Suspense ha i migliori bambini spaventosi della storia dell’horror

Poche cose fanno paura come Flora e Miles, i bambini di Suspense, adattamento di Jack Clayton del Giro di vite

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Campione assoluto e ancora imbattuto nella categoria “titoli italiani talmente generici che potrebbero appartenere a qualsiasi film”, Suspense di Jack Clayton è ancora oggi, a quasi cinquant’anni dalla sua uscita, e al netto del vostro personale giudizio su The Haunting of Bly Manor (qui c'è il nostro, senza spoiler), il miglior adattamento mai fatto del Giro di vite di Henry James, nonché uno degli horror più sperimentali e formalmente affascinanti che siano mai stati girati.

Un’affermazione apodittica, che solitamente fa da preludio a lunghe argomentazioni ed elucubrazioni su un’opera stratificata e sfaccettata, della quale si è detto di tutto e in tutte le salse – ma della quale si tende a dimenticare, distratti da Deborah Kerr e da Sigmund Freud, un particolare che influenzerà in maniera decisiva tutto il cinema horror per decenni: Flora e Miles sono i migliori “bambini spaventosi” della storia del genere, ai quali i loro successori devono tutto ancora oggi.

Suspense Miles

Jack Clayton e Suspense

Rivisitazione in salsa psicoanalitico del romanzo di James, del quale mette in soffitta ogni ambiguità per puntare tutto sul sottotesto erotico/sensuale, Suspense (che in originale era il ben più efficace e suggestivo The Innocents) è innanzitutto il miglior film e il manifesto della carriera di Jack Clayton, uno di quei maestri del genere che dedicava talmente tanta attenzione ed energie a ogni singolo dettaglio delle sue produzioni da aver chiuso una carriera trentennale con appena sette film all’attivo, e una valanga di rifiuti eccellenti tra cui il suo “no” allo script di Alien. Clayton era un Kubrick (con il quale condivideva tra l’altro la passione per le fonti letterarie visto che il 100% dei suoi film sono tratti da romanzi), un maniaco del dettaglio che credeva fermamente nel non ripetersi mai e nel non accettare nessuna offerta nella quale non credesse appieno.

Eppure di tutte le sue opere Suspense è quella che più spesso rischiò di sfuggirgli di mano durante la lavorazione. Lo script, per esempio, conobbe almeno due versioni radicalmente diverse: quella originale stesa da William Archibald, già autore di una piece teatrale ispirata al Giro di vite, e quella riveduta e corretta da Truman Capote, contattato da un disperato Clayton e che decise di sistemare la prima stesura spostando i fantasmi in secondo piano e puntando tutto sul già citato aspetto psicoanalitico, “freudiano” secondo lo stesso regista. Il film, poi, fu girato in CinemaScope, nonostante le obiezioni di Clayton che avrebbe voluto usare un formato più standard, spaventato com’era dall’idea di non sapere cosa farsene di tutto quello spazio ai lati dell’inquadratura; ci volle l’intervento del direttore della fotografia Freddie Francis, un altro nome leggendario per l’horror, a convincerlo.

Bimbi di merda

Suspense e i dubbi amletici

Di fronte a costanti frizioni creative di questo tipo, è facile che un film imploda, o che veda la luce in una forma raffazzonata e incoerente. Con Suspense non è andata così: una volta familiarizzato con il suo nuovo recinto creativo – una storia meno ectoplasmica e più sessualmente ambigua del romanzo da cui era tratta, un nuovo formato che regalava molta più libertà nella composizione delle inquadrature –, Clayton prese il controllo della produzione e riuscì a girare esattamente quello che aveva in mente di girare, tanto che sia Capote sia Francis negli anni lo hanno indicato come “il miglior film a cui abbia mai lavorato”.

Se conoscete la storia del Giro di vite non serve qui perdere tempo a spiegarvi di cosa parla Suspense: c’è una magione nella campagna inglese (parlando della quale Clayton fece uno dei primissimi esempi di utilizzo dell’espressione “la casa è un personaggio del film”), due bambini che ci vivono insieme alla servitù, uno zio distante e godereccio che non vuole avere nulla a che fare con gli infanti, e la nuova governante al suo primo lavoro che arriva a Bly Manor con tutta la buona volontà e l’amore del mondo. E ci sono dei fantasmi, o forse non ci sono? E di chi sono? La dimora ha forse una storia di violenza alle spalle, violenza irrisolta e che si manifesta sotto forma di poltergeist o come volete chiamarli (“horrors”, secondo la protagonista Miss Giddens)? O non è vero nulla, e il problema esiste tutto nella testa di questa nuova, impressionabile tata, una sorta di Mary Poppins che vede la gente morta?

Suspense Bimbo

Vivo morto o X?

