Superman - è vero amore?
I realizzatori di Superman Returns hanno più volte ripetuto il loro amore per questo personaggio. Lo stesso succede quando si adattano libri o fumetti di successo. Ma è veramente così? O c’è soprattutto una ragione commerciale dietro a questi elogi?
Prendiamo il caso di Superman. Tutti adorano l’uomo d’acciaio, soprattutto il regista Bryan Singer, che stravede per i primi film della serie. Però, quando vai a leggere certe dichiarazioni della troupe, ti viene da pensare che non sia proprio così e che sotto ci sia qualcos’altro. Per esempio, lo sceneggiatore Michael Dougherty sostiene che in questo film ci sia una “vera sfida emotiva per Superman, che non ne ha mai avuta una del genere prima d’ora”, riferendosi alle difficoltà con Lois Lane. Invece, il produttore Chris Lee ritiene che il film sia di grande attualità rispetto al periodo che stiamo vivendo, molto di più di quello che avveniva con il film di Richard Donner nel 1978 o con la serie televisiva degli anni cinquanta. La prima opinione è francamente risibile: vogliamo mettere la scelta di Superman nel secondo film (Donner/Lester) di rinunciare ai propri poteri per amore rispetto a quello che avviene (poco in realtà, visto che l’uomo d’acciaio non ha molta scelta) nella pellicola di Singer? Il secondo parere è un’opinione personale altrettanto discutibile, ma chiarisce bene cosa si nasconde dietro a certe frasi.
Ma, d’altra parte, visto che molto spesso alla base ci sono dei fumetti o della letteratura per ragazzi, i realizzatori ti vogliono far capire di essere intellettualmente superiori al materiale di partenza, come per dire “è bello, ma il mio film è un’altra cosa”.
Non è quindi un problema solo di Superman e di Bryan Singer, ma generale. La gente si spertica in elogi per qualcuno o qualcosa (perché conviene), ma in realtà non ci crede. Abbiamo, ovviamente, esempi anche fuori dal mondo del cinema. Mi viene in mente l’allenatore della squadra di basket degli Stati Uniti, che, dopo la sconfitta in semifinale della sua squadra, è stato prodigo di complimenti per gli avversari, la Grecia. Peccato che, invece di citare i nomi dei giocatori (che evidentemente non conosceva), li indicava con il loro numero di maglia…