Star Wars: come si diventa attori nelle fila dei ribelli? Parla "Rosso 6"

In un'intervista d'archivio William Hootkins racconta cosa si prova e come si finisce a interpretare un pilota ribelle di Star Wars

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Ogni fan di Star Wars ha sognato, almeno una volta, di avere una parte in uno dei film della saga. Anche la più piccola, come uno stormtrooper mascherato o un ribelle sullo sfondo. Tutto per poter dare il proprio contributo alla saga e potersi indicare sullo schermo riguardando i film. C'è chi questo sogno la coronato... ancora prima di sapere che poteva essere un sogno.

Con un minuzioso lavoro di archivistica Slashfilm ha scoperto una piccola intervista piuttosto curiosa all’interno di Star Wars Insider, la rivista fondata nel 1987 con il compito di portare nel dietro le quinte di Guerre Stellari tramite approfondimenti e curiosità. Nel numero 32, edito nel 1997 si trova un ampio spazio dedicato agli eroi le cui gesta non sono cantate: gli attori che hanno interpretato i ribelli.

Tra le varie interviste quella che più colpisce, per come permette uno sguardo da una prospettiva inedita alla lavorazione, è quella a William Hootkins. L'attore presta il volto a “Rosso 6” ovvero Jek Porkins. Al suo personaggio sono affidate alcune inquadrature chiave nello scontro finale, la sua faccia è una di quelle che rimangono impresse quando si pensa alla lotta a bordo degli X-Wing. 

Molti attori sognano di essere coinvolti alla fine della carriera in un film che ispiri le persone e le renda felici. Io ho potuto iniziare la mia carriera con un film così. 

Ha spiegato raccontando come è finito sul set del film di George Lucas. La prima volta che ha letto la sceneggiatura di Star Wars Episodio IV: Una nuova speranza era per interpretare la versione umana di Jabba the Hutt. Hootkins aveva un fisico piuttosto massiccio, perfetto per il personaggio. Sappiamo che parecchie persone coinvolte nella produzione ritenevano Star Wars un probabile disastro finanziario. Non ci credeva Alec Guinness, come noto, anche Harrison Ford era dubbioso e Lucas stesso temeva il responso del box office. William Hootkins era dello stesso avviso, così rifiutò la parte per un altro lavoro. 

Sul set di Star Wars

Nel girare il terzo atto si accorsero di avere bisogno di comparse, perciò venne richiamato e accettò quello che pensava fosse un impegno esiguo. Si ritrovò su un set in una giornata caldissima, con più di quaranta gradi, circondato da uomini in canottiera che manovravano le X-Wing che apparivano come semplici cabine di aerei tagliate dal resto della struttura. 

Jek Porkins non è poi granché come nome. Non sapeva altro del suo personaggio tanto che dovette cercare George Lucas per avere delucidazioni se avrebbe interpretato un essere umano o sarebbe stato ricoperto da una maschera aliena. Il costume inoltre non era della sua taglia, ma era un problema facilmente risolvibile dal momento che era inquadrato solo parzialmente. L’impressione era però di essere sul set di un film a basso budget, non di un kolossal. Fu Mark Hamill a rassicurarlo dicendogli che Star Wars era un progetto imponente.

Siccome il suo personaggio fa una brutta fine, coinvolto in una spettacolare quanto drammatica esplosione, una volta entrato nell’esiguo spazio dell’astronave i tecnici degli effetti speciali l’hanno avvertito:

Poco prima di farti esplodere, devi capire cosa succederà. Non c'è niente di cui preoccuparsi; metteremo un po' di polvere da sparo sotto il tuo sedile, un paio di bombe di magnesio qui, una carica di dinamite a 4 candelotti qui.

Era un po’ agitato dall’avere degli esplosivi a così poca distanza. Ovviamente tutto andò bene. Finì il suo impegno sul set ma non quello da caratterista. Lavorò con la Lucasfilm che gli affidò il ruolo di Eaton ne I predatori dell’arca perduta. Ebbe altre morti scenografiche che elenca nell’intervista con ironia: “Flash Gordon: sono morto a pagina 11. Batman: non vengo ucciso fino a pagina 45. Death Machine: non muoio fino alla pagina 9!”.

Quando Star Wars è arrivato in sala diventando un fenomeno non solo cinematografico, ma anche di costume, si è sentito come vittima di un incantesimo. Come se per tutto il tempo fosse stato sotto l’influsso e tra le mani di un genio senza mai accorgersene fino a quel momento. 

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