Super Bad - X-Men, di Bryan Singer
Speciale Super Bad, rassegna dedicata al cinema supereroistico dal 3 luglio al 4 settembre presso la Casa del Cinema di Roma. Si comincia con il primo X-Men
X-Men (2000) di Bryan Singer: venerdì 3 luglio, ore 21.30, Arena Casa del Cinema, Roma (Villa Borghese)
Singer come Jackson
E' troppo sostenere che se non ci fosse stato X-Men (2000) di Bryan Singer oggi, ma soprattutto domani, non si sarebbe mai potuto avere l'Universo Marvel? Se in quella fatidica estate del 2000 il film diretto da Singer tratto dai celebri fumetti Marvel scritti da Stan Lee e disegnati da Jack Kirby nel lontano 1963 non avesse ottenuto un successo di critica e pubblico, sarebbe stato possibile pensare che il 6 maggio 2016 si sarebbe potuta aprire la Fase Tre con l'uscita in sala di Captain America: Civil War? No. Non pensiamo sia esagerato pensarlo. Più di un anno prima del successo planetario de Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello (2001) e più di un anno prima che Peter Jackson dimostrasse al mondo che Tolkien potesse essere cinema e che il fantasy potesse essere credibile come genere, Singer dimostrò ugualmente a tutti che la Marvel poteva essere cinema e che il superhero movie poteva essere credibile come genere. Sono passati solo 15 anni e SOLO dai fumetti Marvel (Ant-Man escluso) sono già stati tratti 34 blockbuster cinematografici. Una media di più di due film all'anno. Il cinema è cambiato per sempre. Se non ci fosse stato Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello di Peter Jackson oggi non avremmo Il Trono di Spade. Se non ci fosse stato X-Men di Bryan Singer oggi non avremmo Avengers: Age of Ultron. Blade fu gran bel film di nicchia. X-Men fu un gran bel film per tutti. Nel 1998 qualcuno pose le basi. Nel 2000 si compì definitivamente la rivoluzione. D'altronde...
Mutation: it is the key of our evolution
Per capire il successo di X-Men dobbiamo partire da un'idea di mondo e non di singolo. Il primo X-Men non parla di io ma di noiE' la prima battuta del film. Per capire il successo di X-Men dobbiamo partire da un'idea di mondo e non di singolo. Il primo X-Men non parla di io ma di noi. Il film non isola luoghi e personaggi ma li connette costantemente tra loro. Il passato del prologo (un campo di concentramento del 1944) e il non lontano futuro dell'inizio sono perfettamente amalgamati così come la cinepresa di Singer può viaggiare velocemente dalla Polonia, al Canada a Westchester County nello stato di New York. Il 2000 è l'anno del passaggio di secolo. L'umanità sembra pronta a guardarsi avanti. Una parola che si legge spesso nei giornali, si ascolta in tv e si digita sulla tastiera dalla fine degli anni '90 è globalizzazione. Sembra che la Guerra Fredda sia finita. Sembra che il pianeta Terra non sia più diviso in blocchi. Che cosa si decide di fare allora? Connettere dei temi antichissimi come il pregiudizio razziale e l'opposizione alla diversità (la crociata del Senatore Kelly con la faccia progressista del protagonista del contestatario Fragole e Sangue Bruce Davison) per creare un nuovo mondo: quello di X-Men. Ci sono due famiglie, due stati, due filosofie. I mutanti integrati nella società dei non mutanti (la visione politica del Professore Charles Xavier) vs. i mutanti in conflitto con chi non possiede le loro peculiarità fisiche (la visione di guerra di Eric Lensherr). La pellicola esegue questo approccio verso il grande pubblico: il supereroe qui è un mutante e il mutante non è più super di un altro mutante. Se l'eccezionalità è diffusa, è più facile per un non appassionato di fumetti entrare in connessione con questa storia e con questi personaggi. Il superhero movie comincia già agli albori della sua nuova vita a presentarsi con più sfaccettature rispetto a quello che si può pensare se lo si guarda con superficialità. X-Men è sempre stato, prima di tutto, un film politico sulla politica. Ha sempre inquadrato congressi, dibattiti, luoghi simbolo (la Statua della Libertà, la Casa Bianca, il Senato), la Storia con la S maiuscola (campi di concentramento in Polonia), riunioni, fazioni, doppi giochi, spionaggio, eserciti più o meno privati. Già solo in questo primo film i nostri occhi vedranno in azione, anche solo per pochi secondi, ben 14 mutanti.
Uno di loro... avrà artigli più affilati di altri.
