Tempesta d'ossa vs. Ammazza che mazza: la passione e redenzione natalizia di Bart Simpson

Facendo in modo che Bart rubi Tempesta d'ossa I Simpson innescano una passione e redenzione spirituali senza precedenti

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
Tempesta d'ossa vs. Ammazza che mazza: la passione e redenzione natalizia di Bart Simpson

Questo articolo è parte della rubrica Tutto quello che so dalla vita l’ho imparato da I Simpson in cui ogni settimana rivediamo, raccontiamo e celebriamo i 50 episodi della serie che riteniamo più significativi.

Qui trovi la lista completa.

Marge non essere orgogliosa, Tempesta d'ossa - I Simpson, settima stagione, episodio 11

HOMER: “Viviamo in una società di leggi! Perché credi che ti abbia portato a vedere tutti quei film Scuola di polizia? Per divertirti?! Beh io non ho sentito nessuno ridere! E tu??”

milhouse tempesta d'ossa

Uno special natalizio che inizia con uno special natalizio fatto male (ma nei Simpson la televisione è sempre fatta così male che svela la povertà con cui è scritta e pensata). È Krusty con tutte le convenzioni fasulle degli special di Natale per la tv che apre la puntata, portando un tacchino a tavola e aprendo la porta alle sue guest star (Tom Landry, allenatore di football, e una fittizia star sudamericana dal nome impronunciabile), seguito dall’annuncio di una improbabilissima cartolina natalizia di Tupac Shakur. Era il dicembre del 1995 quando andava in onda questo episodio e Tupac sarebbe morto meno di un anno dopo, a settembre del 1996.
Come molte puntate dei Simpson in cui l’inizio è affidato alla parodia di una trasmissione televisiva vecchio stampo, priva di idee e banale, quel che conta non è tanto cosa vada in onda ma chi lo stia guardando e che effetto ha su questa persona ciò che si vede. Sono Lisa e Bart, al buio, illuminati dalla luce della tv a guardare quando va in onda la pubblicità del nuovo videogioco iperviolento Tempesta d’ossa, Lisa non è impressionata, Bart saliva, totalmente comprato dal Babbo Natale muscoloso e dal profluvio di sangue promesso. Deve avere Tempesta d’ossa!

simpson tempesta d'ossa

La creazione di questo desiderio è l’impostazione della puntata. E come sempre nelle prime stagioni di I Simpson è la televisione l’inception di tutto. La televisione convince Homer delle sue idee assurde, lo tiene lontano dalla chiesa, convince Burns ad assumere Frank Grimes e instilla idee, pulsioni e dubbi nei personaggi. C’è qualcosa che Bart vuole a tutti i costi perché uno spot ha creato quel bisogno e tutta la puntata sarà la degenerazione di un desiderio.
Pur non avendo il gioco dei suoi desideri è messo bene in chiaro che Bart invece possiede l’amore del padre e della madre che gli rimbocca le coperte prima di andare a dormire. Anche se poi gli rifila la frase fatta che nel 1995 era ovunque grazie a Forrest Gump: “La vita è come una scatola di cioccolatini…” e Bart pur di non sentirla fino alla fine si infila un cestino in testa e batte con una ciabatta per creare rumore.

bart scatola cioccolatini

Non solo non può avere Tempesta d’ossa ma Milhouse che invece l’ha comprato non lo fa giocare con il suo, facendolo cacciare con un pretesto (“MAMMAAAA! Bart dice le parolacce!”). I Simpson all’epoca erano sempre molto aderenti all’attualità, vicinissimi ai mutamenti raccontati nei giornali, alle mode e tendenze. Tempesta d’ossa è modellato su Mortal Kombat, il primo videogioco a creare una vero successo basandosi sulla violenza grafica. Nel 1992 era uscito il primo e nel 1993 (l’anno prima che venisse scritta questa puntata) il secondo, con un successo senza precedenti per un gioco di quel tipo. Prima sugli arcade (vendendo il quintuplo della media) e poi su tutte le console dell’epoca (dal Mega Drive al Super Nintendo) con ricavi di 50 milioni di dollari nella prima settimana, più del primo weekend d’incassi dei campioni dell’annata come Forrest Gump e Il re leone. Un vero fenomeno di costume che mostrava quanto il sangue potesse appassionare i minori.

bart videogiochi

Derelitto, Bart finisce al centro commerciale Prova e Risparmia, dove davanti alle confezioni di Tempesta d’ossa vede un bambino ricco trattare male sua madre e avere comunque il gioco (“Quello dev’essere il bambino più felice del mondo” è una gran trovata di scrittura che al pubblico dice il suo opposto), e subito dopo Secco e Nelson che gli mostrano di aver rubato qualcosa. Le associazioni ci sono tutte: la spinta del desiderio e la percezione del furto come ordinario perché già fatto da altri. Anche le proiezioni mentali di Mario, Luigi e Donkey Kong, lo spingono a rubare, quest’ultimo con l’argomentazione definitiva: “È colpa della pubblicità se lo desideri così tanto”. Solo il suo Lee Carvallo immaginario, protagonista del videogioco di golf molto poco violento ed eccitante Ammazza che mazza, lo invita a desistere perché rubando “non migliorerai il tuo gioco corto”.
Alla fine Bart ruba Tempesta d’ossa e appena uscito viene fermato dal capo della sicurezza.

