Star Wars 2024, uscite al minimo: passo indietro o segnale di ripartenza?

Facciamo il punto su ciò che sappiamo delle uscite di Star Wars del 2024, tra serie tv e progetti per i futuri film

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Fine dell’anno, tempo di bilanci e di buoni propositi per il futuro: vale per tutti, major americane comprese, e non si è sottratta alla regola Disney+, che in questi giorni ha reso nota (seppur parziale) la lista delle produzioni attualmente confermate per il 2024.

E se i vari filoni (no pun intended) della piattaforma digitale si distinguono per vari gradi di nuove proposte, conferme e novità, non può non saltare all’occhio una scaletta essenziale, anzi, ridotta pressoché all’osso per le produzioni legate a Star Wars. Prima di immergerci in un tentativo di analisi sui motivi e le conseguenze di queste scelte, esaminiamo nel dettaglio la situazione sul fronte stellare per l’anno che verrà.

Le serie confermate

Allo stato attuale delle cose, due sono le serie confermate per il 2024: The Acolyte e Skeleton Crew, che non a caso mirano a soddisfare gli appetiti di due categorie di spettatori molto diverse.

Il primo si presenta come un fanta-thriller vissuto dalla parte dei “cattivi”, ambientato negli ultimi anni dell’Alta Repubblica e incentrato sulle forze sinistre che si annidano dietro la facciata di splendore di quell’epoca (probabilmente i Sith che restano in attesa di manifestarsi, ma non è detto che ci si limiti a loro). Prodotto quindi oscuro, complesso e sofisticato, che probabilmente va ad accontentare chi ha apprezzato le incursioni in uno Star Wars più “adulto” come quello presentatoci di Andor.

Il secondo, sia nella presentazione che nella scelta del cast, guarda soprattutto a un pubblico più giovanile. Skeleton Crew dovrebbe raccontare le vicissitudini di un gruppo di ragazzi smarritosi in un tratto sconosciuto della galassia e le sue peripezie per ritrovare la strada di casa. Al di là di Jude Law, il cast è composto per buona parte da giovanissimi attori, e le prime indiscrezioni lo hanno descritto come un incrocio genetico tra i Goonies e Piccoli Brividi, con una spruzzata di Stranger Things. Quest’ultimo titolo in particolare ha dimostrato come un cast giovanile non implichi necessariamente trame e tematiche puramente adolescenziali, ma in attesa di saperne di più è lecito presumere che il target di questa serie sia decisamente più basso.

The Mandalorian, Andor & Co.?

Brillano per la loro assenza gli altri progetti che in teoria potevano o dovevano essere in vari stadi di lavorazione, come le nuove stagioni di The Mandalorian (le ultime indiscrezioni ipotizzano che possa essere trasformata addirittura in un film, forse il famoso crossover, ma siamo nel campo delle ipotesi selvagge), Ahsoka o The Bad Batch, ma l’assenza che spicca di più è senz’altro quella della stagione 2 di Andor, che tecnicamente doveva essere molto vicina al completamento e poteva facilmente essere scalettata per l’anno che verrà. Se ne riparla probabilmente nel 2025.

E i film?

Per completezza diamo un’occhiata anche al fronte cinematografico, soltanto per confermare che come già da diversi anni a questa parte, niente si muove su quel versante. Al puro scopo di fare un riassunto delle puntate precedenti, ricorderemo che tre erano i progetti cinematografici annunciati: il film sul Nuovo Ordine Jedi che vede il ritorno della Rey Skywalker di Daisy Ridley, quello sull’alba dei Jedi e della Forza ambientato molti millenni prima degli eventi che conosciamo e quello che in maniera spiccia definiremo il crossover del ‘Mandoverse’, che dovrebbe tirare le fila delle trame avviate nella fase della Nuova Repubblica come The Mandalorian, The Book of Boba Fett e Ahsoka, dominio incontrastato del nuovo direttore creativo della Lucasfilm, Dave Filoni. Il ritorno della Forza sul grande schermo era previsto per il 2025, ma è probabile che tutti questi appuntamenti siano destinati a slittare.

Motivazioni e Retroscena

Le motivazioni del ‘digiuno e astinenza’ che ci aspettano nel 2024 possono essere essenzialmente ricondotte a due. La prima è di motivo puramente pratico: il 2023 è stato un anno in cui le produzioni multimediali nella loro interezza sono state rallentate o grippate dal lungo sciopero degli sceneggiatori e attori. Lo sciopero ha costretto non solo la Disney ma tutte le major a rimandare i loro appuntamenti e a rivedere la loro scaletta, e Star Wars non ha fatto eccezione. Se quindi prima era possibile ipotizzare un Ahsoka 2 o un The Mandalorian 4 per la tarda fascia del 2024, è facilmente intuibile come tutto questo e gli eventuali ulteriori progetti siano necessariamente slittati a una fase successiva.

La seconda motivazione, più complessa e interessante, è forse da cercarsi nelle recenti parole di Bob Iger che, riprese in mano le redini della Casa del Topo, ha auspicato un ritorno e una maggiore enfasi alla qualità della narrazione rispetto alla quantità. Non ci addentreremo nel dettaglio nell’analisi delle parole del responsabile supremo di casa Disney, anche perché come spesso accade in questi casi, citazioni parziali, travisamenti e “giacchette tirate” riguardo a queste dichiarazioni sono all’ordine del giorno in rete (raccomandiamo semplicemente di fare riferimento alle sue dichiarazioni originali e non alle interpretazioni che spesso ne sono state tratte). Ci limiteremo a osservare che, nel caso specifico che ci riguarda, un esame attento delle produzioni passate e presenti di Star Wars e una pianificazione ancora più attenta di quelle future non sono necessariamente un male. Anzi, tutt’altro.