Wolverine
Continua l'interessante parallelismo tra X-Men e Il Signore degli Anelli. Viggo Mortensen arrivò sul set di Peter Jackson per sostituire Stuart Townsend. Hugh Jackman irruppe sul set di un nervosissimo Bryan Singer (doveva consegnare il tutto con sei mesi di anticipo) a riprese iniziate dopo che la produzione non era riuscita ad ottenere Dougray Scott. La maledizione dei treni persi: sia Townsend che Scott, dopo quelle due grandi opportunità sfumate, hanno avuto carriere men che mediocri. Jackman invece cominciò da lì la sua scalata come veterano del superhero movie e star planetaria. Il suo Wolverine è meraviglioso e tremendamente incavolato. Chissà cosa gli hanno fatto in passato. Jackman si supera negli sguardi truci e con il suo sarcasmo getta un ponte verso lo spettatore più scettico sussurrandogli nella testa a mo' del Prof. Xavier: "Guarda che tutto questo è ridicolo anche per me!". Recita con le narici? Sì, recita con le narici. A seconda di come si gonfiano sappiamo se Wolverine/Logan si sta arrabbiando oppure no. Il suo affetto per l'adolescente Rogue è sincero. La sua attrazione sessuale per Jane Gray dannatamente palpabile. La sua derisione per i modi da boy scout di Ciclope... condivisibile. X-Men sa essere insieme film politico, di guerra e soap opera. Wolverine è contemporaneamente il suo leader, soldato più efficiente e romantic hero più sexy. Personaggio perfetto. Ma anche il regista non scherza.
Great Singer
Erano tempi in cui un superhero movie poteva essere più calmo e rilassato rispetto ad oggiQuell'omaggio a Schindler's List (il giallo della stella di David spicca come un certo cappottino rosso), quell'uso del dolly così elegante e classico che avevamo già visto ne I Soliti Sospetti, quelle inquadrature così stilizzate (l'uscita dalla macchina del senatore Kelly prima che lo rapiscano; il sorriso di Toad alla guida dell'elicottero dopo lo sguardo complice di Mystica), l'idea che con gli occhi si possa di più che con le parole, la forza di essere semplice e allegorico insieme (Magneto e Wolverine spesso hanno il viso in primo piano completamente al buio perché entrambi sono vittime della rabbia). E' ovvio che in una produzione da 75 milioni di dollari di quella portata, e complessità, Bryan Singer non ha fatto tutto da solo ed era circondato da meravigliosi artisti dai costumi (vincente la scelta di abbandonare il pericolosissimo giallo del fumetto per un più accorto nero in relazione alle divise della squadra di Xavier) al montaggio ed effettistica. Ma la sua mano si sente. La sua innata eleganza registica è evidente. Soprattutto quando i personaggi camminano, si affrontano, usano gli oggetti come armi simboliche e compiono piccoli gesti emblematici. Erano tempi in cui un superhero movie poteva essere più calmo e rilassato rispetto ad oggi. Erano tempi, da un certo punto di vista, in cui l'insicurezza e l'umiltà della Marvel Enterteinment Group faceva sì che l'azione e l'effettistica non prendessero troppo il sopravvento. Bryan Singer, in quei tempi, era perfetto per abitare una zona cinematografica dove di super doveva esserci soprattutto la classe.
Conclusioni
Uscimmo dalla visione di X-Men assolutamente non frastornati. Uscimmo da X-Men, quindi, affamati. Ieri si costruirono le basi per l'oggi. Proprio la presenza di lentezze e vuoti permisero a vecchi critici come Roger Ebert di dire, sostanzialmente: "Bene... ne voglio di più". Grazie a un regista sopraffino, una sceneggiatura semplice (si capisce TUTTO) e attori di grande carisma, il superhero movie uscì dalla nicchia (Blade) e abbandonò per sempre la mediocrità di agghiaccianti produzioni Marvel di fine anni '80 come The Punisher di Mark Goldblatt e Captain America di Albert Pyun. Non era l'obiettivo primario della 20th Century Fox e dell'allora assai meno potente Marvel Entertainment Group? Non si doveva aprire finalmente una nuova era di film dopo gli anni e anni di development hell riguardo gli adattamenti dai fumetti Marvel che avevano coinvolto e sfiancato nei '90 cineasti del calibro di James Cameron e Kathryn Bigelow?
X-Men di Bryan Singer aprì dolcemente le danze.
La mutazione si era trasformata definitivamente in evoluzione.
X-Men è disponibile in digital download sulle seguenti piattaforme: