Spielberg Month: Le Avventure Di TinTin, il suo primo film in motion capture
Nel 2011 Spielberg realizza il suo primo film in motion capture: Le Avventure Di TinTin - Il Segreto Dell'Unicorno. È subito amore tra lui e la tecnica esaltata da Peter Jackson
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Robert Zemeckis (omaggiato con grande affetto in Ready Player One), David Fincher, James Cameron, Joe Cornish ed Edgar Wright. E ovviamente anche o meglio soprattutto Peter Jackson. Sono tutti i cineasti coinvolti in un modo o nell'altro nei 7 anni di realizzazione de Le Avventure Di TinTin - Il Segreto Dell'Unicorno, da quando Spielberg ufficializza nel 2004 il suo coinvolgimento nel progetto di adattare per il grande schermo i fumetti del belga Hergé fino alla première del 23 ottobre 2011 proprio a Bruxelles. La produzione di questa grande avventura animata attraverso lo sfruttamento del lavoro di attori in carne ed ossa racconta anche di un gruppo di colleghi e amici che si scambiano opinioni, visitano i rispettivi set cinematografici (Cameron "apre" il luogo di riprese di Avatar) e ascoltano i reciproci traguardi raggiunti in questa nuova forma di espressione cinematografica figlia dell'animazione in rotoscope (Zemeckis ha già realizzato The Polar Express e Beowulf utilizzando questo procedimento). Spielberg sta aprendo la sua quinta decade di attività professionale e nonostante sia uno dei più importanti registi del Pianeta Terra, se non forse il più importante, alla soglia dei 60 anni d'età ha ancora l'umiltà e la voglia di andare a carpire qualche segreto da un collega più giovane, magari più abile di lui a entrare in connessione con un nuovo strumento in grado di far fare alla settima arte un passo in avanti nella risoluzione dell'eterno dilemma su cosa possa essere filmabile e in che modo. Spielberg si concentra soprattutto nell'intessere una relazione personale e professionale con un neozelandese di 15 anni più giovane di lui.
Il suo nome è Peter Jackson.
Tessssssssssoro
2001: Gollum ha un successo straordinario. Esageriamo se digitiamo che il consenso attorno alla resa cinematografica di questo personaggio dell'universo de Il Signore Degli Anelli è stato fondamentale e da traino per il trionfo di TUTTA la trilogia tratta da Tolkien? Probabilmente no. Gollum rende subito la saga popolare nei media e presso un largo pubblico magari poco interessato al fantasy e a Tolkien con una semplice notizia: l'animazione di quel personaggio è stata possibile grazie al lavoro attoriale concreto e per così dire classico da parte del britannico Andy Serkis, dai movimenti del corpo alle espressioni facciali, per non parlare della voce inimitabile. La sua prova fisica è stata poi animata attraverso aggeggi avveniristici come tutine in velcro, marcatori e caschi, il tutto ripreso da un'esercito di macchine da presa. Ci si rende presto conto che si sta assistendo ad una delle tante rivoluzioni tecnologiche ed espressive di quella strana arte che i suoi inventori Fratelli Lumière avevano pronosticato non avesse alcun futuro nel lontano 1895. Si parla addirittura di una possibile candidatura all'Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per Serkis in occasione de Il Signore Degli Anelli - La Compagnia Dell'Anello tanto è il successo presso il pubblico dell'ex hobbit Sméagol diventato la creatura Gollum. Jackson raggiunge questo risultato nel 2001 e vince poi Miglior Film e Regia agli Oscar del 2004 per il capitolo finale Il Signore Degli Anelli - Il Ritorno Del Re. Spielberg ha trovato un'anima gemella. È assai incuriosito da questo neozelandese enfant prodige come lui che, a differenza sua, si è dovuto fare le ossa come regista lontano dalle possibilità di Hollywood. Il rapporto personale si fa professionale come nel caso del George Lucas di Indiana Jones. Ma perché non adattare insieme per il grande schermo gli albi prima in bianco e nero poi a colori del giovane giornalista TinTin con la tecnica della motion capture soprattutto dopo che Spielberg ha stabilito fin dai primi anni '80 un rapporto di grande stima reciproca proprio con l'autore dei fumetti belga rimasto stregato, come tutti, dal piacere irrefrenabile per l'avventura in giro per il mondo rappresentato da I Predatori Dell'Arca Perduta? Hergé, deluso da primi adattamenti cinematografici del suo fumetto in 24 episodi pubblicato per la prima volta nel 1929, vede in Spielberg l'unico in grado di trasportarlo correttamente al cinema. Purtroppo Hergé muore senza conoscere di persona il giovane regista americano. I diritti vengono comunque acquisiti dalla Amblin e confermati nel tempo fino alla nuova alleanza produttiva con Peter Jackson con cui Spielberg decide di dividersi una Trilogia TinTin: il primo film lo dirigerà lui, il secondo Jackson e il terzo un altro collega (in assenza di un prescelto... lo dirigeranno insieme a quattro mani).