brodka bart simpson

Questo che pare il nodo della puntata è paradossalmente solo l’introduzione ad un eccezionale percorso di salvazione spirituale di Bart. Tutto quello che anni dopo farà in modi più espliciti Il viaggio misterioso di Homer, qui è trattato con spietato realismo. In anni in cui I Simpson erano una serie che non osava permettersi di raccontare qualcosa di lontano dal possibile e dal reale, una storia simile è trattata con la crudezza di un film dei fratelli Dardenne. Solo in chiave comico. Non stupisce infatti che venga tutto da un episodio reale. Mike Scully, sceneggiatore arrivato alla quarta stagione per rimpiazzare Conan O’Brien, è che è stato uno dei più bravi negli episodi sentimentali, uno dei più asciutti nel raccontare le emozioni con una gran passione per Lisa (è l’autore della puntata sulla rivale di Lisa, quella in cui si innamora di Nelson e in cui si dedica all’hockey finendo per essere messa contro il fratello), parte dalla propria vita, da quando a 12 anni fu beccato per aver rubato in un centro commerciale, proprio sotto la pressione di altri ragazzi che avevano fatto lo stesso, e dalla terribile umiliazione che ricordava.

brodka simpson

Quel sentimento di condanna pervade tutto l’episodio. Nella vita di Bart l’esposizione di un furtarello con scarse conseguenze è un tragedia da evitare in tutti i modi ma che invece continuerà a perseguitarlo fino a che non espierà la colpa a pieno.
La caratterizzazione del capo della sicurezza è eccezionale a partire dal nome, Brodka, e opera di Steven Dean Moore, il regista. L’antro ignobile in cui lavora, il video di Troy McClure, le sigarette sempre in bocca e poi il tatuaggio che indica che è un marine sono dettagli fenomenali. A doppiarlo c’è il grandissimo Lawrence Tierney, storico attore americano all’epoca da poco tornato in auge per aver interpretato il durissimo e anziano capo della banda in Le iene di Tarantino.
La pena riservata a Bart è che il fatto verrà raccontato ai genitori e che mai più dovrà tornare al Prova e Risparmia. Ed è terribile. Brodka chiama davanti a Bart e ovviamente tutto è trattato come una tragedia insostenibile (“Cercate di fare un buon Natale” è la maniera in cui chiude la telefonata, come se non fosse più possibile dopo quest’evento). Ma non avendo trovato nessuno in realtà ha lasciato solo un messaggio in segreteria, cosa che dà a Bart ancora una possibilità di salvarsi. Deve solo arrivare a casa prima dei suoi che tuttavia stanno correndo con la macchina perché Maggie va cambiata.

bart fischio orecchie

Ce la farà. E tutto sembrerà rose e fiori il mattino dopo. Almeno prima di scoprire che tutta la famiglia sta per andare al Prova e Risparmia, l’unica cosa che Bart non dovrebbe fare. Appena lo sente gli esce il fumo dalle orecchie, ma in realtà sono solo le teiere. È una classica gag dei Simpson che prevede che un espediente da cartone animato accada realmente per una combinazione di eventi (come quando un’illuminazione di Marge viene enfatizzata da una musica celestiale, solo per scoprire che è lei a produrla essendosi seduta per sbaglio su un organo). Nell’immaginazione di Bart tornare al centro commerciale lo porterà alla galera dove festeggerà il Natale con altre detenuti (i bulli della scuola) e regali come “il giornale dell’8 marzo”, “un catalogo di tappeti” o “una parrucca sudicia” dati da un Babbo Natale disperato dietro un vetro di sicurezza.

babbo natale prigione simpson

Anche questo del furto nei grandi magazzini è un dettaglio che viene dalla cronaca del tempo. Gli anni ‘80 fino all’inizio dei ‘90 hanno segnato l’apice dei furti nei centri commerciali, da quel momento misure di sicurezza nuove proprio come le videocamere a circuito chiuso che incastrano Bart hanno iniziato a far crollare il dato. Erano quindi quelli anni in cui per la prima volta chi rubava veniva beccato con crescente intensità, i furti erano esposti. E questo senza contare che il contemporaneo aumento in popolarità dei videogiochi aveva reso proprio i videogiochi uno degli oggetti più semplici e frequenti da rubare.

