Stargate: stelle, piramidi e falsi dei

Riscopriamo insieme Stargate di Roland Emmerich, grande successo del 1994 prima della consacrazione hollywoodiana del regista con Independence Day

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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Qui non è porta del cielo, è porta delle stelle… Stargate!” esclama Daniel Jackson, correggendo la traduzione del linguaggio riportato su un enorme coperchio di pietra rinvenuto nella piana di Giza. In effetti, anche il film di Roland Emmerich nel ’94 ha scoperchiato un vaso di Pandora, lanciando il regista tra le stelle della galassia hollywoodiana e dando inizio a un media franchise proseguito sul piccolo schermo in tre serie televisive (Stargate SG-1, Stargate Atlantis e Stargate Universe), una serie animata (Stargate Infinity) e due film usciti sul mercato home video (Stargate - L’Arca della Verità e Stargate: Continuum). Non c’è invece alcun genere di connessione con il videogioco arcade Stargate, sviluppato nel 1981 da Eugene Jarvis. Nel ’94 Emmerich non ha ancora la nomea di master of disaster, e il suo film inaugura la collaborazione con il produttore e co-sceneggiatore Dean Devlin. Una vicenda quasi profetica: nel 1987 il regista aveva diretto Fantasmi a Hollywood, una commedia a tinte horror su due giovani che sognano di sbarcare il lunario proprio nella mecca del cinema USA. All’inizio degli anni 90, Emmerich ha un buon nome in Germania e ha avuto vari riconoscimenti a livello europeo, a partire dal successo del suo film d’esordio, 1997 - Il Principio dell’Arca di Noè, apprezzato al Festival di Berlino. Negli Stati Uniti ha diretto I Nuovi Eroi (Universal Soldiers) con Jean-Claude Van Damme, su pressione di Mario Kassar, tra i produttori esecutivi di Terminator 2 - Il Giorno del Giudizio. Di fatto, è proprio Kassar a credere nel progetto di Stargate. Volendo individuare un percorso quadriennale di ascesa di Emmerich nel tempio del cinema a stelle e strisce, I Nuovi Eroi è l’occasione per il lancio della sua carriera americana, Stargate è il successo che lo mette sotto i riflettori, Independence Day è la consacrazione nel salotto delle major. Una tripletta che gli consente di mettere radici a Los Angeles, svincolandosi dal Vecchio Continente e proseguendo per la sua strada con un rapporto altalenante con il botteghino. Independence Day resta il suo più grande successo ma, per molti, Stargate rimane il suo film migliore. Nel cast James Spader, Kurt Russell e Jaye Davidson. Proviamo a ripercorrerne vicende e retroscena.

