Tarantino e Miike star a Venezia

Venezia 67, Giorno 10 - Abbiamo intervistato il regista di 13 Assassins, mentre il presidente di giuria Quentin Tarantino ritirava un premio. E poi siamo scappati da Road to Nowhere...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Bella ressa ieri al Lancia Caffé, complice la consegna di un premio dell'associazione dei critici italiani andato a Tilda Swinton e a Quentin Tarantino. Quest'ultimo non ha ovviamente mancato di omaggiare i registi italiani che ama (Castellari, Lenzi, ecc.) e di ricordare come è nato il termine 'macaroni combat' (merito dei giapponesi). Tarantino come sempre risulta affascinante nelle cose che dice, peccato che tutto si sia svolto molto rapidamente.

Decisamente più prolungato (e con la possibilità di fare domande) il roundtable con Takashi Miike, il regista più eccitante della Mostra, grazie ai suoi ottimi lavori Zebraman 2 e 13 Assassins. Ecco alcune delle sue dichiarazioni:

La storia non si discosta molto dal film originale, se non per un cattivo anche peggiore. Non penso che i remake debbano stravolgere la pellicola. L'obiettivo deve essere invece quello di essere all'altezza dell'originale.

Questi film erano più semplici da fare quando c'era lo studio system, per cui set e stuntmen a cavallo erano stabili e sotto contratto. Ora non è più cosi e dobbiamo addestrare gli attori.

Ho deciso appositamente di rendere più tranquilla la prima parte e completamente d'azione la seconda. L'idea era di far aspettare il pubblico e gli attori, dando vita a un crescendo nelle vicende di questi 13 assassini, mentre il pubblico diventa il quattordicesimo.

Non ho pensato a I Sette Samurai, perché è un tale capolavoro, in grado di influenzare tutto il cinema mondiale, da rendere improponibile il paragone. Per quanto riguarda l'originale, non voglio metterli a confronto, ma spero che fornisca le stesse emozioni.

Lo scontro finale dura 50 minuti, ma per me è stato naturale farlo, perché questo tempo serviva a concludere degnamente le vicende dei personaggi. I produttori ovviamente volevano che fosse più corto, ma io ne avevo bisogno.

Non penso che il film contenga un messaggio sociale vero e proprio. Piuttosto, pone la domanda di cosa faremmo (io compreso) in una situazione così complessa.

Infine, Miike ci dice che vorrebbe fare in futuro un film senza attori, magari con delle marionette senza espressioni. O anche un film in 3D: non di quelli puliti ed eleganti, ma con cervelli che schizzano verso lo spettatore e cose del genere. Magari...

Infine, c'è stata la proiezione di Road to Nowhere, che racconta una storia tra realtà e finzione. Un regista sta mettendo in piedi un film e, nonostante la possibilità di avere una star, decide di optare per un'emerita sconosciuta, sorpresa per l'offerta artistica ed economica.

La pellicola fa un'impressione strana, perché sembra una puntata lunga di Entourage, ma senza ritmo, cattiveria, ironia e conoscenza reale della materia trattata. Insomma, tutte quelle cose che varrebbe la pena di vedere in una satira su Hollywood e una riflessione sul cinema.

Pare di vedere non soltanto un film fuori tempo e girato magari 40 anni fa, ma anche rivolto a quel pubblico. Questo per quanto riguarda la prima ora, non so dirvi la seconda, visto che sono scappato per non rischiare di addormentarmi...

Vi ricordo che, per segnalarmi temi interessanti, potete mandarmi una mail o scrivermi su Facebook o via Twitter...

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