The Blues Brothers: da produzione problematica a successo immortale

Tutte le ragioni per le quali The Blues Brothers era un flop annunciato, un film da non produrre, un'idea folle, una produzione maledetta. E invece...

Critico e giornalista cinematografico


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C’è un motivo se esistono produttori, se prima di far partire un progetto ne viene vagliata la fattibilità, se le produzioni si spaventano davanti ad attori problematici e se le musiche sono registrate a parte. C’è una ragione se talent famosi della tv non sempre vengono presi per un film a sé dedicato e se gli sketch di maggiore successo non diventano sempre film. Insomma c’è una ragione se i produttori dicono spesso di no. Sono famosi i casi in cui si sbagliano ma non contiamo mai tutti quelli in cui hanno ragione. Ecco The Blues Brothers era un film che, così come concepito, era una totale follia, un suicidio economico che per fortuna non è stato tale. La luce verde al progetto arrivò sull’onda di un infantile entusiasmo e questo creò problemi giganteschi.

Il punto è che nell’era dei grandi blockbuster il Saturday Night Live sembrava capace di convogliare l’interesse del pubblico più sofisticato e divertire l’intero paese. John Belushi e Dan Aykroyd ne erano le star e in più John Landis e John Belushi avevano dimostrato di poter creare dei grandi successi al cinema con Animal House. Quando i tre si presentano alla Universal con la proposta di allargare uno sketch non solo sembra una buona idea a tutti ma viene approvata in fretta e furia: un film pieno di star, cantanti, talent, i comici del momento e il regista del momento. È perfetto.

Il progetto viene quindi approvato senza valutare i problemi di casting. John Belushi non è stabile, non è una persona con cui poter lavorare. È diventato troppo famoso, troppo in fretta. È così famoso e pieno di sé che a Chicago ferma le auto della polizia, si fa riconoscere, fa il simpatico e si fa dare uno strappo dove ha bisogno di andare. Usa abitualmente le auto della polizia come taxi. Questo fa sì che abbia piacere a girare con chi lo riconosce e che sia in balia di tutti quelli che approfittano della sua crescente dipendenza dalla cocaina. Quindi sul set la cocaina arriva a fiumi, così tanto che anche chi ne faceva poco uso comincia a farne uno più abbondante e a tutti gli effetti una piccola porzione del budget viene destinata solo al suo acquisto.

Dopo un mese dall’inizio Belushi diventa difficilissimo da trovare. La mattina non si sa dove sia, non si presenta sul set e ogni cosa è più difficile.

A questo si aggiunge un’altra questione.

Il progetto era stato approvato senza una sceneggiatura. Non l’ha scritta nessuno e l’incaricato, Aykroyd, lo fa in tre mesi senza aver mai scritto una sceneggiatura nella propria vita. Il risultato sono più di 300 pagine, cioè più di 4 ore, scritte malissimo, piene di ripetizioni, passaggi farraginosi, parole scritte come si pronunciano e idee buone ma buttate alla rinfusa. Ci pensa John Landis a prendere a martellate quello script fino a che non raggiunge una forma almeno decente e una durata accettabile (comunque sopra le due ore).

Jake e Elwood escono di prigione, visitano tutti i membri della ex band per rimetterla insieme così da fare un concerto per salvare il loro orfanotrofio. Nel farlo creano più problemi di quelli che risolvono fino ad un finale assurdo per accumulo e chiusura. Obiettivamente non ha senso, non ha arco, non ha empatia e non ha uno svolgimento canonico, ed è un problema, perché è complicato girare una cosa con poco senso. Ma non solo.

Il progetto era stato approvato senza stabilire cosa possano o non possano fare le star del blues. Chiaramente avere il massimo dei massimi della storia del blues era un dettaglio fantastico, farli cantare e suonare pure era stupendo ma nessuno aveva tenuto conto che si tratta di persone al limite dell’ingestibile. All’epoca le star afroamericane spesso venivano da contesti poveri ad un livello tale da essere lontani dalla civiltà, alcune erano cresciute senza regole e avevano imparato la musica senza regole. Diventati adulti erano pieni di fisime, fissazioni e caratteri durissimi, forgiati dall’essere emersi nell’industria musicale, viziati dall’essere star.

