Sul set di Senza rimorso: "Questo non è il solito film per mamma e papà" | EXCL

In occasione dell'uscita di Senza rimorso su Prime Video, l'ultimo appuntamento con la nostra set visit del film di Stefano Sollima

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“Stefàno”, è così che l’intera troupe di Senza rimorso pronuncia il nome di Sollima. Tutti tranne Micheal B. Jordan, l’unico che riesca davvero ad azzeccare l’accento. Sono già passati trenta giorni da quando è stato battuto il primo ciak del film sul set berlinese, un cantiere in cui non ci si ferma mai. Il rumore di sottofondo è onnipresente, che si tratti di pesanti bulloni che vengono svitati e avvitati, o motoseghe usate per tagliare impalcature. Qualche mezzo pesante viene utilizzato per spostare tonnellate di materiale da una parte e dall’altra. E se non si tratta dei tecnici, allora a farsi sentire sono le esplosioni delle pallottole e i boati provocati da armi più pesanti.

LO STESSO SET DI BABYLON BERLIN

Dopo una mattina passata a cercare di saltare fuori da un aereo, Jordan esce dal teatro di posa principale. Gli bastano un centinaio di passi per ritrovarsi immediatamente nel campo di battaglia di Murmansk. In una piazza enorme circondata da edifici che hanno un che di familiare. È qui, infatti, che Tom Tykwer ha ricostruito la Berlino degli anni Venti per la sua serie kolossal Babylon Berlin. Un set all’aperto, grande quando uno stadio, che viene ritoccato e trasformato in una zona apocalittica russa. C’è quel che rimane di un paio di vetture della polizia distrutte dopo un assedio, ci sono vetri rotti, buche per strada e fumo che viene fuori dalle abitazioni. Ci sono comparse pronte a muoversi freneticamente a tutto campo. Gru in grado di sollevare fino a trenta metri i riflettori necessari all’illuminazione della scena. E c’è una temperatura esterna di qualche grado sotto lo zero. Cosa che non ferma nemmeno per un istante le centinaia di persone operative in quel momento.

Sollima fa qualche ciak di prova. Tra gli occhi incollati sui monitor ci sono anche quelli di Jordan. Davanti alla macchina da presa lo stand-in dell’attore viene chiamato a provare l’inquadratura. Un ragazzo con indosso abiti normali e nessun costume di scena: eccolo uscire da un portone nel quale si fiondano diverse comparse vestite come membri delle forze speciali russe. Il ragazzo esce zoppicando, come se il suo personaggio sia rimasto abbastanza ammaccato dopo un conflitto a fuoco. La macchina da presa lo segue in un piano sequenza mentre cammina per diversi metri, finendo per essere raccolto da qualcun altro su una jeep. Quando quindici minuti dopo ci sarà Jordan a fare questa scena, allora si capirà che il personaggio di John Clark non viene affatto notato dalle forze speciali perché vestito esattamente come loro. Con tanto di casco e una maschera antigas che gli permette di mimetizzarsi.

Tra un ciak e l’altro, Sollima esce dalla sua postazione visitando tutti gli angoli della piazza distrutta. E istruendo comparse e tecnici come se dirigesse il traffico. Veloce, preciso. Calmo soprattutto. Questo è il suo habitat naturale.

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ANATOMIA DI UN’APOCALISSE

Cambiare setup per questa complessa scena d’azione può richiedere anche quaranta minuti, un tempo che al regista basta e avanza per recarsi su un altro set e filmare alcune inquadrature della sparatoria in cui è coinvolto il suo protagonista. Sul monitor appare Jordan, armato e seduto per terra mentre cerca di ripararsi da chi sta facendo fuoco nella sua direzione.

Cosa sta succedendo esattamente in questa scena? Gerd Nefzer, supervisore agli effetti speciali soprannominato dalla troupe “l’uomo che fa esplodere le cose”, concede qualche dettaglio in più: “In questa sequenza Michael è su un tetto e cerca di sfuggire alla polizia.