[caption id="attachment_390249" align="aligncenter" width="1330"]furti anni '90 Il calo dei furti nei centri commerciali dagli anni '90 in poi (fonte Statista)[/caption]

Al Prova e Risparmia Bart verrà inevitabilmente beccato durante la foto di famiglia, e Brodka ha una battuta sottilissima (“Hai infranto l’11esimo comandamento: non rubare”), quanto peggio Marge si dirà certa di un errore perché suo figlio non ruba, così la prova filmata sarà esposta davanti a tutti, su mille televisori. La televisione aveva spinto Bart a desiderare Tempesta d’ossa. La televisione lo inchioda con l’immagine moltiplicata. Inizia il suo calvario.

bart televisione

Homer si esibirà in un’eccezionale predica stereotipata ma tutta sbagliata, piena di errori e considerazioni folli che si chiude con un epico “...dov’ero rimasto? Ah sì! Sta alla larga dalla mia birra!”. Marge invece sembra non provare più nulla. Ed è questo il vero dramma che in qualsiasi altra serie non avrebbe preso una piega simile. L’episodio infatti non è su Bart, è su Marge. Nonostante sia lui il protagonista degli eventi, il titolo “Marge non essere orgogliosa”, parla chiaro. Nessuno si sarebbe spinto così in là nel rappresentare il concretizzarsi delle paure di un bambino, cioè che per una malefatta scoperta la madre smetta di amarlo. Quando si lava i denti con Lisa (che momento eccezionale, quando mai I Simpson hanno sfruttato scene così ordinarie?) lei espone chiaramente, anche a nostro beneficio, che cosa stia succedendo: “Conoscono mamma da meno tempo di te ma so che quando è turbata il suo cuore non si deterge con una semplice passata di straccio come questo lavandino. Assorbe tutto ciò che tocca come questo tappetino del bagno”. Una linea di dialogo meravigliosa suggellata dall’effetto sonoro provocato da Bart che esce dal bagno passando sopra quel tappetino impregnato di sporco.

bart tappetino

Qui si spalanca il terzo atto della puntata, quello in cui Bart a Natale deve riconquistare l’affetto dei propri genitori. È la parte più propria di uno special di Natale ma il senso concreto di perdita di tutto è così forte da travalicare la solita retorica dei buoni sentimenti, anche se questi alla fine trionferanno. Marge crede di averlo coccolato troppo e così si distanzia. Lui desidera solo una conferma di non aver perso tutto per sempre. Non gli rimboccherà le coperte come faceva in precedenza in un momento di una tristezza incredibile, il mattino dopo non gli avrà preparato la colazione e la famiglia farà anche dei pupazzi di neve senza di lui, lasciandogli la neve sporca di fango sotto la macchina per farlo da solo.

pupazzi di neve simpsonA casa di Milhouse, disperato, cercherà un po’ di affetto almeno dalla madre di Milhouse, standole accanto mentre fa “cose da mamma”. Un rimpiazzo.
Ad enfatizzare il clima di tragedia c’è il fatto che tutta questa storia è incastrata in un episodio di Natale. Era dalla prima stagione che in I Simpson non c’era un episodio ambientato durante il Natale, perché quella era l’ambientazione della prima puntata in assoluto, “Un Natale da cani”, e nessuno voleva la responsabilità di scrivere una puntata in diretta competizione con quella. Almeno fino a Mike Scully, che qui crea una parabola di Natale tra cupidigia, media e paura della fragilità degli affetti familiari magistrale.

babbo natale cattivo simpson

La quantità di dettagli narrativi fa spavento. Ogni svolta è cesellata fino all’essenziale. Sarà di nuovo qualcosa preso al Prova e Risparmia infatti a sanare tutto, una foto di Bart, pagata. E proprio quella foto fatta per bene, dopo anni di foto fatte male, aggiunta al ritratto di famiglia durante il quale Bart è stato catturato, lo raddrizza da che era appeso storto. È una trovata di regia che dice tutto, quell’atto disinteressato, un regalo pagato in pieno, ha raddrizzato tutto e gli ha fatto espiare le sue colpe. Non stupisce che Raphael Bob-Waksberg, autore di Bojack Horseman e quindi uno che se ne intende di purificazioni, citi questa puntata così amara e dolce come la sua preferita.

bart foto simpson

Il finale poi è un puro colpo da maestro. Marge ha regalato a Bart il videogioco che tanto voleva ma è Ammazza che mazza, lui in imbarazzo si sente in dovere di fingere interesse e celare la delusione con un abbraccio. Sui titoli di coda vediamo Ammazza che mazza e la cosa geniale è che da come è giocato, dal desiderio di violenza, capiamo che è Bart ad avere il joypad, perché nonostante la vicinanza alla buca e il fatto che vengano suggeriti un putter e un colpo lieve ad essere scelti sono un ferro 3 e la massima potenza. “La palla è dentro! Il parcheggio”. E alla fine alla domanda “Vuoi giocare ancora?” la risposta sarà “Hai scelto: no”.

Nel giugno scorso è comparsa online una versione web based giocabile di Ammazza che mazza in tutto e per tutto fedele a quella della puntata.

ammazza che mazza

Continua a leggere su BadTaste