Una buona parte di loro non è in grado di recitare, alcuni non sanno suonare se non esattamente come dicono loro. John Lee Hooker non ha recitato: è venuto, ha suonato dal vivo lì, la troupe ha dovuto registrare tutto con diverse camere, e poi se n’è andato. La sua non è una presenza, è un’esibizione filmata. Che non è come si fanno i film (si fanno diversi ciak, si prova, si cambia, si ripete…): ci si è dovuti adattare, che non è semplice e non aiuta la produzione a sveltire tutto.

Aretha Franklin non era in grado di cantare due volte uguale, non l’aveva mai dovuto fare in vita propria e proprio non era una cosa che fosse capace di concepire. Di ciak in ciak cantava la canzone Think in maniera diversa, cosa che è terribile per il montaggio. Siccome era un film Universal e ne andava della sua immagine e della sua voce, Aretha cantava al suo meglio, e il suo meglio prevede di inventare, cambiare, lasciarsi andare, non certo di ripetere due volte una canzone allo stesso modo (che è quello che serve in un film).

Alcuni di questi musicisti poi non sapevano andare a tempo, erano abituati a fissare loro il tempo e il resto della band andava loro dietro, che di nuovo non è buono per il montaggio. E tutto ciò non faceva che peggiorare la questione budget.

Il progetto era stato infatti approvato con un budget largamente inferiore a quello che necessario. Erano 17 i milioni da spendere e sarebbero stati 27 quelli spesi. Un disastro. I ritardi, le ripetizioni, le giornate buttate, la cocaina e infine una quantità incredibile di auto sfondate come non costassero niente, oltre ad una quantità demenziale di comparse non facevano che far lievitare i costi di un film la cui lavorazione non accennava a finire.

E quando poi finì non è che le cose migliorarono.

Il progetto era stato approvato senza domandarsi se potesse piacere agli esercenti. Quando la Universal iniziò a venderlo alle sale perché lo proiettassero saltò fuori che alcune catene non lo volevano. L’idea era che si trattava di un flop annunciato. Aykroyd e Belushi innanzitutto non erano più nella crew del Saturday Night Live e questo sembrava sminuirne l’attrattiva, ma soprattutto agli esercenti era chiaro che il pubblico bianco non sarebbe mai andato a vedere un film pieno di eroi e star della cultura afroamericana, perché non gli interessavano.

The Blues Brothers esce così in 1400 sale, poco più degli schermi in cui è uscito l’ultimo film di Checco Zalone, solo sparsi su tutto il territorio statunitense. A New York girava voce che Belushi stesso entrasse nelle sale a fomentare il pubblico e Dan Aykroyd preoccupato lo andò a vedere nella sala di Times Square, per capire la reazione del pubblico. E quel che vide fu che la gente rideva.

I Blues Brothers alla fine incasserà 115 milioni da che ne erano stati spesi 27 e rimarrà uno dei classici più redditizi di sempre per la Universal. Un film che non ha nessun senso narrativo e che a questo sa accoppiare una messa in scena altrettanto delirante e quindi appropriata, con nazisti dell’Illinois che si dichiarano amore volando in macchina, una ex con il lanciafiamme, suore che escono di scena come in un film di possessione demoniaca, macchine che si vanno ad incastrare una sull’altra, montaggi deliranti e comparse a iosa che danno la caccia ai due protagonisti.

È un potenziale insuccesso che invece è uno dei film più esilaranti di sempre e uno dei maggiori esempi di come la lingua del cinema, per piacerci, non debba per forza essere quella che conosciamo.

Vi ricordiamo che The Blues Brothers è uno dei quattro film che Universal Pictures Home Entertainment Italia ha appena lanciato in 4K Ultra HD con una steelbook da collezione.

INFORMAZIONI TECNICHE 4K – THE BLUES BROTHERS

Genere: Commedia/Musical
Durata: 2 ore e 13 minuti ca.
Video: 2160p UHD Widescreen 1.85:1
Audio: Inglese, Tedesco DTS:X; Italiano, Francese, Spagnolo DTS Digital Surround 5.1; Polacco DTS Digital Surround 2.0
Sottotitoli: Italiano, Inglese n/u, Francese, Spagnolo, Tedesco, Olandese, Portoghese, Polacco, Turco
Contenuti speciali: • Storie del making of del film • La trasposizione della musica • In ricordo di John • Versione cinematografica ed estesa

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Posted by Badtaste on Wednesday, June 17, 2020

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