Terrifier 2 e il dilemma della trama

Terrifier 2 espande l’universo narrativo di Art il clown e gli trova anche una nemesi: è la scelta giusta o gli fa perdere d’impatto?

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Partiamo da un presupposto che colorerà tutto il resto del discorso su Terrifier 2: sulla carta, sotto ogni punto di vista, magari non “oggettivamente” perché si sa che l’oggettività non esiste, ma quantomeno visto con un occhio critico e distaccato e non macchiato da alcuna emotività di sorta, il sequel di Terrifier è un film migliore del precedente. Fondamentalmente perché è un film, e non una serie (neanche troppo lunga) di omicidi creativi tenuti insieme da uno straccio di narrazione; no, ha una trama vera e propria, un pizzico di world building, personaggi con un arco discernibile, una struttura più tradizionale. È più completo, più denso e anche più presentabile. Eppure un dubbio ci rimane: è davvero un bene?

Di cosa parla Terrifier 2

Come dicevamo già settimana scorsa e accennavamo anche sopra, Terrifier è un’opera di una semplicità disarmante, un Post-It cinematografico, un accenno di film più che un film vero e proprio. C’è un clown assassino, ci sono due ragazze che finiscono nelle sue grinfie, lui le tortura e prova ad ammazzarle, una si salva ma non le va comunque benissimo. Terrifier 2 prova invece a, se non elevarsi, quantomeno darsi un tono, vestire l’abito dello slasher più classico.

Ci sono sempre delle ragazze più o meno adolescenti che si mettono nei guai con Art, ma c’è tutto un contorno più tradizionale e anche benvenuto: la protagonista Sienna ha delle amiche e soprattutto una famiglia, una madre e un fratello minore, il che aumenta la posta in palio e il coinvolgimento emotivo; c’è una trama halloweeniana (nel senso che il film è ambientato ad Halloween) fatta di costumi da preparare e feste della scuola; ci sono adolescenti di ambo i sessi che fanno cose sceme da adolescenti. Di fatto, però, Terrifier 2 è la storia di uno scontro: quello tra Art il clown e Sienna l’angelo vendicatore.

Sienna, l’angelo vendicatore

La cronistoria della produzione del film, raccontata tra l’altro dalla protagonista Lauren LaVera in questa intervista, prevede che Terrifier 2 prenda uno spunto che Damien Leone aveva avuto già nel 2008 e la trasformi nel “cuore e anima” del film. Detto spunto è: Art ha bisogno di un’avversaria (quasi) all’altezza, perché se si limita ad ammazzare innocenti dopo un po’ esaurirà la sua spinta. E quest’avversaria dev’essere una final girl vestita da angelo guerriero.

Lauren LaVera prende questa idea e la fa sua: la sua Sienna ha un’importanza e un impatto pari a quello di Art il clown, che non è facile in un film che la gente va a vedere apposta per il pagliaccio. Ha una presenza scenica notevole (oltre ad assomigliare in modo inquietante ad Anya Taylor-Joy: e infatti il suo primo lavoro per il cinema fu di controfigura proprio per l’attrice in Split), e la cura nei costumi e nei dettagli che nel primo film era dedicata interamente ad Art e ai suoi artistici omicidi qui viene applicata anche alla sua nemesi. La costruzione del costume è uno dei fil rouge di Terrifier 2, e la prima volta che Sienna lo indossa e si mostra al mondo è una delle scene migliori di un film che normalmente è famoso per la gente che muore male.

Ma allora cos’ha che non va Terrifier 2?

I discorsi fatti fino ad adesso potrebbero far sorgere spontanea questa domanda: se Terrifier 2 è come il primo ma fatto meglio, dove sta il dilemma del titolo? Il dilemma sta nel fatto che scrivere una trama non significa per forza scrivere una bella trama. Il secondo film del franchise dura due ore e venti, contro l’ora e mezza scarsa del primo: un’eternità, che Damien Leone riempie come si fa negli slasher, ma non sempre nel modo più efficace. Le sequenze migliori rimangono sempre quelle dove Art entra in azione, seguite a un’incollatura dalle scene oniriche/allucinate dedicate a Sienna (il suo primo sogno è un momento shockante perché completamente inaspettato, per esempio).

Quando però Terrifier 2 prova a fare altro – diciamo tutte quelle scene non-horror che rendono Scream un capolavoro, per capirci – non lo fa con la giusta efficacia. C’è spesso profumo di brodo allungato, con la sottotrama dedicata al fratello minore di Sienna che è utile solo a far procedere la trama, ma non aggiunge nulla neanche dal punto di vista estetico al film. Insomma: ci si potrebbe persino annoiare, qui e là, che è l’ultima cosa che ci si aspetterebbe dal sequel di Terrifier, uno dei film con meno tempi morti del decennio. Ne valeva la pena? I numeri al botteghino dicono di sì, che Damien Leone ha fatto bene ad aggiungere brodo, non importa quanto allungato. Il dubbio che ci rimane è che Terrifier 2 sia solo un ottimo slasher, mentre il primo sia ancora oggi un’esperienza unica nel panorama horror contemporaneo. Scegliete voi da che parte schierarvi.

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