Steal this film II


Un documentario, scaricabile da internet, sulla pirateria informatica e sulle sue origini. Interessante il tentativo di analizzare il fenomeno, molto meno i risultati...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Non capita spesso di vedere un prodotto che non solo non si lamenta di essere distribuito e condiviso in Rete, ma che lo pretende anche. D'altra parte, gli autori di Steal this Film 2 (che potete scaricare qui) hanno finalità decisamente diverse da quelle dei produttori di Hollywood, come avevamo già accennato in questo articolo. Ma anche loro, come capita per tutti i prodotti di successo, sfornano sequel che magari non sono all'altezza dell'originale.

Il problema è che tutto il fenomeno della pirateria viene etichettato come una questione ideologica e sovversiva, trascurando ovviamente la componente principale: quella economica. Non convince, per esempio, il paragone con la censura ai libri dei secoli scorsi, che ovviamente era ben altra cosa (qui nessuno proibisce nulla - o quasi - semplicemente vogliono i nostri soldi). Così come fa sorridere l'idea che il pubblico di pirati sia alla ricerca di informazioni nascoste o abbia un forte desiderio di comunicare esperienze diverse. Se fosse così, perché i prodotti più scaricati sono anche quelli più popolari e di massa? E perché, non appena un gruppo musicale viene scoperto su Internet, firma subito per una major (alla faccia della distribuzione alternativa)?

Insomma, la parte ideologica (un misto di fanatismo e utopia ingenua), francamente non convince. Anche meno la parte economica, decisamente superficiale e comunque in secondo piano. Il paragone con i timori iniziali legati alle videocassette sono fuorvianti. Lì, la paura era quella che il nuovo mercato distruggesse quello in sala, un po' come ora avviene per il fenomeno delle window (il periodo tra l'uscita in sala e quella in home video). Ma qui, non c'è uno spostamento di soldi, perché ovviamente la pirateria non porta certo profitti ai realizzatori (se non a livello promozionale e di interesse, particolare comunque da non sottovalutare). Anche il cartone con il cattivo capitalista e i conigli non si capisce bene cosa voglia dire: se si vuole discutere sulla proprietà, mi sembra un po' tardi e peraltro il muro di Berlino è caduto da quasi vent'anni. Comunque, che una società che investe centinaia di milioni di dollari in un film abbia qualche diritto su di esso, mi pare ovvio, non stiamo certo parlando della privatizzazione dell'acqua e delle risorse naturali...  

In realtà, i discorsi dovrebbero essere altri. Faccio degli esempi:

  • Una giusta politica dei prezzi, che permetta a chiunque (magari con un abbonamento mensile) di poter accedere a tutti i prodotti multimediali che desidera (film, dischi e quant'altro). Se si continua invece a vendere cd in confezioni mediocri a 20 euro, allora buona fortuna multinazionali...

  • Un'idea diversa sulle uscite dei prodotti cinematografici e televisivi. Penso in particolare a certe serie televisive, che arrivano nel nostro Paese anche a distanza di un anno (come Lost). Se si crea una forte domanda da parte dei consumatori (che è l'obiettivo di ogni produttore di contenuti) poi bisogna soddisfarla subito. Se non lo si fa, non ci si può lamentare della pirateria...

  • Offrire prodotti migliori in tutti i sensi e pretendere che vengano mostrati nel modo più opportuno. Insomma, se si abitua il pubblico a vedere i film massacrati in televisione dalla pubblicità, dai formati sbagliati e dai tagli di censura, non è il caso di stupirsi se poi la gente tira giù copie oscene di film appena usciti e ripresi al cinema con una videocamera.

Peraltro, manca l'altra parte della contesa, ossia i produttori (a parte un dirigente della MPAA, che praticamente viene preso in giro). D'accordo, molto spesso dicono delle castronerie, ma comunque sarebbe il caso di sentirli, no?
Di sicuro, inserire nel documentario uno che viene arrestato perché vende dvd pirati e farlo sembrare una vittima (equiparandolo così al ragazzino che si scarica un film senza trarne profitto) non mi sembra una grande idea...

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