Spyro, Il re leone e i bomber di una volta: operazione nostalgia
Una riflessione sul rapporto tra nostalgia, cultura e fruizione delle opere
Sulla scia dell'esplosione di questa moda, il dibattito pubblico si è incentrato principalmente su due aspetti: è giusto tradire l'opera originale, affidandosi a un gusto più moderno, nel bene e nel male? Ed è positivo che, al posto di investire risorse sul creare qualcosa di nuovo, ci si concentri così tanto sul vecchio? Molto spesso non viene centrato il punto nevralgico della questione, che si lega alla natura tipicamente nichilista e arrendevole della nostalgia, e alle conseguenze di un mercato che cerca di soddisfare o che alimenta queste pulsioni.
[caption id="attachment_191625" align="aligncenter" width="1422"] Bomber nostalgico[/caption]
Come sempre, il problema che può emergere in relazione alla nostalgia affiora quando il rapporto con il passato diventa patologico. Non per altro la nostalgia tocca vette di depressione che sfociano nella malattia. La peculiarità di un malessere simile è che viene curato dai professionisti principalmente intervenendo sulle condizioni umane del paziente, nonostante spesso possa arrivare a compromettere anche le condizioni fisiche dell'individuo: le soluzioni proposte sono spesso legate a nuovi modi di relazionarsi con il proprio mondo lavorativo, familiare o abitativo, rendendolo più accogliente o cercando di far integrare il paziente in maniera più complessa all'interno della sua nuova dimensione umana. Si pensi nuovamente al mondo dello sport, in cui solitamente la presenza di un connazionale rende più agevole l'inserimento in squadra di un atleta straniero o comunque di un'altra cultura.
Ed è da qui che, almeno in parte, possiamo rispondere alla prima domanda. Modificare, anche radicalmente, l'opera originale non è solo un processo ovvio e scontato da un punto di vista produttivo e creativo (che senso avrebbe, altrimenti, riscriverla, e non semplicemente ripubblicarla tale e quale?), ma è anche giusto nei confronti degli appassionati, dato che in ogni caso il riadattamento non riuscirebbe a riproporre le esatte sensazioni suscitate precedentemente. Nonostante ciò che la nostalgia possa suggerirci, non siamo e non saremo mai la stessa persona di quel momento in cui ci siamo beati della bellezza di un film, dello scatto di una foto o del dinamismo di un videogioco. Di conseguenza, sarà sempre meglio, come individui, arricchirci di una nuova visione di un gruppo o di un autore su una certa opera, dato che questo non comporta di certo la scomparsa o la rovina della versione originale, in un contesto culturale maturo.
[caption id="attachment_191626" align="aligncenter" width="1000"] Paragone nostalgico[/caption]
La risposta alla seconda domanda, invece, richiede un ragionamento decisamente più complesso. Come oramai dimostrato da ogni tipo di studio sui mezzi di comunicazione e sulla cultura, tutto l'intrattenimento di cui ci nutriamo costituisce una dieta che forma la nostra visione del mondo, insieme a tutti gli altri elementi della società (scuola, famiglia, istituzioni). Di conseguenza, è evidente che un intero mercato dominato o fortemente caratterizzato dal recupero e dalla riproposizione del vecchio in ottica nostalgica tende a rafforzare o a partecipare alla costruzione di una sensazione di delusione verso il presente palpabile e percepibile. Il richiamo agli anni '80 dell'ultimo periodo (non solo con il recupero dei brand di quell'epoca, ma con una serie di nuove opere dalle scelte cromatiche, estetiche e stilistiche affini al periodo); il rilancio dei live action Disney; il ritorno delle icone PlayStation declinate in ottica moderna (God of War) o riproposte nella loro veste tradizionale (Spyro, Crash): tutti fenomeni individualmente circoscritti, ma che nell'insieme formano un messaggio implicito evidente e chiaro. Come detto in apertura, tenendo conto del carattere tipicamente nichilista, arrendevole e disilluso dell'uomo e della donna moderni, il discorso portato avanti da queste opere tende a rafforzare proprio queste visioni particolarmente negative e passive della società e della contemporaneità.
Per fortuna, il mondo della creatività, con tutti i suoi limiti, continua a puntare anche (e molto) su nuove realtà espressive, esplora i suoi limiti con il mercato indipendente e si spinge al limite con produzioni dal grosso budget ma che cercano quantomeno di sperimentare da un punto di vista creativo e tecnico. Se dunque è comprensibile la critica squisitamente culturale alle operazioni di mercato nostalgiche, sarebbe forse preferibile puntare tutte le nostre attenzioni nell'analizzare o anche solo provare le nuove opere dal gusto più moderno, dedicando alla nostalgia quel tanto che basta per ricordarci chi eravamo, ma senza mai dimenticarci chi siamo.