Suggestioni Videoludiche: sinestesi al neon nella Night City di Cyberpunk 2077 | Speciale
In questo appuntamento di Suggestioni Videoludiche esploriamo la Night City di Cyberpunk 2077, tra melting pot ed estetiche
Prendiamo La City, il centro città da cui si ergono i grattacieli dalle pubblicità che bucano il cielo: il traffico selvaggio, i neon che colorano le strade e l’innumerevole susseguirsi di insegne lasciano subito intendere che ci troviamo nel cuore di Night City. Eppure, dirigendosi poco più a nord, ci ritroviamo catapultati a Little China, uno dei tanti quartieri etnici della città, nonché uno dei più poveri. Un passaggio dallo sfarzo al degrado repentino, brusco, che ci cattura a ogni metro percorso in moto, in auto o semplicemente a piedi. Tale sensazione ci investirà più volte: da Corpo Plaza a Glen; da Arroyo a Charter Hill, e oltre. La diversità tra i quartieri è enfatizzata dalla suggestiva estetica, che trae forte ispirazione dal mondo reale. È facile rivedere Time Square e i grattacieli di Manhattan nel centro città di Night City, oppure lo sfarzo di Hollywood nelle ville sulla collina di North Oak, o ancora, la claustrofobica città di Kowloon nel mega edificio in cui risiede V.
Al di là del fascino delle strade, degli edifici e degli scorci, e proprio ciò che li abita a rendere speciale Night City. Ogni suo angolo racconta una storia: uno slargo isolato in cui un corporativo osserva una sua guardia del corpo picchiare un probabile rivale in affari; vicoli con persone in preda alle convulsioni per colpa di qualche droga; l’ingresso di un locale circondato da amici che bevono; piazze gremite di griglie, chioschi e bancarelle. Lo stesso vale per gli spazi chiusi, popolati, se non sovraffollati in certi casi, come al Totentanz quando suonano i Tinnitus. L’effetto è quello di operare in una città dinamica e pulsante, che va avanti indipendentemente dal nostro volere.
Succede, per esempio, quando si apre il menù di uno dei chioschi sopramenzionati per ritrovarsi lo stesso identico cibo che si trova in tutto Cyberpunk 2077. Per dirla meglio, dispiace sentirsi dire dal gestore di un locale che lì viene servita un’ottima carne, per poi scoprire che possiamo scegliere tra burrito confezionato XXL e hot dog. In questo modo tutta la ricostruzione del metling pot americano si perde in un bicchiere d’acqua - e comunque anche qui si possono individuare dei limiti, secondo l’interessante analisi sull'orientalismo in Cyberpunk 2077 di Kazuma Hashimoto di Polygon, che va oltre l'ambientazione e si concentra più sulla lore di gioco.
La mancata interazione con un'ambientazione così vivida, in un RPG, lascia un profondo amaro in bocca. Tuttavia non è questa la sede giusta per tornare a parlare delle problematiche legate allo sviluppo da una parte, all'hype dall'altra. Qui a comandare sono le suggestioni, e, come abbiamo visto, la Night City di Cyberpunk 2077 ne è colma. Il compromesso per goderne appieno è non sollevare il velo dell'apparenza. Solo così diventiamo parte integrante degli affascinanti paradossi che costellano la città.