Le Avventure Di TinTin - Il Segreto Dell'Unicorno, tratto da un mix delle imprese del giovane giornalista raccontate negli albi Il Granchio D'Oro (1941), Il Segreto Del Liocorno (1943) e Il Tesoro Di Rakam Il Rosso (1944), è pronto per vedere la luce grazie a un copione molto british firmato da Joe Cornish (43 anni), Edgar Wright (37) e quello Steve Moffat (50) che nel 2010 ha visto andare in onda il pilota di una serie tv da lui concepita insieme a Mark Gatiss con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman intitolata, semplicemente, Sherlock.
Motion Rapture
Spielberg è totalmente scatenato. Forse anche troppo. Lui e il produttore Jackson, rapiti dalle possibilità dinamiche della motion capture come e più di due ragazzini affamati in un negozio di dolciumi, intendono il loro TinTin come una girandola di scene d'azione sempre più arzigogolate e parossistiche in giro per il mondo (Inghilterra, Marocco) con pochissime pause e ancor meno momenti di introspezione psicologica o politica. Spielberg era entrato nel mondo di Hergé negli anni '80 e aveva subito definito il giornalista con il ciuffetto sbarazzino (in Ready Player One viene fatto un riferimento osceno, durante una scena in motion capture, a dei capelli in stile Tutti Pazzi Per Mary... molto più adatto proprio a TinTin) aiutato dal fido cane Snowy come un "Indiana Jones for kids" tanto che è difficile non collegare l'adorabile prologo di Indiana Jones e L'Ultima Crociata (1989) ad Hergé (Spielberg aveva già acquistato i diritti da cinque anni) visto che quel giovane Indiana Jones di River Phoenix ricordava non poco proprio TinTin (si aggiunge anche un sapore alla TinTin grazie alla storia "d'amore" tra Indiana e un cane prima del tutto assente nella biografia dell'archeologo yankee). Momento magico per i quadrupedi razza Terrier in quel 2011. Escono insieme The Artist (è un Jack Russell il cagnolino che ruba quasi la scena a Jean Dujardin) e Le Avventure Di TinTin dove l'inseparabile compagno d'avventura del nostro eroe è un Wire Fox Terrier bianco molto più carismatico e coinvolgente rispetto al suo padrone. Tre sono i maggiori difetti dell'adrenalinica pellicola in motion capture di Spielberg/Jackson: 1) TinTin è già "vecchio" dopo essere sopravvissuto a TinTin in Congo (1931), I Sigari Del Faraone (1934), Il Loto Blu (1936), L'Orecchio Spezzato (1937) e Lo Scettro Di Ottokar (1938). Questa esperienza accumulata negli anni sembra averlo reso un pizzico arrogante e privo di quella voglia di sorpresa e lato umano che in un personaggio quasi bimbo risulta ancora più straniante. Lo troviamo arcigno in viso e insipido nei comportamenti (Jamie Bell ha sostituito Thomas Brodie-Sangster ma questo rude TinTin non ricorda minimamente Bell casomai un fratello antipatico di Leo DiCaprio) 2) L'azione è eccessiva e senza mai alcuna conseguenza fisica anche solo di affaticamento o escoriazioni (l'inseguimento per le strade di Bagghar tra alberghi scivolanti, cani volanti e sidecar divisi in due è quasi volgare nel suo rutilante caos però perfettamente coreografato e senza conseguenze) 3) Nessun luogo del mondo pare avere una sua storia e/o stratificazione di esperienze e tradizioni antropologicamente nette (mentre Hergé, fin dal primo Tintin Nel Paese Dei Soviet, aveva sempre raccontato in chiave umoristica alcuni dei fatti