Terminator Zero può davvero rilanciare il franchise creato da James Cameron?

Terminator Zero è approdato su Netflix, ma il pubblico sarà ancora interessato a questo franchise?

Condividi

Uscito nel 1984, Terminator è senza dubbio uno dei più importanti film di fantascienza degli anni Ottanta. La pellicola diretta da James Cameron ha stabilito nuovi standard per i film d’azione, dando vita a un’opera dalla regia solida, dalla storia accattivante e popolata da personaggi indimenticabili. Passano sette anni e Cameron decide di rimettere mano al proprio immaginario realizzando Terminator 2 - Il giorno del giudizio. Il rischio di creare qualcosa di troppo simile al precedente è tangibile, ma il regista canadese riesce a sorprendere tutti ancora una volta. Terminator 2, infatti, supera sotto ogni aspetto il primo film, divenendo una pietra miliare del cinema e vincendo anche quattro Premi Oscar. Un successo planetario.

E poi il nulla.

Negli anni successivi la saga di Terminator tenta più volte di replicare la magia dei primi due film, ma senza mai riuscirci. Terminator 3 - Le macchine ribelli (2003) incassa bene, ma non emoziona pubblico e critica. Terminator Salvation (2009), nonostante gli ottimi effetti speciali, delude sotto tutti i punti di vista. Terminator - Genisys (2015) tenta la strada del reboot, ma si rivela l’ennesimo film problematico incapace di appassionare gli spettatori. Terminator - Destino oscuro (2019), infine, migliora leggermente la situazione, ma ormai il pubblico ha perso interesse nel franchise, facendo perdere alla 20th Century Fox ben 122 milioni di dollari. Insomma: Terminator non ha più il fascino di un tempo, ma l’eredità lasciata da James Cameron ha ancora tutte le carte in regola per emozionare come in passato.

Terminator Zero

A partire dal 29 agosto, su Netflix potete trovare la prima stagione di Terminator Zero, una serie animata composta da otto episodi. Questa nuova collaborazione tra Skydance Television, Production I.G e Netflix Animation punta a sfruttare un franchise storico, tentando però di dare vita a qualcosa di nuovo. Un po’ come accaduto con il Cyberpunk: Edgerunners dello Studio Trigger. La trama, infatti, non vede protagonista John Connor, sua madre Sarah o il celeberrimo T-800 di Arnold Schwarzenegger, bensì preferisce spostarsi all’altro capo del mondo.

La storia ha inizio nel 2022, nel bel mezzo di una guerra che vede gli umani combattere contro le macchine guidate dall’intelligenza artificiale Skynet. Per evitare che questa battaglia prenda piede, la soldatessa Eiko viene spedita nel 1997 per proteggere lo scienziato Malcom Lee, che a quanto pare sembra essere in grado di creare una nuova IA in grado di fronteggiare Skynet. Le cose, ovviamente, non andranno come previsto e presto Eiko si troverà braccata da un Terminator determinato a fare qualsiasi cosa pur di impedire che la ragazza compia la sua missione.

Ricalcando una struttura abbastanza consolidata per la saga, Terminator Zero vuole però mostrarci un’altra faccia del franchise. Ma basteranno le buone intenzioni per riuscire in questa nuova impresa?

La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni

Terminator Zero è un progetto voluto e supervisionato da Mattson Tomlin, sceneggiatore di The Batman e regista di Mother/Android. Un autore giovane (nato a Bucarest nel 1990), ma forte di idee ben precise e di grande determinazione. Lo studio scelto per occuparsi dell’animazione è Production I.G, noto per aver dato vita a Ghost in the Shell, per aver realizzato la sequenza animata nel primo Kill Bill e per aver collaborato con lo Studio Ghibli all’animazione de La città incantata e a Il castello errante di Howl. Ancora non vi basta? Il cast inglese comprende voci del calibro di André Holland (Moonlight), Timothy Olyphant (Justified), Rosario Dawson (Sin City), Sonoya Mizuno (House of the Dragon) e Ann Dowd (Philadelphia). Insomma: tutto sembra preparato per dare vita a un successo su tutta la linea, eppure non è scontato che Terminator Zero riesca a risollevare le sorti del franchise.

Sia chiaro: non stiamo affermando questo per qualche problema emerso nel nuovo show Netflix. Anzi. Come abbiamo visto in apertura, però, Terminator non ha più la forza di un tempo. I vecchi fan hanno subito troppe delusioni per riavvicinarsi alla saga. L’idea di realizzarne un seguito tramite anime, inoltre, taglia fuori una buona fetta degli appassionati, rimasti legati alle pellicole con attori reali. I giovani, al contrario, difficilmente conoscono approfonditamente l’immaginario creato da James Cameron ed è più probabile che si avvicinino allo show proprio per la sua “somiglianza” con opere come il già citato Cyberpunk: Edgerunner.

Questo significa che Terminator Zero dovrà farsi spazio tra diversi altri prodotti per spiccare il volo, nella speranza di non volare troppo vicino al Sole e finire poi per bruciarsi. Fortunatamente, come potete leggere nella nostra recensione, sembra proprio che la nuova serie Netflix sia tanto solida quanto affascinante. Ora, però, tocca a noi farci sentire per dimostrare di averla apprezzata. Dopotutto ormai abbiamo capito che non è la qualità dell’opera a determinare la sua vita o la sua morte, bensì il tipo di accoglienza da parte del pubblico.

Continua a leggere su BadTaste