Stardew Valley e l'importanza di prendersi dei rischi

Per fortuna che la batteria di Nintendo Switch dura solo tre ore, perché Stardew Valley succhia tempo e vita al giocatore

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Ci sono giochi che scopri se ti possano piacere o meno solo dopo qualche ora. Monster Hunter, ad esempio, è uno di questi. Se non hai mai provato un titolo della serie di Capcom, ritengo che servano almeno una ventina d’ore per capire se ami oppure odi il simulatore di caccia. Un altro di questi è Stardew Valley.

Per quei pochi, come me, che sono sempre stati coscienti dell’esistenza ma ignari del contenuto, Stardew Valley è un simulatore di vita contadina. Il presupposto del titolo di Eric ConcernedApe Barone (sì, è stato sviluppato da una sola persona!) è quello della fuga in campagna da una vita di lavoro nel prototipo dell’ufficio grigio per eccellenza (logo dell’azienda che, non a caso, ricorda quello di Amazon).

Stardew Valley è un Harvest Moon riveduto e corretto, ampliato e maggiorato, un’avventura che prende le dinamiche tipiche dei farming sim e va oltre. Nelle prime fasi dell’avventura scopriamo che nella cittadina in cui ci trasferiremo verrà aperto un negozio dell’azienda da cui siamo scappati. Azienda che, grazie alla scontistica feroce, rischia di far fallire il piccolo negozio di alimentari. Una rappresentazione della realtà dell’economia attuale talmente feroce, ma espressa con una delicatezza tale da far male.

Bisogna quindi prendersi cura del proprio orto, i cui frutti potranno essere venduti, ed i cui ricavi serviranno poi a continuare a mandare avanti la fattoria lasciataci in eredità da nostro nonno. Ma c’è anche una caverna piena di mostri ed una gilda di avventurieri pronta a comprare ogni loot proveniente dagli stessi, la misteriosa torre di un mago, ed un centro di aggregazione ormai ridotto a rudere dove dei piccoli alieni ha fatto casa, ed ai quali si potranno offrire dei materiali per avere dei regali preziosi in cambio.

[caption id="attachment_184697" align="alignnone" width="1279"]Stardew Valley Di recente è stata introdotta la modalità multiplayer in beta[/caption]

Per non parlare dei tanti personaggi presenti nella cittadina. C’è il gestore dell’alimentari di cui sopra, e tutta una serie di altri archetipi abbastanza riconoscibili come l’emo, il ragazzo scazzato che della vita di campagna non ne vuole sapere, l’amante della natura che vive nella sua casina subito fuori città, la bionda dal cuore di ghiaccio, e così via.

E in tutto questo le giornate sono cortissime, poco più di una manciata di minuti. Bisogna ricavarsi il tempo, ottimizzare le azioni, ed ogni giorno rinunciare a qualcosa, il tutto nell’ottica di trovarsi un pomeriggio per fare spesa, salvo scoprire che è il giorno di chiusura.

Ma dicevamo dei giochi che ti conquistano dopo un po’ che ci giochi.

"Il lavoro di Eric Barone mi ha letteralmente folgorato"All’ottava ora di gioco, circa, succede una cosa atroce: tutto il mio raccolto è marcito. Panico, dieci secondi di paralisi totale. Memore delle dinamiche tipiche del progenitore spirituale, ho pensato inizialmente che fosse successo qualcosa di sovrannaturale. Di recente avevo trovato un artefatto, una coda scheletrica di lucertola, ed ho pensato a qualche effetto collaterale nascosto, una sorta di maledizione.

Ho deciso di approcciare Stardew Valley senza nessuna guida a fianco, senza informarmi in alcun modo su cosa avessi dovuto aspettarmi dal gioco. Quindi non potevo di certo sapere che ogni stagione dura 28 giorni, ed al passaggio tra una stagione e l’altra tutto ciò che non resiste al cambio di meteo marcisce.

[caption id="attachment_184698" align="alignnone" width="1280"]Stardew Valley Maledetti[/caption]

Normalmente, per una cosa così, il videogiocatore (ma anche un po’ il critico) dentro di me da di matto. Ho abbandonato Dark Souls, e con esso il mio completo interesse verso i soulslike, dopo essere stato ucciso con un colpo da un mob casuale, uscito fuori dall’oscurità più totale che ha tagliato in due il mio povero cavaliere (noncurante dello scudo, ovviamente). Odio quando i videogiochi offrono una sfida superiore al normale solo per il gusto della sfida in sé, senza dare al giocatore la benché minima spiegazione di cosa sta succedendo in quel momento.

Con Stardew Valley non è successo niente di tutto ciò, anzi. La perdita tragica di patate, fagioli e rape – i cui semi mi sono costati una fortuna peraltro – ha rappresentato l’epifania che attendevo. Certo, non sapevo che le stagioni durassero 28 giorni, ma non è stato un problema, perché la mattina seguente ho ricevuto una lettera dalla mia famiglia con dei soldi dentro, e delle dolci parole sul fatto che gli mancavo tanto, ma in fondo erano contenti di sapere che ero felice nella mia nuova vita.

Non so se la lettera sia un avvenimento scriptato o meno, ma ho provato comunque un sincero piacere nel riceverla, e se questa sensazione l’ho avuta da un gioco in pixel art senza dialoghi, significa che Stardew Valley è… qualcosa.

Il lavoro di Eric Barone mi ha letteralmente folgorato. Ho ignorato per tutto questo tempo il gioco, ma da quando è uscito su Nintendo Switch l’ho sempre tenuto in considerazione per quello strano effetto che fa la console Nintendo sui videogiochi vecchi.

Per fortuna che mi sono preso il rischio di comprarlo. E per fortuna che il buon Eric si è preso il rischio di programmare, scrivere, disegnare e musicare Stardew Valley tutto da solo.

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