Porta delle stelle

Nel 1928 nella Piana di Giza viene rinvenuto un grosso coperchio di pietra che custodisce un colossale e misterioso anello, fatto di un materiale sconosciuto. Lo studioso Robert Langford è stupefatto: “Santo cielo, che cos’è?”. In realtà, l’attore Erik Holland esclama “Herregud! Hva er det?” in norvegese, sua lingua madre. Prima di vedere lo Stargate la piccola Catherine, figlia del professor Langford, rovista nel materiale portato alla luce dagli scavi e trova un piccolo ciondolo che raffigura l’occhio di Ra, il dio egizio del sole (si tratta, in realtà, di una reinterpretazione dell'occhio di Horus). In una delle scene estese, non mostrata al cinema nel '94, gli scavatori di Langford trovavano sotto il grosso anello anche un reperto fossile che richiamava in tutto una delle armature indossate dai servi del villain. Ma qual è il vero significato delle incisioni sul coperchio di pietra? Molti anni dopo Catherine, coinvolta in un progetto militare volto a investigare la natura del gigantesco anello, si rivolge al dottor Daniel Jackson, esperto di linguaggi antichi, che accetta l’incarico dopo la sospensione dei fondi alle proprie ricerche. Jackson porta avanti teorie poco accreditate dai ricercatori: “Secondo lei chi ha costruito le piramidi?” lo incalzano durante un convegno. Jackson non ha la risposta, ma è convinto che l’età delle enormi tombe dei faraoni debba essere retrodatata. L’uditorio lo deride: “Marziani, potrebbe darsi!”. Ma Jackson si rivela l’uomo giusto per venire a capo del mistero. Quelli che i militari credevano geroglifici sono in effetti costellazioni stellari e il congegno rinvenuto in Egitto è la porta per un altro mondo. "Così avrebbe risolto in due settimane quello che loro non hanno risolto in due anni?" chiede perplesso il Generale West. Poca la scienza nelle ricerche militari: nel datare i reperti rinvenuti a Giza la dottoressa Barbara Shore accenna a Daniel di una misurazione con il Carbonio 14. Eppure il noto metodo di datazione radiometrica, che misura le abbondanze relative degli isotopi del carbonio, consente di datare solo i materiali di origine organica e dovrebbe essere del tutto inefficace tanto sulla pietra quanto su un materiale sconosciuto come quello di cui è fatto lo Stargate. Poco importa: la scoperta è solo l’inizio di un viaggio e di un’avventura che cambierà per sempre la vita dei membri di una spedizione intergalattica mai tentata prima. Una volta aperto il varco tra i due mondi, i militari inviano inizialmente una sonda identificata come “modello 44”: il numero 44 ricorre spesso nei film di Emmerich, in riferimento al suo film Moon 44 - Attacco alla Fortezza del 1990, nel cui cast figura anche Dean Devlin. Indubbiamente, l’apparizione del grande anello nel deserto e la presenza scenica del portale catturarono la curiosità degli spettatori e si impressero nell’immaginario del pubblico. Eppure, la forma dello Stargate non fu una scelta immediata, ma l’ultimo stadio di un lavoro concettuale fatto di step: “Nei primissimi concept del film, lo Stargate non era un anello, ma un triangolo rovesciato, come una piramide al contrario” spiega il conceptual designer Oliver Sholl. Appariva così:

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“Una volta stabilito che dovesse avere un anello rotante interno, la sfida più complessa nel creare lo Stargate fu quella di dotarlo di tutti i requisiti necessari per farlo funzionare” spiega lo scenografo Holger Gross. L’anello realizzato per il film aveva un diametro di oltre 6 metri. Il supervisore degli effetti visivi Kit West, in accordo con Emmerich e Devlin, convenne che lo Stargate dovesse avere grandi dimensioni ma non colossali: doveva essere imponente ma non impraticabile, per poter essere identificato verosimilmente come una porta per un altro mondo. Un grosso motore collocato sotto il pavimento del set ne attivava la cintura rotante interna, facendo scorrere i vari simboli che attivavano il portale. Jeff Okun, nel team degli effetti visivi, si occupò delle scene nelle quali il portale si apre: l’energia sprigionata all'interno dell'anello venne realizzata filmando le reazioni dell’acqua sottoposta a forze centrifughe e a correnti catalizzate da pistoni idraulici. Curiosamente, Okun è anche il cognome dello stralunato scienziato di Independence Day e Independence Day: Rigenerazione. Spesso, i nomi dei personaggi dei film di Emmerich richiamano quelli dei suoi collaboratori: in Godzilla, Matthew Broderick interpreta il dottor Nick Tatopoulos, il cui cognome è lo stesso di Patrick Tatopoulos, scenografo di Stargate, Independence Day, Godzilla e regista di Underworld - La ribellione dei Lycans. Anche il Generale West, a capo del progetto militare di indagine sullo Stargate, richiama il supervisore degli effetti speciali Kit West. Le scene nel deserto alieno vennero girate a Yuma, in Arizona. Furono lunghe e complesse da realizzare: all'interno della troupe, un team di 30 persone era adibito solo a cancellare le innumerevoli impronte sulla sabbia che si moltiplicavano dopo ogni ciak. Il primo set a essere costruito tra le dune fu il gigantesco tempio che fa da ingresso alla piramide di Ra, mentre la creatura quadrupede nella quale Daniel si imbatte non appena uscito dal tempio fu realizzata ricreando un grosso puppet e collocandolo sul dorso di un cavallo. Tuttavia, la scena in cui l’animale trascina Daniel nel deserto fu realizzata con un puppet in miniatura collocato sul dorso di un cane, al quale era legato un manichino dalle fattezze umane non più alto di 40 centimetri. Il secondo grande set costruito in Arizona fu la città di Nagada, che nelle inquadrature nelle quali appare in lontananza è sostituita da una miniatura. Quando Stargate uscì nelle sale, un gran numero di addetti ai lavori chiamò la produzione chiedendo dove si trovasse la fantomatica cittadina nella quale il film era stato girato. Una delle intuizioni più riuscite del team degli effetti visivi fu quella di ricreare la gigantesca astronave di Ra come un’enorme piramide volante in grado di atterrare su una piramide in pietra, contenendola al proprio interno. Inizialmente venne ricreato un modellino, ma nella maggior parte delle inquadrature la nave è realizzata in digitale.

