La storia dello "Star Wars Kid" raccontata 20 anni dopo in un documentario
Ricordate lo Star Wars Kid? Dopo 20 anni Ghyslain Raza parla in un documentario della sua fama improvvisa e del cyberbullismo subìto.
Nel 2003, durante una sessione di sperimentazione e gioco con la telecamera, si era filmato mentre impugnava una mazza da golf come se fosse la doppia spada laser di Darth Maul e si prodigava in alcune, goffe, acrobazie. Il video venne caricato online e si diffuse oltre misura. Fu uno dei primi fenomeni di questo tipo. In poco tempo tutti lo conoscevano, lo imitavano e lo deridevano. Addirittura le imprese dello Star Wars Kid vennero citate in show come Arrested Development (dove Raza si scoprì citato proprio mentre lo guardava), South Park e The Colbert Report.
Star Wars Kid, cyberbullismo e una convivenza difficile con il passato
In quegli anni il tema della privacy sul web e dell’identità digitale per la tutela dei minori non erano ancora considerati come prioritari. Non si sapeva come affrontarli né le conseguenze che sarebbero derivate dall'assenza di controllo. Il primo a patirne le conseguenze, mostrando al mondo anche i pericoli di questo tipo di esposizione pubblica, fu proprio Raza.
20 anni dopo Ghyslain Raza è riuscito a fare i conti con la durezza del suo passato e a superare la violenza ricevuta. La sua storia, che oggi è un’importante esempio di rivincita contro le forme di bullismo, è oggetto del documentario Star Wars Kid: The Rise of Digital Shadow. Ad oggi disponibile solo oltreoceano sul sito del National Film Board of Canada.
Il documentario
Il film è una riflessione sul tema del diritto all’oblio più che sull’immagine virale dello Star Wars Kid in senso stretto. Ha dato modo però a Raza di tornare a parlare della vicenda.
Non devi accettare di essere definito da una cosa del genere. Ho un’ombra digitale che è più estesa di quella di molte altre persone, ma ognuno al giorno d’oggi può avere un’ombra digitale. Quando si parla di identità - l’online contro la realtà - questo apre a dei problemi che non avevamo 20 anni fa. Alla fine quello che conta è non permettere che questo dica chi sei.
Il regista del documentario Mathieu Fournier ha spiegato che era interessato a raccontare come quel video avesse cambiato la vita per sempre a quel ragazzo e come ora sia diventato la persona che è oggi superando e facendo i conti con quegli anni. Oggi il suo impegno attuale è nelle scuole e con i giovani proprio per portarli a riflettere sul tema dell’immagine e della presenza online.
Il documentario offre anche un’interessante testimonianza di Andy Baio, il ragazzo che postò il video sul suo sito dando il via alla diffusione virale.
Se avessi saputo quello che so ora, non l’avrei mai postato. Non posso sminuirlo. Gli ho dato uno spazio in cui le persone potevano vederlo durante la prima fase della sua diffusione. Ho enormi rimorsi per avere postato quel video.
Raza non nutre alcun rancore verso Baio. Quello che è successo è sfuggito di mano anche a lui, che non immaginava tali conseguenze.
“Nel documentario si può vedere quanto sia una brava persona, quanto sia empatico e questo è una bella lezione di umanità: una buona persona può fare un errore e quell’errore può avere conseguenze ma, alla fine, Andy può essere come chiunque di noi” ha detto Raza. “È parte dell’autoconsapevolezza. Oggi sappiamo che dobbiamo stare attenti anche se si è nell’impulso del momento. Con queste tecnologie le conseguenze si amplificano rapidamente”.
Fonte: CBC