The Batman è puro teen angst e qui sta la grandezza del film di Matt Reeves
La chiave della nuova versione di Batman è tutta nella teen angst declinata in tutti i comparti, dalla recitazione alla fotografia, dalla scrittura alla scenografia
Bruce Wayne ha circa 30 anni, che è anche l’età di Robert Pattinson che lo interpreta, ma ci appare come un teenager inquieto e insoddisfatto, pieno di rabbia verso il mondo. Ad un certo punto dirà qualcosa riguardo il padre di fronte ai boss mafiosi facendo la figura dell’illuso, di chi non sa come funzionano davvero le cose, proprio la figura del ragazzo contrapposto agli uomini. E ancora sempre tramite lo sguardo si crea un parallelo profondo tra Bruce Wayne e un bambino in cui lui rivede sé stesso, non solo il suo trauma ma proprio la sua posizione. In fondo sono solo 2 anni che fa questo lavoro, che cerca di ripulire Gotham e le volte in cui non capisce sono più di quelle in cui capisce: su tutto, non si spiega perché la situazione non migliori. Questa cosa lo divora dentro. Non sembra insomma l’uomo sicuro di sé, ma traumatizzato che è il Bruce Wayne classico.
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Forse solo quest’ossessione per pochi colori, per una notte perenne piena di pioggia, per lo spoglio di tutte le ricchezze (non sembra mai davvero abbiente Bruce Wayne) e per la negazione di qualsiasi forma di godimento nell’essere Batman, poteva raccontare così bene il male di vivere adolescenziale, quella forma molto particolare di spleen in cui la tempesta ormonale si scontra con l’impreparazione e il futuro appare buio, l’autorità appare fallace, i genitori appaiono un modello da rifiutare e ribaltare. L’unico lume, a parte il commissario Gordon (che incarna la figura del professore-amico, l’eccezione che vuole aiutare il ragazzo, un padre surrogato) è Selina Kyle, anche lei ragazza nell’apparenza e nel comportamento, piena di problemi con i genitori veri o allegorici che siano, indipendente e solitaria che, come sempre, trova in Batman un’anima affine. La relazione tra i due si fonda sull’odio per il resto del mondo e sullo smarrimento reciproco. Non è il rapporto che stabilivano Michael Keaton e Michelle Pfeiffer, né quello di Christian Bale e Anne Hathaway. Non a caso ci regala uno dei momenti più disperatamente romantici della saga di Batman, l’uscita a due dal cimitero in moto, insieme ma separati, una vita che non hanno mai vissuto e non vivranno, destinati a stare separati.
In tutto questo il corpo di Robert Pattinson è il più giusto di tutti: l'attore poteva apparire inadeguato alla parte e invece, in questa lettura, è perfetto. Fin da Twilight (ancora oggi la serie di film che più ne definiscono l’immagine) ha assorbito su di sé le caratteristiche del corpo maschile romantico e sofferente. Molto della sua carriera è stato anche questo, un modello di uomo fragile e sensibile anche quando coinvolto in fatti duri (si pensi a Good Time dei Safdie e quell’eccezionale unione di tigna e sofferenza), decisamente più rivolto al proprio intimo che ai rapporti con gli altri, perfetto per relazioni romantiche più che di sesso. Corpo asciutto e perennemente adolescente, sguardo smarrito e facile alla rabbia disperata.
Questo Batman è forse uno dei pochi che all’estrema razionalità del detective, associa anche dei momenti di autentica disperazione, di rabbia furiosa e violenta che non viene dalla fine della pazienza (come pure era capitato) ma da una sofferenza profonda e insanabile, coccolata, curata ed esaltata dal film che proprio quello vuole raccontare: il buco nero pieno di pioggia e senza sola della teen angst, l’angoscia adolescenziale.
Vi ricordiamo che The Batman è uscito al cinema lo scorso 3 marzo. Trovate tutte le informazioni sulla pellicola nella nostra scheda.