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Curioso il gioco di richiami continui alla mitologia egizia, invertendone significati e funzioni nella mescolanza con la tecnologia aliena: i sarcofagi, usati per tumulare i morti, divengono strumenti curativi e la piramide, utilizzata come tomba, plasma la forma dell’astronave del villain. I costumi degli sgherri di Ra sono naturalmente ispirati agli dei dell’antico Egitto Horus e Anubi. L’interprete di Horus è Djimon Honsou, che sarà Cinqué in Amistad di Steven Spielberg, Juba ne Il Gladiatore di Ridley Scott e Korath in Guardiani della Galassia di James Gunn. I grossi scafandri indossati dagli attori erano totalmente radiocomandati e l’elmetto di Horus aveva un comando che permetteva anche la dilatazione delle pupille. Nel film, i due servi del falso dio hanno anche in dotazione due alianti da battaglia, che usano per bombardare Nagada come punizione inflitta ai suoi abitanti per aver aiutato i terrestri. Inizialmente, i due alianti avevano un design completamente diverso, ma il produttore Mario Kassar non lo approvò, e il team degli effetti visivi dovette ripartire da zero e creare due velivoli completamente nuovi. Il design finale fu deciso per caso: Patrick Tatopoulos aveva realizzato una cintura semicircolare per uno dei costumi dei servi di Ra. Un giorno Emmerich la osservò e la mise in posizione orizzontale, come se tenesse in mano il modellino di un aereo: “Questi dovrebbero essere i nostri alianti!” esclamò.

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Il set della sala del trono di Ra venne invece ricostruito all’interno dello Spruce Goose Building di Long Beach. Le pareti vennero ricoperte di geroglifici intagliati a mano, mentre Emmerich insistette affinché i pavimenti fossero lucidi quasi a specchio, imponendo all’intera troupe di indossare costantemente delle pattine. Il design della maschera di Ra, concepito da Tatopoulos, piacque a Emmerich a tal punto da convincerlo a girare una serie di inquadrature incentrate sui suoi dettagli, che vennero montate insieme e che composero la sequenza di apertura con i titoli di testa. Emmerich insistette molto con il costumista Joseph Porro affinché Ra indossasse una vasta gamma di costumi nelle varie scene, descrivendo l'apparenza umana del villain come "un incrocio tra il Papa e Caligola". Durante i primi test screening del film, gran parte del pubblico selezionato non era soddisfatto del finale: in un primo montaggio la nave di Ra esplodeva nello spazio senza mostrare nulla circa la sorte del perfido alieno al proprio interno. Gli spettatori volevano vedere il villain soffrire e, soprattutto, desideravano vederlo comprendere di aver inesorabilmente perso. Nel montaggio finale vediamo Jaye Davidson ribollire di rabbia, osservando il countdown della bomba e riassumere le vere sembianze aliene, prima di saltare in aria e di sgretolarsi letteralmente in mille pezzi.