Ovviamente le risposte alle domande del paragrafo precedente variano, sia a seconda di chi le dà, sia dell’opera di riferimento: se il romanzo di James, e la successiva piece di Archibald, sono costruiti intorno all’idea che i fantasmi potrebbero o non potrebbero esistere, senza volutamente dare una risposta definitiva sull’argomento, il film di Clayton, pur mantenendo intatta almeno una parte dell’ambiguità dell’originale, è molto più esplicito nell’ammettere, o quantomeno nel suggerire con insistenza, che forse Miss Giddens si sta inventando tutto e il suo problema è che è cresciuta in una famiglia sessualmente repressa e ora vede ovunque impudicizia e immoralità, dalle quali è respinta ma anche segretamente attirata, e forse neanche tanto segretamente visto che in almeno due occasioni diverse bacia sulla bocca in maniera inequivocabile un bambino di, si suppone, dieci/undici anni al massimo.

È la critica più frequente che venne fatta a Suspense quando uscì, ed è un po’ ingenerosa: il film è molto meno esplicito di quanto venga ricordato, e persino il finale, invece di fornire risposte esplicite, riutilizza un’ultima volta gli stessi trucchetti di campo/controcampo, con figure che appaiono e scompaiono dall’inquadratura a seconda di chi sta guardando, che sono serviti fin lì per mantenere un’atmosfera sospesa e ambigua. Non c’è dubbio però che, rispetto al romanzo di James, Suspense sia molto più concentrato sulla protagonista femminile (Miss Giddens, non la piccola Flora) e che tutto quello che vediamo sia costantemente filtrato dal suo sguardo, ed esista principalmente in relazione a lei: una domanda che ci si pone costantemente durante la visione è “è la casa a essere infestata, o è la tata?”. È un approccio alla vicenda che mette Flora e Miles in secondo piano, che li rende strumenti prima che personaggi. Per la precisione, strumenti di terrore.

Rimetta a posto la candela

Suspense e i bambini orribili

Suspense usa ogni trucco possibile e immaginabile per spaventare chi guarda, forte del talento di Clayton e dell’esperienza di Freddie Francis, anche da regista, con i film Hammer/Amicus (era suo, per esempio, il Nightmare del 1964). Ci sono rimandi visivi al Nosferatu di Murnau e almeno due diverse sequenze che coinvolgono Deborah Kerr, un candelabro e i biu e tortuosi corridoi della magione; ci sono jump scares e figure che attraversano silenziosamente l’inquadratura muovendosi sullo sfondo e andando ad abitare quella regione ai confini del campo visivo dove risiedono fantasmi e spettri. C’è un sound design spettrale (provate ad ascoltare l’eco dei dialoghi tra Miss Giddens e Mrs. Grose quando sono in uno dei saloni cavernosi che punteggiano Bly Manor) e uno dei primi esempi di utilizzo di sintetizzatore per la colonna sonora. Ma soprattutto ci sono loro: Flora e Miles, i capostipiti dei bambini orribili.

Una nota per chi non bazzica l’horror: “bambino orribile” non è un riferimento all’estetica ma alla funzione narrativa del suddetto infante nel film. Un bambino orribile è tale quando sfrutta tutte le caratteristiche che solitamente rendono l’infanzia adorabile per catalizzare invece terrore, angoscia, disagio e malessere; Damien di The Omen, per esempio, è un bambino orribile, come lo è Samara di The Ring, mentre il povero Cole del Sesto senso no. Solitamente i bambini orribili si associano a case infestate o alla generale presenza di demoni (pensate, se volete un esempio recente, a Mama), e sono tanto più efficaci quanto il loro aspetto è innocuo e/o grazioso.

Flora e Miles sono due bambini orribili perfetti – oltre che perfettamente in parte, il che, soprattutto nel caso di Miles che potrebbe o non potrebbe essere posseduto dallo spirito di un violento latin lover e che per tutto l’arco del film flirta costantemente con la sua governante come fosse un adulto, contribuisce in maniera decisiva a renderlo orribile. Ma l’aspetto sessuale, o quantomeno sensuale, è solo una parte del repertorio dei due, che è vastissimo ed è ancora oggi fonte di ispirazione per chiunque abbia meno di dieci anni e debba farsi possedere da un poltergeist per lavoro. Flora e Miles, per esempio, sorridono sempre, anche quando fanno riferimento a fatti di sangue o a violenza perpetrata su creature innocenti; e rispondono a domande dirette solo quando fa comodo a loro, altrimenti ignorano, guardano altrove, canticchiano strane melodie, giocano con il loro carillon. Sono sempre in controllo della situazione, anche quando, come in tutti i film di fantasmi, cominciano a succedere le cose strane; e sembrano sempre un passo avanti rispetto alla realtà, come se vedessero, loro sì, qualcosa che gli adulti non sono in grado di vedere. Sono belli, sempre allegri, sempre ben vestiti, come fossero adulti in miniatura che appartengono alla casa tanto quanto la casa appartiene a loro, e che sono sempre vissuti lì. La loro importanza e influenza su tutto il cinema horror a venire va anche al di là dell’indiscutibile qualità del film: dicendo di no ad Alien, Clayton ha perso l’occasione di ridefinire un certo tipo di mostro al cinema, ma quantomeno con Suspense si è assicurato il primato sui bambini orribili.

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