Colt verrà ferito proprio perché fiero della sua classe sociale e senza un minimo di complesso di inferiorità nei confronti dei padroni. Per far capire la schiena dritta e personalità umoristica di Colt se qualcuno gli spiega la trama di un film su un set lui risponderà: “Grazie mille! Ora posso sbattere meglio contro quella roccia”. Finirà infortunato, umiliato, depresso e poi sballottato in Australia dove verrà coinvolto in un noir assurdo e droghereccio (non male la gag degli unicorni da stoner movie di serie A) dove la lotta di classe prenderà sempre più forma. Le doti da stunt man gli serviranno per scazzottate, inseguimenti, capitomboli e record di “otto giri e mezzo” (quando le macchine si cappottano e rotolano in aria rimbalzando sul terreno).

Colt sarà eroe sia dentro il caotico svolgimento delle riprese australiane della fantascienza Metalstorm (qualcuno ha ribattezzato questa cafonata fantascientifica “Mezzogiorno di fuoco ai confini dell'Universo”), sia lontano dal set dove pare coinvolto in un complotto assurdo degno de Il grande Lebowski ovvero quando Joel e Ethan Coen mescolarono il loro amato Chandler con la marijuana della controcultura.

Conclusioni

Per questo amiamo The Fall Guy. Perché ci sembra che abbia fatto esperienza, attraverso la penna di Drew Pearce al servizio dell'ideologia di David Leitch, di tutte queste storie di sofferenza e rivalsa di controfigure partite da Hal Needham arrivando all'esaltazione estetica dell'operaio o sottoproletario del miglior Ken Loach passando per l'umanesimo di Quentin Tarantino. D'altronde se la società dello spettacolo ha i suoi sfruttati e schiavi, nessuno può impedire loro di spezzare le catene e rivendicare la loro personale ricerca della felicità.

Attraverso due passaggi chiave:

  • 1) basta con la retorica della star che fa i suoi stunt (ecco perché l'attacco a Tom Cruise è sindacale e di categoria)

  • 2) diamo un Oscar a questi ragazzi.

Saranno due missioni impossibili da realizzare? Probabile. Ma che bello un cinema blockbuster d'intrattenimento che abbia ancora la voglia di tirare qualche colpo politico e satirico senza paura di farsi male. Proprio come uno stunt man che si rispetti.

Seguici su TikTok!

Continua a leggere su BadTaste