Super Bad - Iron Man, di Jon Favreau
Il prossimo film della rassegna Super Bad è Iron Man con Robert Downey Junior. Appuntamento venerdì 17 luglio presso l'Arena della Casa Del Cinema di Roma
Iron Man (2008) di Jon Favreau: venerdì 17 luglio, ore 21.30, Arena Casa del Cinema, Roma (Villa Borghese)
I Can Fly
Storia
Robert Downey Junior
Figlio d'arte (il papà Robert Downey Senior è un regista molto amato da Paul Thomas Anderson), ragazzo prodigio (a 28 anni la prima candidatura all'Oscar per Chaplin), bello & dannato (dal 1996 al 2001 entra ed esce da ospedali e aule giudiziarie per costanti problemi di droga). Quando Robert Downey Junior viene scelto a 43 anni per il ruolo di Tony Stark, sembra avere molto in comune con il personaggio che deve interpretare. Si cerca un film sulla redenzione morale che porti il suo genio degli armamentari bellici Tony ad abbracciare la pace internazionale e preferire la compagnia di pochi intimi (la segretaria Pepper Potts, l'amico militare Rhodey e l'intelligenza artificiale pre-Visione J.A.R.V.I.S.) a party scatenati. Chi meglio di un bello & dannato di Hollywood per questo ruolo così appariscente? Dove potreste trovare nel 2008 un attore più adatto di Robert Downey Junior per incarnare Tony e il suo rapporto conflittuale con i media onnipresenti nel film? Oggi pare tutto molto scontato perché sappiamo il successo pazzesco che ebbe il film nel 2008 con conseguenze benefiche per la carriera di Robert Downey Junior da quella data ad oggi. All'epoca, però, non dobbiamo dimenticare che la sua scelta fu un azzardo. Tutta la stampa specializzata, e non solo, impazzì dalla curiosità. Un po' come accade nel film. Una delle tante ideone della pellicola è giocare molto con la stampa. Occhio alle copertine di Wired, Popular Mechanics, Technology Review, Newsweek, Forbes e Rolling Stone per raccontare la vita di Tony e la sua ascesa dentro le Stark Industries. Per non parlare del rapporto malizioso tra Tony e Christine Everhart di Vanity Fair. Scioccante la prima conferenza stampa post sequestro afghano in cui Tony fa sedere tutti per terra e annuncia mangiando un cheeseburger che smetterà di fabbricare armi. Ancora più eclatante quella finale in cui Iron Man di Jon Favreau accetta la tradizione del superhero movie di concludere con una netta affermazione della propria identità giocando con il fatto... che Tony lo sta facendo davanti a milioni e milioni di persone. Questo supereroe non sarà un supereroe nascosto. Sarà un supereroe esposto. Così esposto che un strano tipo sorridente...
Agente Coulson
Chi è quell'omino dal sorriso che somiglia a una paresi facciale il quale non riesce mai ad attirare l'attenzione di nessuno e si presenta come inviato di una segreta agenzia governativa dal nome impossibile come Strategic Homeland Intervention Enforcement and Logistics Division? Iron Man non ha solo il merito di recuperare del tutto un ex grande attore che sembrava destinato all'oblio e collocare il superhero movie dentro la Storia con la S maiuscola non avendo paura di tirare in ballo una guerra difficile e frustrante come quella in Afghanistan. Il film è il primo della Fase Uno di un certo Universo laddove l'imminente Ant-Man sarà l'ultimo della Fase Due. E questa è la terza ciliegina sulla torta. Coulson faticherà non poco per avere udienza presso sia Pepper Pots che Tony (è colpa del nome impossibile dell'agenzia!) ma alla fine farà il suo e consegnerà addirittura a Tony degli orribili cartoncini azzurri che possano fornire un alibi a proposito dello scontro finale con Obadiah Stane (Jeff Bridges) e a tutta la faccenda collegata a Iron Man. Il paziente Agente Coulson interpretato con grande intelligenza e umanità dall'attore/regista Clark Gregg (sua una buffa versione di Soffocare con Sam Rockwell da Chuck Palahniuk) è solo il primo e meno importante Agente S.H.I.E.L.D a comparire nel film. Ebbene sì: Iron Man è il primo film del Marvel Cinematic Universe a base di scenette finali da assaporare dopo i titoli di coda per avere un assaggio di ciò che avverrà in questo complesso mondo di supereroi ormai tra loro collegati. In questo caso... un certo signore con la benda... introdurrà a Stark un certo argomento (Avengers) proprio al termine dei 125 minuti del film.
Conclusioni
Ci piace concludere con una caratteristica registica di Iron Man secondo noi chiave per il suo successo anche presso i tanti non appassionati di fumetti. Era il tormentone del 2008: Iron Man piace a chi non ama i fumetti e i superhero movie. Quando Tony indossa il suo primo costume Mark I da Iron Man e diventa ipso facto un supereroe, Favreau sceglie due tipi molto diversi di rappresentazione: 1) da fuori il nostro scintillante Iron Man giallo e rosso è il risultato di tanta cgi aggiunta in postproduzione. E' un momento d'oro relativo all'animazione digitale di giganteschi robot vista la qualità dell'effettistica raggiunta da Transformers di Michael Bay, uscito nel 2007; 2) da dentro Favreau sceglie di alternare alle mirabolanti scene d'azione in cgi dei primissimi piani di Downey Junior all'interno del suo elmo con al massimo alcune sovrimpressioni sul suo volto di statistiche e informazioni che costantemente J.A.R.V.I.S sottopone alla sua attenzione durante le missioni esterne. In questo modo il regista può usufruire della mimica facciale di Downey Junior al massimo della sua resa (il primissimo piano) e lo spettatore può gustarsi la reazione di un essere umano (Tony Stark) diventato super (Iron Man) come mai era successo prima in un film Marvel.
La regia di Favreau ci permette di vedere sempre anche l'uomo oltre che il supereroe.
Un bellissima idea per un bellissimo film.
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