più cruciali del '900 facendo entrare il suo eroe in contrasto con colonialismo, comunismo e nazifascismi vari). Tutto il film è una grande caccia al tesoro di natura squisitamente privata dove Snowy raccoglie le risate, TinTin è un protagonista non proprio simpaticissimo e il cattivo Sakharine un villain privo di tic o peculiarità memorabili. Meno male che il Capitano Haddock di un calibrato Andy Serkis (sicuramente il più a suo agio con la motion capture vista l'esperienza ormai consolidata) tiene alta la barra dello humour (ha le battute migliori soprattutto nei momenti in cui sta guarendo dall'alcolismo) e dell'amabilità (è l'unico personaggio del film di cui impariamo a conoscere fragilità, storia personale e qualche difettuccio). Era "solo" il 2011 ma non è certo la motion capture a difettare in questa pirotecnica mitragliata di inseguimenti e colluttazioni. L'immagine è sgargiante e la palette cromatica molto densa e sofisticata. Dopo aver visto l'eccezionale resa delle scene ambientate dentro Oasis in Ready Player One siamo convinti che, oggi come oggi, una nuova avventura di TinTin risulterebbe ancora più bella da vedere.
Conclusioni
Il film si colloca in quella zona intermedia tra il successo e l'insuccesso come anche Minority Report. L'incasso non è stellare (374 milioni di dollari) visto il budget (135 milioni) e l'Oscar, vista purtroppo la natura esasperata da ludus infantile, lo snobba senza grossi problemi (solo l'elegante John Williams viene nominato in colonna sonora mentre la pellicola vince a sorpresa il Golden Globe per Miglior Film D'Animazione). La prima avventura di Spielberg nella motion capture, cui seguiranno Il GGG (2016) e Ready Player One, lascia intravedere un regista ancora pronto ad entusiasmarsi e, come ricorda Brian De Palma nel documentario a lui dedicato da Noah Baumbach e Jake Paltrow, capace a differenza dei colleghi coetanei della New Hollywood Scorsese, De Palma, Friedkin, Coppola e Landis di dare del tu, da regista, alle nuove tecnologie e rimanere nell'arena del blockbuster moderno come i più giovani Cameron, Nolan, Bay, Snyder e Del Toro. Non è facile per un ragazzo del 1946. Ecco perché anche uno Spielberg "minore" come Le Avventure Di TinTin nasconde sempre al suo interno un processo creativo e un rapporto tra lui e la settima arte di spessore e natura "maggiore" rispetto alla maggior parte dei suoi colleghi. Ma la Trilogia con Jackson? Finita? Come riportato dal nostro Mirko D'Alessio in una news dello scorso 23 marzo fonte Premiere, Spielberg ha confermato l'intenzione iniziale di vedere prossimamente Peter Jackson alle prese con la seconda avventura per il cinema di TinTin in veste da regista con lui in quella di produttore. Quindi si andrà avanti con sempre più esperienza e conoscenza della motion capture. Noi aspettiamo con ansia sia il secondo capitolo (per vedere se l'approccio di Jackson al personaggio sarà diverso rispetto a quello del maestro) e ancora con più ansia il terzo... quello in cui, in teoria, Jackson e Spielberg potrebbero dirigerlo insieme.
Solo lui potrebbe farlo. Anche se, facendo qualche calcolo, dovesse avere non meno di 80 anni in occasione del terzo TinTin. Solo Steven Spielberg potrebbe co-dirigere un kolossal in full motion capture a quella veneranda età.
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