Tenet rilancia l'annosa questione: Christopher Nolan è davvero l'erede di Stanley Kubrick?
A fronte di tantissime somiglianze superficiali nel profondo Kubrick e Nolan sono agli antipodi, uno crede negli uomini l'altro no
È un paragone che Nolan stesso non rifiuta, non certo mettendosi a livello di Kubrick, ma spiegando e raccontando quanto proprio quel cineasta sia stato influente per lui, quanto la sua idea di cinema sia figlia dei film di Kubrick. Lo ha fatto spesso nelle interviste e soprattutto nella masterclass tenuta al Festival di Cannes nel 2018 quando presentò il restauro di 2001: Odissea Nello Spazio.
Christopher Nolan non è certo regista dai grandi slanci emotivi, rifugge in tutti i modi il melodrammatico e degli esseri umani gli interessano le azioni più che le espressioni. Addirittura in Interstellar, si teorizza che l’amore possa essere una forza della fisica, una che non conosciamo e non sappiamo misurare ancora ma che spinga gli esseri umani in modi non diversi dalla gravità. Che è il massimo dell’approccio rigoroso alla materia sentimentale.
È probabile che Tenet abbia a che vedere con lo spionaggio internazionale, di certo confermerà la passione della famiglia Nolan per il gioco con il tempo al cinema (qui in particolare il rewind pare essere l'oggetto dell'ossessione) anche se non sarà scritto con il fratello Jonathan. Molto altro non si sa altro, perché come Kubrick anche Christopher Nolan lavora con un’aura di segreto impenetrabile. Nessuno, nemmeno Tarantino, riesce a tenere il tema e i dettagli dei propri film nascosti così a lungo.
Ma considerato tutto questo, davvero sì può sostenere seriamente che Christopher Nolan sia l’erede di Stanley Kubrick?
Christopher Nolan invece è proprio interessato ad altro. Quelli di Kubrick non sono nemmeno antieroi, proprio non sono eroi perché non controllano niente e non tentano imprese, sono costretti a cercare di sopravvivere ai drammi che gli si presentano. Invece i personaggi di Nolan sono veri e propri eroi o antieroi, persone che si pongono sfide e obiettivi titanici e che il regista (e il film) ammira proprio perché tentano di ergersi sopra gli altri. I prestigiatori incredibili che sognano cose impossibili, gli uomini che ambiscono a scoprire e conoscere lo spazio, il miliardario che vuole farsi simbolo (tra tutte le letture possibili di Batman Nolan ha scelto quella dell’uomo che vuole trasfigurarsi per riuscire in qualcosa di pazzesco: ispirare e cambiare le persone e la società) o ancora gli architetti della mente.
Christopher Nolan crede negli uomini. E come! Crede che esistano uomini straordinari, ne è affascinato e li vuole raccontare, vuole mostrare a tutti quali cose pazzesche l’1% della popolazione può essere in grado di fare. Kubrick vuole raccontare quali cose pazzesche il 99% della popolazione è costretta a subire e nella maggior parte dei casi non riesce a vincere, finendone uccisa o più spesso impazzita, fuori testa, in lacrime, depressa.
Nolan dice che il mondo può essere vinto, ogni impresa può essere conquistata, anche le più impossibili. Kubrick dice che nessuno può vincere contro la società.
Sono due basi di partenza che, a fronte di metodi lavoro vagamente paragonabili (ma è giusto un certo rigore e una certa astrazione ad accomunarli), fanno sì che questi due registi leggano in modi opposti le storie. Avessero per le mani un medesimo soggetto ne trarrebbero molto probabilmente sceneggiature opposte.
E per quanto al cinema la fattura, la tecnica e lo stile siano determinanti nel dare un senso alle storie, è anche evidente che l’obiettivo finale inseguito da questi due cineasti non si somigli nemmeno un po’.
Dire che Nolan somiglia a Kubrick perché lo cita o ne parla come di un maestro è sbagliatissimo (anche Maccio Capatonda parla sempre di come Stanley Kubrick sia un maestro e un’ispirazione ma non vuol dire che gli somigli), come è sbagliato dire che sia il suo erede perché è rigoroso (non è certo l’unico) e dire infine che gli somigli perché ambisce al medesimo tipo di eclettismo o alla medesima capacità di fare di ogni film un evento è solo miope (basterebbe citare Steven Spielberg).
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