Sturmtruppen 50 anni: il reportage della mostra

Il nostro Carlo Alberto Montori ha visitato per voi la mostra che celebra i primi 50 anni di Sturmtruppen!

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

La scorsa settimana siamo stati all'inaugurazione della mostra Sturmtruppen 50 anni, che può essere visitata fino al prossimo 7 aprile negli spazi di Palazzo Fava a Bologna.

Vi ricordiamo che un paio di mesi fa è stata lanciata una nuova collana settimanale di volumi da edicola, in allegato alla Gazzetta dello sportTV sorrisi & canzoni, la quale sta riproponendo tutte le strisce e le tavole dell'esercito creato da Bonvi in una nuova edizione a colori.

L'evento si è aperto con una conferenza stampa alla presenza dei curatori della mostra e del divulgatore storico Valerio Massimo Manfredi, che conosceva personalmente Bonvi. All'evento sono accorsi numerosi colleghi della stampa generalista, ma ci dispiace aver rilevato un palpabile complesso d'inferiorità del Fumetto nei confronti delle altre forme d'Arte, ancora vivo anche in situazioni di questo tipo. Sofia Bonvicini, figlia del disegnatore, ha dichiarato:

Mio padre è una figura che va oltre il Fumetto, solitamente considerato un arte minore. Negli ultimi anni, al suo lavoro è stato riconosciuta una nuova valenza: quella dell'Arte con la "A" maiuscola.

Perché affermare che Bonvi era "oltre" il Fumetto, lasciando intendere che si meriti un etichetta più prestigiosa di "fumettista"? No, Bonvi è stato un ottimo fumettista e questo gli fa onore. Ci piacerebbe non sentire più di una cerchia ristretta di artisti (Pratt, Pazienza, Manara ecc...) che viene elevata a una sorta di Olimpo, dopo essere riusciti a sfuggire alla "palude" del Fumetto italiano. Bisognerebbe invece ridurre sempre più questa distinzione, così da far capire al grande pubblico quanto l'arte sequenziale sia attualmente animata da grandi artisti, che di certo un giorno godranno di un uguale riconoscimento da parte dei "salotti buoni", al momento troppo intenti a commemorare il passato invece di dedicarsi a scoprire i canali dove la Nona Arte è viva e gode di ottima salute.

Galleria

Tocca un'immagine per scorrere la galleria

L'esposizione si apre con una stanza in cui si trovano una serie di reti metalliche con tanto di filo spinato, un ingegnoso espediente che immerge il visitatore in un contesto militare, mentre legge una selezione di strisce. Sono inoltre presenti alcune illustrazioni per copertine realizzate da Bonvi, affiancate alle versioni finali andate in stampa, grazie alle quali è possibile analizzare l'uso del colore da parte dell'artista modenese.

Ricordiamo che Sturmtruppen è stata la prima strip italiana in assoluto, e questa mostra riesce a fornirne una panoramica esaustiva, con oltre duecento originali esposti.

In mezzo alle tante tavole di Bonvi ci sono anche alcuni omaggi di stimati artisti del mondo del Fumetto e alcune strisce realizzate da giovani studenti per il progetto Sturmtruppen Reloaded, a cui ci ha introdotto nientemeno che Tuono Pettinato:

Tengo un corso di Fumetto umoristico all'Accademia di Belle Arti, e in occasione della mostra per i 50 anni abbiamo deciso di fare un workshop coinvolgendo più classi, facendoli cimentare con le Sturmtruppen e chiedendo agli allievi di trovare un modo per ricontestualizzare quei personaggi in uno scenario contemporaneo. Il corso è andato benissimo, con un sacco di spunti provenienti dalla nostra realtà applicati ai soldati di Bonvi. Alcune di queste tavole sono state selezionate e sono esposte qui in mostra.

Galleria

Tocca un'immagine per scorrere la galleria

L'esposizione non si concentra solo sulle Sturmtruppen ma fa un rapido excursus anche delle altre opere principali di Bonvi, con i primissimi disegni mai realizzati per Cattivik, i dipinti dell'Anarchico e una ricostruzione dello studio originale dell'autore.

Alle pareti possiamo vedere anche l'ultimo lavoro dell'artista, una serie di illustrazioni su Ali Babà, assieme a una storia piccante di Nick Carter pubblicata negli anni '90 sulle pagine di Playboy (mai più ristampata) e a una selezione di tavole di L'uomo di Tsushima, l'opera preferita dallo stesso Bonvi.

Galleria

Tocca un'immagine per scorrere la galleria

Prima di congedarci abbiamo avuto l'opportunità di fermare Sofia Bonvicini, alla quale abbiamo chiesto se ci fosse qualche fumettista contemporaneo in cui riconoscesse un debito stilistico nei confronti di Bonvi:

Bella domanda. Bisogna fare un passo indietro: credo che all'epoca di mio padre non ci fosse tutta l'attenzione mediatica sul Fumetto che c'è ora. E con l'avvento dei social network si è complicato tutto ulteriormente. Allora c'erano meno possibilità di dare voce a tutti, quindi chi parlava più forte, o con una voce che si distingueva dalla massa, riusciva ad attirare l'attenzione.

Ora ci sono tanti ragazzi che hanno delle mani fantastiche, con il progetto Sturmtruppen Reloaded abbiamo voluto dar voce ad alcuni di loro. C'è però un rumore di fondo costante che rende più complicato identificare qualcuno in particolare. Non riesco a fare un nome, lo sto ancora cercando. Paradossalmente, ora che tutto è accessibile è più difficile trovare una voce vera.

Quello che più mi è venuto a mancare di Bonvi è stato il suo mondo, non tanto la persona fisica, la voce o l'odore, ma l'universo che aveva creato e dove lui viveva, perché lui entrava dentro alle sue opere. Sono pochi quelli che riescono a creare un mondo e raccontarlo. 

Continua a leggere su BadTaste