Il Caso Andor

L’unica eccezione che sfugge a queste due più che plausibili motivazioni è, ancora una volta, la stagione 2 di Andor, che era in stato avanzato di completamento e poteva facilmente essere scalettata nell’arco dell’anno venturo (le indiscrezioni di qualche tempo fa la davano addirittura in uscita per l’estate). Qual è il motivo di questo slittamento nel caso dello Star Wars cupo e realistico di Tony Gilroy?

La prima ipotesi, quella più probabile e a cui vogliamo credere, è che evitando di distribuire l’attenzione e l’interesse del pubblico starwarsiano su troppi prodotti risulti più facile enfatizzare la fedeltà e l’interesse per quello che viene prodotto. Sia Andor che The Acolyte sembrano parlare a una fetta di pubblico molto simile, e forse la proposizione di entrambi avrebbe finito per sminuire l’interesse sia verso l’uno che verso l’altro. Va detto che non giova distanziare troppo la seconda stagione di uno show dalla prima, quindi forse avrebbe avuto più senso veder slittare The Acolyte che non Andor, ma così stanno le cose.

Per amore di completezza, e consapevoli di cedere a una vena complottistica/paranoica, menzioneremo l’ipotesi che lo slittamento sia dovuto a ritocchi e modifiche di quanto realizzato finora a seguito della nomina di Dave Filoni come direttore artistico plenipotenziario della Lucasfilm, ma si tratta di uno scenario che lascerebbe un amaro sapore in bocca e che sarebbe foriero di fastidiose complicazioni per il franchise in generale, quindi ascriviamo per ora questa ipotesi al campo delle pure speculazioni oziose. E attendiamo con pazienza il 2025 per la stagione conclusiva delle vicende di Cassian, Luthen, Dedra e il resto del cast.

Il Futuro di Star Wars

Quali conclusioni possiamo trarre da quanto detto finora? Come già si accennava, un ‘riordino delle truppe’ non è necessariamente un male. Sono passati otto anni da quando l’acquisizione del franchise da parte della Disney ha riportato in vita le vicende della galassia lontana lontana dopo una stasi durata quasi un decennio. Chi scrive non crede che la trilogia sequel sia stata compromettente come viene ritenuto da varie fonti, e se è vero che non tutte le nuove produzioni si sono dimostrate all’altezza dello spirito tradizionale della saga, è altrettanto vero che i momenti di gloria non sono mancati: una conseguenza puramente fisiologica del passaggio da una produzione centellinata a una più intensa, sia i picchi che i punti bassi si fanno più numerosi. Altrettanto evidente è il fatto che nella “foga” di ripartire, le prime produzioni del nuovo corso starwarsiano abbiano pagato il prezzo di una mancata pianificazione nei tempi lunghi, sia a livello tematico, sia a livello produttivo. È lecito credere, o almeno sperare, che la necessità di una maggiore pianificazione da questo punto di vista sia in cima alle priorità della riorganizzazione starwarsiana. La nomina di un direttore creativo stabile è un buon passo avanti da questo punto di vista, anche se abbiamo già visto come la scelta del nome di Dave Filoni per questo ruolo brilli di molte luci ma non sia esente da svariate ombre.

Un’altra scelta che incombe è quella introdotta dal dilemma di Bob Iger: ridurre la quantità e concentrarsi maggiormente sulla qualità? Messa in questi termini, la questione appare scontata. Chi sceglierebbe la prima a discapito della seconda? Ha invece più senso affrontare un discorso simile a quello accennato più sopra, vale a dire la concentrazione dell’interesse del pubblico su pochi prodotti per massimizzare la fedeltà e la risonanza di ogni nuova proposta (l’universo Marvel, peraltro, sembra afflitto da un problema del genere nella sua fase attuale, quindi è plausibile che si stia parlando di macrostrategie che coinvolgano tutte le produzioni della piattaforma). Per contro, per mantenere vivo e interessante il franchise, uscite e proposte non devono neanche essere troppo dilatate; trovare la frequenza giusta delle nuove uscite, anche a semplice livello temporale, è un’altra priorità non da poco al fine di riportare il famigerato equilibrio nella Forza.

Un altro aspetto che ci auspichiamo sia tenuto in debita considerazione è una linea di demarcazione non ferrea ma nemmeno troppo elastica tra le varie produzioni, specialmente nei passaggi da piccolo a grande schermo e viceversa. Suscitava una certa apprensione l’ipotesi ventilata in apertura della possibile trasformazione della stagione 4 di The Mandalorian in un film, specialmente alla luce del fatto che in passato i ‘travasi’ da un contenitore all’altro non sono mai stati condotti con troppa eleganza: si pensi al probabile episodio di Rangers of the New Republic trasformato nella puntata di The Mandalorian incentrata sul dottor Pershing, o a The Book of Boba Fett spodestato per due episodi da The Mandalorian stagione 2.5. L’universo condiviso è una grande risorsa e un punto di forza di Star Wars, ma abusare di questa prerogativa può portare a un uso raffazzonato della pratica (ancora una volta, basta guardare al fratello maggiore Marvel per capire come certi collegamenti troppo disinvolti possano non funzionare). Anche in questo caso, la formula Iger, applicata a collegamenti e crossover, dovrebbe essere la via più sicura: pochi, limitati e significativi.

Pochi accorgimenti, semplici e di buon senso che potrebbero e dovrebbero essere il faro delle produzioni future. Ritrovata la stabilità e la qualità desiderate, non dovrebbe essere poi un problema tornare a una produzione anche più frequente. “Sempre in movimento è il futuro”, diceva un grande maestro Jedi, e attendiamo con pazienza di vedere cosa porterà. Oppure, per chi preferisce citare un maestro del lato opposto, “osserveremo la loro carriera con grande interesse”!

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