Super Bad - James Gunn e i supereoi. L'amore e l'odio che hanno portato a Guardiani della Galassia

È l'unico ad aver costruito una carriera sulla riflessione critica al superomismo. E questa carriera per James Gunn è culminata proprio in un film Marvel

Critico e giornalista cinematografico


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SUPER BAD – Dal 3 luglio al 4 settembre i supereroi conquisteranno la Casa del Cinema presso Villa Borghese a Roma

Guardiani della Galassia (2014) di James Gunn: venerdì 21 Agosto, ore 21, proiezione gratuita alla Arena Casa del Cinema, Roma (Villa Borghese)


Per nessuno dei molti registi d’esperienza ingaggiati dalla Marvel il lavoro per la casa di fumetti più importante del mondo ha costituito il punto d’arrivo di un percorso intellettuale. Per nessuno tranne che per James Gunn, la cui carriera da autore, culminata con Guardiani della Galassia, è iniziata scrivendo Tromeo And Juliet e subito dopo The Specials, un film di supereroi a budget inesistente.

The specials non è una parodia ma uno sguardo alle controindicazioni del superomismo

Gli speciali del titolo, tra cui figurano Thomas Haden Church (futuro uomo sabbia in Spider-Man 3) e Rob Lowe, sono un gruppo di supereroi che al contrario degli equivalenti più noti non è per nulla affiatato, nasconde diversi odi e acrimonie, tradimenti e storie di sesso ed è molto più attento alle questioni di marketing che alla lotta contro il crimine. Gli speciali (che sono tali perchè non proprio incredibili, “solo” speciali) hanno poteri ma si occupano delle loro action figure, di quale azienda sia la più adatta per un contratto e soprattutto di quelle che scelgono la concorrenza al posto loro.

Non sono quindi i migliori tra gli uomini ma i peggiori quelli a cui viene affidato un cosiddetto compito etico.

In questo calcio d’inizio c’è molto delle idee che Gunn ha poi travasato in Guardiani della galassia (con fortissima edulcorazione ma anche con una chiara provenienza), riguardo a ciò che l’eroismo a fumetti dice sulla società che lo genera. Il desiderio di apparire, l’affermazione e l’esaltazione del corpo (“potente” per definizione), la voglia di riconoscimento e la proiezione delle pulsioni di ordine e giustizia in figure simboliche perfette e infallibili, tutto proveniente dagli esatti opposti, da uomini e donne solitamente ingiusti, dall’etica poco chiara e animati da un desiderio soggettivo di ordine. Non “fare giustizia” ma “mettere ordine al mio mondo” che è profondamente diverso. The specials non è una parodia ma uno sguardo alle controindicazioni del superomismo.

The-Specials

Nello stesso anno di The Specials, il 2000, Gunn era presente come attore in Citizen Toxie ovvero The Toxic Avenger IV, il paradossale e schifoso eroe chimico (letteralmente frutto pratico ma anche simbolico degli scarti della società industriale) della Troma. Nel tipico stile della casa di produzione a budget ridicoli sesso, gore e senso del ripugnante vanno a braccetto nella storia del vendicatore tossico, il reietto che scorie chimiche hanno trasformato in mostro potente. Toxic Avenger non è una creatura di Gunn ma la sua partecipazione come attore è in piena linea con l’idea di proporre dei supereroi che esprimono il peggio e non il meglio della società. Ovviamente nei film del Toxic Avenger il peggio è il meglio, cioè gli ultimi e i reietti costituiscono la parte più gradevole di una società in cui i più integrati ed esaltati sono gli individui peggiori (lo stesso paradigma esclusivista che anima il cinema di Tim Burton).

La concezione più chiara di questa sua visione però Gunn la esprime in Super, nel 2011. Dopo aver preso parte ai film di Scooby Doo arriva per lui la possibilità di ritagliarsi un piccolo film con qualche nome importante (Kevin Bacon è il villain, Ellen Page la spalla, Liv Tyler “la donna”) in cui di nuovo raccontare la società dei supereroi attraverso una commedia paradossale. La storia è quella di un uomo ordinario che si fa eroe mascherato pur non avendo poteri, solo perchè animato da un desiderio di giustizialismo e non di giustizia. Uno che sanziona alla stessa maniera e con la stessa efferata violenza chi rapina una banca e chi salta il posto in fila. Ma non solo, il suo “Super” nonostante sia emblema della medietà meno attraente possibile, diventa immediatamente sex symbol non consumante, perchè il sesso frugale è male nella sua visione bigotta. Super è una parabola dalla violenza comica ma non semplice da sostenere (la visione sta proprio in quello, una violenza che non sia piacevole ma disturbante, mostrata come torto e non come giustizia), in cui il trionfo del bene è in realtà l’affermazione di un principio individuale di giustizia, una che non può che passare per la sopraffazione e quindi la forma meno conciliabile di violenza.

Super-3

Dietro tutti questi film corre quindi una medesima idea, quella che i supereroi siano figure ammirate ma deprecabili, persone che si battono unicamente per fini personali e che impongono agli altri la loro idea di giustizia. Gunn non ha bisogno di dirlo mai apertamente ma quello i suoi film suggeriscono è sempre la stessa cosa: il supereroismo fa schifo, qualsiasi persona che si arroghi il diritto di far rispettare la giustizia fa in realtà rispettare un’idea di giustizia che appartiene a lui e non a tutti. Inevitabilmente questo ricade con forza sulla società che fruisce, racconta e si abbevera di queste storie, una società che non vede l’ora di imporre agli altri le proprie idee e la propria volontà e che desidera farlo tramite la violenza. Non a caso spesso i suoi supereroi malati vengono dalla società civile e prima di essere eroi sono fan di altri eroi.

Viene così il turno di Guardiani della Galassia, il lavoro più importante, remunerativo e irrinunciabile, quello che lanciato la sua carriera e che lo ha messo nella lista degli autori che contano. E con ragione. Guardiani della Galassia, al pari di altri film Marvel, è uno dei pezzi d’intrattenimento migliori degli ultimi anni, privo dei difetti di molto cinema che non sa divertirsi con gli spettatori viaggia ad un altro passo e parla una lingua più vicina agli spettatori. Non solo ha i tempi giusti (dote fondamentale nel cinema d’intrattenimento) ma è anche capace di trovare nelle pieghe del cinefumettismo il senso puro dell’avventura, la collisione cioè tra l’esotismo, il rischio e l’epica.

Questo passaggio di Gunn dal cinema indipendente combattivo al massimo del mainstream può essere letto in molte maniere, come un tradimento degli ideali devianti di cui si è fatto a lungo portatore o come una logica e comprensibile parabola. Di certo è vero che i suoi eroi non sono super, ma solo alieni, non affermano mai di lavorare per il bene altrui ma in ogni momento perseguono un fine personale senza nasconderlo. I suoi protagonisti sono simpatici bastardi, ex cattivi che hanno intesta unicamente il proprio interesse (escluso il più classico dei “vogliamoci bene” finali). Privi della missione sociale che Superman, Batman, Spider-man o Capitan America si arrogano, hanno davvero poco del superomismo come lo concepiscono i cinefumetti e molto del film di spionaggio internazionale (o intergalattico). Di certo sembrano l’unico possibile film Marvel per qualcuno con il profilo di James Gunn.

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