Splash – Una sirena a Manhattan, i quarant’anni del film che lanciò Tom Hanks

Splash – Una sirena a Manhattan fu il primo film da protagonista di Tom Hanks, che da quel momento ha avuto una carriera più che discreta

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Splash – Una sirena a Manhattan uscì nei cinema il 9 marzo 1984. Lo trovate su Disney+.

Ogni tanto compiono gli anni film come Splash – Una sirena a Manhattan, e noi che ci occupiamo di retrospettive, anniversari e altri sguardi al passato tiriamo un sospiro di sollievo: finalmente un film facile. Non un classico senza tempo e con influenza infinita su tutto ciò che è uscito dopo, non un flop clamoroso del quale discutere sviscerando i meccanismi dell’industria né un successo travolgente che chiama gli stessi ragionamenti. Il primo film da protagonista, poi, di uno degli attori più amati di Hollywood, uno dei papà d’America, una delle figure meno controverse della storia del cinema, uno del quale è impossibile dire male e perché dovremmo, poi? è Tom Hanks, tutti amano Tom Hanks.

Splash – Una sirena a Manhattan e Tom Hanks

Anche Daryl Hannah ama Tom Hanks, fin dal primo momento in cui, ancora bambina, lo incontra tra le acque di Cape Cod e gli salva la vita con i suoi superpoteri da sirena. Il che è pure un po’ curioso, una volta che cominci a conoscere meglio il personaggio di Allen Bauer: mediamente belloccio, imprenditore non di successo ma neanche sull’orlo del fallimento, è anche un egocentrico che non riesce a dare le giuste attenzioni alle donne che frequenta, e che è refrattario all’idea stessa di innamorarsi. Allen è aggressivo, perde facilmente la pazienza, è molto assertivo e ogni tanto sembra non capire al 100% l’idea che “no” significhi “no”, non “sfonda pure a calci la porta del bagno”.

Ma ovviamente questi sono tutte conseguenze dell’età del film, e di una scrittura in linea con quanto si faceva negli anni Ottanta: Allen Bauer non è il miglior protagonista possibile se dovessimo metterlo in un film di oggi, ma è esattamente il genere di protagonista che ci si aspetta di trovare in un film del 1984. E poi qui si parla di amore magico e che travalica anche i confini della specie: che importa che non ci siano basi razionali, e che Madison (nome che negli USA è diventato una cosa proprio grazie al film) si innamori di Tom Hanks al primo sguardo – l’importante è dare al nostro protagonista una prova da superare, cioè dimostrare di non essere davvero il cuore di pietra che sostiene di essere.

Una sirena americana a New York

Questa prova si presenta non tanto sotto forma di donna indiscutibilmente ma inspiegabilmente innamorata di lui, quanto di variazione sul tema (quantomai azzeccato qui) del “pesce fuor d’acqua”. Quando arriva nuda di fronte alla Statua della Libertà, Madison non sa neanche parlare inglese (un problema risolto con un’intensa sessione di binge watching in un centro commerciale), e più in generale si trova immersa (ora la smettiamo con le metafore acquatiche) in un mondo nuovo e per lei meraviglioso – il protocollo Ariel, insomma.

Per cui la porzione più grande della metà “-com” del genere di appartenenza di Splash – Una sirena a Manhattan poggia sulle spalle di Daryl Hannah, che non a caso era la vera star del film alla quale era stato affiancato un giovane promettente. Il film è suo più che di Tom Hanks, che si rivela una spalla adeguata ma non carismatica e coinvolgente quanto la sua co-star – non ancora, e non è che si possa fargliene una colpa visto che si trattava della sua prima, grande occasione cinematografica. Per una volta, il sottotitolo italiano azzecca lo spirito del film più che il semplice titolo inglese: è “una sirena a Manhattan”, non “una storia d’amore tra un umano e una sirena”. Il focus è su di lei, e lui ha la fortuna di essere il prescelto.

Splash – Una sirena a Manhattan e il sesso

Detto dei rapporti di forza e dello spirito del film, c’è un dettaglio che è forse il più interessante a quarant’anni dall’uscita: il fatto che Splash – Una sirena a Manhattan sia un film Disney. O meglio: è il primo film di Touchstone Pictures, divisione creata da Disney apposta per cominciare a occuparsi di materiale più piccante di quello che a cui si era abituati ad associarla. Avete presente quando di recente Disney ha acquisito Fox e sono nati mille meme sul fatto che ora lo xenomorfo di Alien è una principessa Disney? Ecco, l’operazione-Splash è un po’ la sua antesignana: un primo tentativo di Topolino e dintorni di costruirsi una credibilità anche presso i c.d. “adulti”.

E in effetti Splash – Una sirena a Manhattan ha parecchia nudità (per quanto mai esplicita), e soprattutto tratta il sesso come una cosa bella, naturale e che va incoraggiata e fatta ogni volta che si ha voglia. Non c’è traccia di pruderie, e soprattutto il sesso viene fatto e non discusso ad alta voce: per essere una commedia romantica di Ron Howard uscita quarant’anni fa, ha un approccio incredibilmente positivo alla sessualità e alla corporeità. È sicuramente l’aspetto che più colpisce di tutto l’impianto del film, altrimenti una rom-com molto classica e qui e là anche prevedibile. Che non significa noiosa o mediocre, anzi: le formule esistono perché quando sono ben applicate forniscono risultati eccellenti, e Splash – Una sirena a Manhattan è un perfetto esempio di questo discorso.

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