Improvvisamente arriva anche la SWAT russa a fare fuoco. Lui risponde, lanciando anche qualche bomba a mano”. Un solo uomo in grado di provocare una guerra in puro stile Rambo, ecco spiegato il “sangue freddo” di questo John Clark: la capacità di avere l’inferno a portata di mano e scatenarlo nel cuore di una città. E farlo per l’appunto, senza rimorso.

“Per quel che riguarda il mio lavoro, questa è stata la sequenza più grossa girata qui a Berlino. Abbiamo fatto saltare per aria tante automobili”. Nefzer parla di esplosioni e pallottole, ma è stato il termine “bombe a mano” a catturare l’attenzione. La mente torna a quel primo episodio di Gomorra e alla scena in cui qualcuno lanciava una granata all’interno di un bar. Una sequenza d’azione così forte non si vedeva da parecchio in una produzione italiana. Anche quella volta, dietro la macchina da presa, c’era Stefano Sollima. Questo il momento più emozionante dell’intera set visit.

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ALL OUT WAR

È da un quarto di secolo che a Hollywood provano a realizzare l’adattamento del romanzo di Tom Clancy. Nel corso dei decenni questo film è stato pensato per star del calibro di Keanu Reeves e, più recentemente, Tom Hardy. Un segnale forte che testimonia la voglia degli studios di creare qualcosa di alternativo nel genere spionistico rispetto a Mission: Impossible e ai suoi cloni. “In realtà non stiamo cercando di essere diversi – spiega l’art director Andreas Olshausen - Vogliamo essere soprattutto creativi. Realistici. L’idea di Stefano Sollima di restare sempre al fianco degli attori, di certo lo fa sembrare vero. Questo sarà un film sporco, crederete a tutto quello che vedrete: sicuramente abbiamo set e scene spettacolari, ma non definirei Senza rimorso ‘un film di scenografie’. Sarà invece totalmente incentrato sulla sua star. Michael B. Jordan è sempre in camera”.

L’ultima volta che il mondo di Clancy è stato portato al cinema era il 2014, anno in cui la Paramount provava per la seconda volta a raccontare le origini di Jack Ryan, scegliendo Chris Pine come protagonista e ingaggiando Kenneth Branagh alla regia di un film mai memorabile ma nemmeno disastroso. Cosa è andato storto? L’assenza di Harrison Ford certamente si è sempre fatta sentire, ma anche un dosaggio sbagliato tra thriller di spie e action. L’adrenalina era l’elemento mancante dei film interpretati da Pine e Ben Affleck.

A Berlino quell’adrenalina si percepisce anche quando Sollima ordina lo stop di una scena. “Sono cresciuto con i film di Harrison Ford – racconta l’attore Jack Kesy, al fianco di Jordan in alcune delle sequenze più spettacolari – ma anche con i videogiochi tratti dalle storie di Tom Clancy. Penso che Senza rimorso faccia proprio questo: mettere insieme questi due registri, affidandosi però a un inaspettato realismo crudo”. Per “svecchiare” questo materiale narrativo bisogna dunque allontanarsi anche dai modelli alla Harrison Ford. Quello che si vedrà sullo schermo non è una partita a scacchi che culmina in una battaglia, sarà piuttosto una guerra a tutto campo. “In realtà andiamo un po’ controcorrente anche rispetto alla figura tradizionale di John Clark – continua Kesy - C’è uno stile diverso, un tono più moderno. E a livello visivo è una bomba. Questo non sarà il tipico film per mamma e papà”.

Le luci sul set rimangono accese fino a notte fonda. A quel punto i colleghi di Jordan assistono a quello che è ormai un rituale: “Finiamo alle quattro del mattino dopo aver passato 13/14 ore sul set. E poi Michael va ad allenarsi per un’oretta. Diciamo che si allena fino alle sei del mattino! Soltanto allora va a riposarsi. Questa è la sua routine. E domani si ricomincia da capo”.

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