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Successo, critiche, indiscrezioni

Stargate fu uno dei primi film ad avere un sito web ufficiale. Fu progettato da Dean Devlin, e al suo interno si potevano visionare curiosità sul cast, sinossi e vario materiale promozionale. James Spader dichiarò di aver accettato la parte di Daniel Jackson principalmente perché aveva bisogno di soldi: “Recitare per me è una passione ma è anche un lavoro, è questo l’approccio che ho sempre avuto. Non c’è niente di male nell’accettare di prendere parte a un film solo perché hai bisogno di un po’ di fottuti soldi”. In una successiva intervista, Spader dichiarò che uno dei motivi che lo indussero a incontrare il regista fu proprio l’aver trovato terribile lo script, ma che l’incontro con Emmerich andò talmente bene da convincerlo ad accettare il ruolo. Dopo l’acclamata interpretazione ne La Moglie del Soldato di Neil Jordan, che gli aveva fruttato una nomination all'Oscar, Jaye Davidson non desiderava ulteriori attenzioni dal mondo dello show business. Quando gli venne offerto il ruolo di Ra, anziché rifiutare categoricamente chiese di proposito una cifra iperbolicamente alta (1 milione di dollari) affinché i produttori lo scartassero. Invece, la produzione accettò, e Davidson dovette interpretare il perfido viaggiatore intergalattico che si spaccia per un dio. Secondo indiscrezioni, dopo l’ultimo ciak si spogliò dei costumi di scena direttamente sul set e se ne andò senza dire una parola. Dal '94 si è ritirato dalla recitazione, riapparendo solo nel corto The Borghilde Project del 2009. Nel film di Emmerich, al suo sguardo di ghiaccio venne aggiunto in post-produzione il dettaglio del bagliore negli occhi, a suggerire la natura aliena dell'ospite che occupa un corpo umano come un parassita.

Dopo l’uscita di Stargate, il professor Omar Zuhdi fece causa alla produzione per violazione dei diritti d’autore, sostenendo che il soggetto del film era stato copiato da un manoscritto che aveva redatto ai tempi del college. Durante il processo, Zuhdi chiamò a testimoniare anche il suo ex professore di Egittologia alla John Hopkins University. Tuttavia, il materiale di Zuhdi non era mai stato direttamente inviato né a Emmerich né a Devlin. Zuhdi lo aveva spedito nel 1984 alla 20th Century Fox, che lo aveva cestinato. L’accusa sostenne comunque che StudioCanal fosse venuta in possesso di una copia del manoscritto, e che l’idea potesse essere stata copiata anni dopo dal regista e dal produttore. Zuhdi fece causa a Emmerich, a Devlin, a StudioCanal e alla MGM chiedendo complessivamente 140 milioni di dollari. Il caso venne chiuso nel 1997 e a Zuhdi venne riconosciuto un risarcimento di 50 mila dollari. Nel 2013, Zuhdi ha pubblicato il romanzo Egyptscape, basato proprio sul manoscritto che aveva inviato alla Fox. Dopo l’uscita americana, Stargate fece parlare di sé in gran parte dei mercati nei quali venne distribuito. In Messico, il titolo fu tradotto come La Puerta del Tiempo generando confusione negli spettatori, convinti di andare a vedere un film nel quale una macchina del tempo trasportasse effettivamente gli avventurieri ai tempi dell’antico Egitto. Nel film non si accenna mai al nome del pianeta teatro delle avventure, collocandolo solo nelle galassia di Kaliam. Solo nella serie Stargate SG-1, andata in onda dal 1997, ci si riferisce al pianeta come Abydos. Dopo l’uscita di Independence Day, molti fan hanno ipotizzato che gli universi dei due film potessero in qualche modo essere legati, e che le due razze aliene presenti nei film potessero avere un qualche genere di collegamento. Ipotesi categoricamente smentita da Emmerich: i due film sono due vasi rigorosamente non comunicanti.

