Super Bad - Hugh Jackman/Wolverine, il binomio che ha definito il ruolo degli attori nei cinecomic

All'alba dell'era dei cinefumetti Wolverine era il personaggio più importante e Hugh Jackman l'attore che inventò una nuova maniera di relazionarsi con esso

Critico e giornalista cinematografico


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SUPER BAD – Dal 3 luglio al 4 settembre i supereroi conquisteranno la Casa del Cinema presso Villa Borghese a RomaX-Men (2000) di Bryan Singer: venerdì 3 luglio, ore 21.30, Arena Casa del Cinema, Roma (Villa Borghese)

Mai un ruolo da supereroe ha fruttato tanto ad un attore come è accaduto a Hugh Jackman, mai un personaggio dei fumetti ha trovato incarnazione così perfetta come Wolverine con lui, mai un attore ha avuto un rapporto così simbiotico con un personaggio, oltre i limiti di età, budget, incassi e riconoscibilità.

Il caso di Hugh Jackman e Wolverine è uno dei più importanti in assoluto se si vuole capire come il cinema di grande incasso degli ultimi 15 anni, cioè quello dei supereroi, ha definitivamente mutato la maniera in cui gli attori scelgono, incarnano e rimangono legati ai ruoli. L’attore australiano è stato il profeta che ha annunciato la nuova era che stava arrivando, quella in cui gli attori possono rimanere legati ai personaggi in maniera diverse e nuove, portandoli in giro assieme a se stessi, dentro e fuori dai set, invece di essere chiamati ad interpretarli e basta.

Prima che Robert Downey Jr. riuscisse a cambiare, di nuovo, la sua vita con il ruolo di Tony Stark nei film di Iron Man solo Hugh Jackman era riuscito a lavorare dentro e fuori dal set in maniera così peculiare e profonda sul personaggio, aumentando l’identificazione tra attore e ruolo senza che questo influisse negativamente sulla sua carriera.
Nel 2000 il cinema di supereroi per come lo conosciamo oggi era all’alba e tutto iniziava anche grazie ad X-Men (che assieme a Spider-Man di Sam Raimi contribuiva a gettare delle solide basi per quel che vediamo oggi) e grazie ad Hugh Jackman, all’epoca totale sconosciuto e da quel momento diventato per almeno 8 anni corpo simbolo di questo nuovo approccio al cinema d’azione, fantasia e grandissimo incasso.

Nonostante Hugh Jackman non fosse la prima scelta (Dougray Scott era il prescelto, ma il suo nome fu suggerito da Russell Crowe quando l’attore fu avvicinato, ancora prima, per proporgli la parte) si è rivelato la miglior opzione possibile, malgrado le critiche per le differenze fisiche col personaggio cartaceo, anche grazie a una capacità di modificarlo nel nostro immaginario che lo hanno reso unico. Come nel caso di Robert Downey Jr. infatti il Wolverine del cinema è stato in grado di deviare in look e fisicità da quello dei fumetti e (in un certo senso) soppiantarlo, capace di liberarsi dall’obbligo di copiarlo e seguirlo a tutti i costi. Jackman ha avuto l’arroganza (ben riposta) di modificare la carta e creare un suo Logan invece che riprendere pedissequamente quello dei fumetti (anch’esso non sempre uguale a se stesso lungo i decenni). Come se fosse un disegnatore aveva una visione e la capacità di metterla in scena, la dote vera dell’attore: sapere come dar vita ad un personaggio sullo schermo con i movimenti, la postura e la maniera di mettersi a favore di camera o meno.

Molto più alto di quanto la parte non prevederebbe e decisamente più slanciato e atletico dell’animale Wolverine (solitamente tarchiato e brutale), Jackman si è imposto proprio con il suo fisico e la sua presenza, proprio con le caratteristiche che avrebbero dovuto metterlo ai margini.

Per questo ruolo di pochissime parole sognava l’interpretazione di Mel Gibson in Mad Max o ancora meglio quelle di Clint Eastwood nei suoi primi film, ruoli avarissimi di battute ma pieni di carisma e “presenza”. Studiava i primi incontri di Mike Tyson per la sua foga animale e chiedeva in ginocchio di non avere lunghe sequenze coreografate di combattimento, aveva in testa fin dall’inizio una propria idea di questo personaggio e aveva capito cosa ne avrebbe fatto la fortuna, ovvero la coerenza nel mettere in scena l’anello di congiunzione tra l’uomo e la bestia, non deviare mai dalla brutalità e cercare l’immediatezza. Nessun compromesso.

Ma anche dopo il successo dei primi film sui mutanti, da cui è partita una carriera che poi ha spaziato in tanti generi e opere diverse (The prestige come I miserabili, Scoop con Woody Allen come Australia, Prisoners e i doppiaggi di Happy Feet, Le 5 leggende e Giù per il tubo), Jackman ha mantenuto un legame innaturale per Hollywood con questo personaggio. Non solo è tornato ad interpretarlo un numero impressionante di volte nell’arco di 15 anni (ad oggi 6, e non è finita) ma ha anche continuamente cercato spin-off e avventure personali del personaggio finanziandole in prima persona come produttore.

Con ancora almeno un altro film della serie X-Men davanti a sè e anche un altro film dedicato unicamente a Wolverine in lavorazione, Hugh Jackman, lo si può dire senza timore di smentita, ha dedicato un’intera carriera all’evoluzione e alla canonizzazione di un personaggio che qualsiasi altro attore avrebbe voluto abbandonare dopo i primi successi per paura di rimanerci intrappolato. È una dimensione completamente diversa rispetto a quella cui siamo abituati, una in cui l’attore è il principale portabandiera della promozione e della narrazione di un personaggio che vive sia all’interno di film collettivi in una posizione dominante (nell’ultimo X-Men addirittura era l’unico a poter esistere sia nel passato che nel presente) sia per conto proprio.
Jackman ha sancito la predominanza del personaggio sulla serie e quella dell’attore sui vari registi che ci hanno lavorato nell’era dei cinefumetti.

X-Men è disponibile in digital download sulle seguenti piattaforme:

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