Stan Lee non ha creato l’universo Marvel? La difesa di Roy Thomas

Una biografia ha riacceso polemiche sulla figura di Stan Lee. Lo storico editor Marvel Roy Thomas ha scritto una risposta alle accuse

Condividi

Chi ha creato veramente l’universo Marvel? Da tempo questa domanda porta con sé risposte per nulla univoche. Gli appassionati di fumetti conoscono bene la controversia sull’attribuzione del merito a Stan Lee. L’ambiguità dell’attribuzione di “paternità” che deriva dal celebre metodo Marvel.

Nei primi anni di attività della Casa delle Idee la produzione dei fumetti era infatti simile a un meccanismo industriale. Non c’era tempo per soffermarsi eccessivamente sulle storie che andavano consegnate con regolarità da un team di persone molto ristretto rispetto a quelli odierni. Il “metodo Marvel” consisteva sostanzialmente nel tagliare i tempi di attesa prima di avere per mano la sceneggiatura completa, creando una stretta collaborazione narrativa tra sceneggiatore e disegnatore.

Stan Lee tracciava le linee guida della storia sotto forma di un breve trattamento. Le passava al disegnatore il quale componeva le tavole a suo piacimento, aggiungendo o cambiando elementi. L’albo tornava poi nelle mani dello sceneggiatore che aggiungeva i dialoghi. 

Per questo in molti ritengono che il contributo di Lee alla fondazione dell’universo di supereroi sia solo marginale e che vada attribuito maggiore credito a disegnatori come Jack Kirby e Steve Ditko

Kirby stesso accusò Lee di avere scritto poco più di qualche parola di dialogo e di avere preso su di sé tutta la gloria. Il rapporto tra i due fu sempre complesso e non trovò mai una soluzione. 

Nella recente biografia di Stan Lee, True Believer: The Rise and Fall of Stan Lee, scritta da Abraham Riesman si getta nuovamente ulteriore benzina su questo fuoco mai spento. La tesi di fondo del libro è di soffermarsi su un nuovo lato del Sorridente: non più il genio creativo dai buoni sentimenti, ma una figura discutibile che ha messo in ombra altri talenti.

Inutile dire che il libro ha generato immediatamente molte polemiche, dividendo l’opinione pubblica. Tra le reazioni è recentemente arrivata online anche un’accesa risposta di Roy Thomas, storico autore ed Editor-in-Chief Marvel.

Senza peli sulla lingua, Roy Thomas, ha definito la biografia come “uno scurrile ammasso di bugie”. Secondo il suo punto di vista, Riesman ha fatto un racconto a senso unico, ignorando alcuni fatti ed evidenziandone altri per sostenere la versione degli eventi secondo Jack Kirby. Roy Thomas si è quindi sentito in dovere, data la sua conoscenza in prima persona (è entrato nella Casa delle Idee nel 1965) di rispondere alle presunte bugie contenute nel volume. 

La prima contro argomentazione riguarda proprio la struttura del libro. Secondo Thomas, Riesman ha accumulato estratti, citazioni e chiacchiere senza mai portare prove che andassero oltre il sentito dire.

stan lee
 

L’autore della biografia dà credito alla voce secondo cui la sinossi per il primo numero dei Fantastici Quattro sia stata creata da Stan Lee dopo che l’albo arrivò nelle edicole nell’agosto 1961. Un modo per prendersi il merito senza avere effettivamente contribuito al successo. La tesi si basa però su una fonte ritenuta da Roy Thomas inaffidabile. È la voce di un assistente al quale Jack Kirby aveva detto che Stan Lee aveva scritto il documento dopo la pubblicazione dell’albo.

Una fonte inaffidabile molto lontana dall’essere un’effettiva prova e che Riesman contraddice poche righe dopo. Scrive infatti che Kirby ha detto, in un’altra occasione, di non avere mai visto la sinossi.

Più semplicemente Roy Thomas sostiene che, dopo decenni, è probabile che se ne fosse semplicemente dimenticato. Aggiunge poi che se Stan Lee avesse veramente creato un documento del genere solo per sostenere il suo ruolo di creatore non avrebbe aggiunto le indicazioni e le idee poi escluse dalla storia finale.

Non solo infatti le due sinossi parziali scritte da Lee per due dei primi otto numeri dei Fantastici Quattro sono attestati come esistenti sin dal 1960 (prima della pubblicazione), ma le idee di trama del numero uno contengono chiaramente idee preliminari mai stampate. 

Susan Storm era inizialmente un’attrice, ma l’idea non è più stata ripresa nella serie. Reed Richards voleva arrivare su Marte, mentre nel fumetto si fa un vago riferimento al viaggio verso lo spazio e le stelle. Ben Grimm era un pilota appena assunto, mentre nella storia pubblicata si comporta come un collega ben integrato. Avrebbe dovuto avere anche una tresca con Susan la quale era costretta a indossare una maschera per essere vista.

Tutte idee poi modificate con il passare dei mesi, che sono la prova, secondo Thomas, del ruolo attivo di Stan Lee: “se stava compiendo un atto di falsificazione ex post facto è stato il tentativo più idiota mai perpetrato da un essere umano”.

Ma non è tutto: nel 1963 il Sorridente inviò al Dr. Jerry Bails, un professore universitario che stava raccogliendo dati sui fumetti dei supereroi, la prima parte del numero 8 dei Fantastici Quattro, pubblicata nel 1962. Roy Thomas l’ha letta di persona ed era piena di dettagli, note e suggerimenti che provavano il ruolo attivo di Stan Lee. Una sceneggiatura non citata nella biografia, ma che rappresenta una prova non trascurabile. 

Jack Kirby, dal canto suo, creò veramente tante trame e storie man mano che gli impegni di Stan Lee crescevano e faticava a tenere il ritmo dell’universo in espansione. Ma quando è successo Lee ha dato il giusto credito a Kirby.

Verso la metà del 1966, Stan, desideroso di accontentare Jack, smise di attribuirsi il ruolo di “scrittore” e accettò la sua proposta di condivisione dei titoli: “prodotto da Stan Lee e Jack Kirby”. Se Jack voleva altri riconoscimenti, non ha espresso chiaramente il suoi desideri a Stan

Infine ribatte all’idea di Riesman secondo cui gli artisti Marvel non erano pagati per l’ingente lavoro sulla sceneggiatura. Negli anni 60, dice, quando arrivava a bordo un nuovo artista sapevano che coreografare la storia, aggiungere dettagli, era parte del lavoro. Se non volevano accettarlo, ribatte, potevano andare in qualche altra società.

Cosa che, per altro, è accaduta con un forte travaso degli autori Marvel nelle file DC proprio per via di migliori condizioni economiche.

Fonte: THR

Continua a leggere su BadTaste