Stargate Ra alieno

La critica riservò al film valutazioni miste. Roger Ebert scrisse: “Ed Wood, dedicato al peggior regista di tutti i tempi, sembra stato fatto per prepararci a Stargate”. Due anni dopo, Ebert stroncò sonoramente anche Independence Day. In tutta risposta, in Godzilla del 1998 Emmerich scrisse il personaggio dell’inetto sindaco Ebert, chiaramente ispirato al critico. Pareri favorevoli arrivarono invece da Chris Hicks, che definì il film una sorta di incontro tra Star Wars e Ben Hur. Stargate fu un successo al botteghino: incassò oltre 71 milioni in patria e 125 nel resto del mondo. Ma soprattutto rese Emmerich un regista corteggiato, anche perché il suo film sembrava più grande e più ambizioso rispetto alle risorse finanziarie investite. Nel corso del ’95, vinse un gran numero di premi tra i quali il Saturn Award come miglior film di fantascienza. Emmerich e Devlin avevano in mente una trilogia, ma un secondo e un terzo film non vennero mai realizzati. Al Comic-Con del 2006 Devlin accennò ad alcune consultazioni preliminari con la MGM per l’eventuale messa in cantiere dei due sequel. Secondo Devlin, il secondo capitolo si sarebbe svolto proprio 12 anni dopo il primo, con Daniel Jackson che tornava sulla Terra dopo una nuova scoperta che lo portava a rinvenire un nuovo Stargate. Il film avrebbe avuto una mitologia diversa da quella egizia, mentre il terzo capitolo avrebbe riunito insieme i primi due sotto l’ombrello di una comune minaccia di cui i terrestri non si erano accorti. Sia James Spader che Kurt Russell si dissero interessati a prendere parte a una prosecuzione del franchise al cinema. Esistono tre serie di libri ispirate all’universo del film e delle serie tv. Una di queste, scritta da Bill McCay, comprende sequel rigorosamente non ufficiali e fuori dal canone. La Gottlieb realizzò invece un flipper ispirato alle avventure del film e la Hasbro, nel '94, produsse una serie di action figures, complete di maschere rimovibili per i bad guys.

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Nel 2014, nel corso di un’intervista a Digital Spy, Emmerich rivelò che tra le idee della MGM c’era un reboot di Stargate e il progetto di una trilogia: "Originariamente volevo fare una trilogia, ma ora non è più possibile perché gli attori sono completamente diversi. Quello di cui si sta parlando è un reboot, da sviluppare in una trilogia". Il 29 maggio del 2014 Variety riportò che la MGM stava effettivamente progettando un reboot, con Emmerich alla regia e Devlin tra i produttori: “Non potremmo essere più emozionati di collaborare ancora una volta con Roland e Dean, i creatori dello Stargate originale, per trasportare il franchise verso una nuova generazione di spettatori” dichiarò il CEO della MGM Gary Barber. “L'Universo di Stargate ci manca tantissimo, e non vediamo l'ora di iniziare a immaginare nuove avventure e situazioni per questa trilogia. Questa storia è vicina ai nostri cuori, e avere l'opportunità di rivisitare questo mondo è in molti modi come ritrovare un figlio perduto” commentarono Emmerich e Devlin. A oggi, i due hanno realizzato il primo sequel di Independence Day. Difficile, ancora, ipotizzare delle date per il reboot del film del ’94. Emmerich ha in programma anche altri progetti, mentre il terzo film di Independence Day resta un’incognita vista la performance al di sotto delle aspettative di Rigenerazione al botteghino. Eppure, a distanza di 22 anni, lo Stargate attivato e in funzione è ancora una bella metafora dello schermo cinematografico: luminoso, al centro dell’attenzione di tutti e pronto a portarci in mondi lontani.

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