Spider-Man: No Way Home, quando il cuore vince sulla testa
Spider-Man: No Way Home presenta numerosi problemi di sceneggiatura, ma lo abbiamo amato comunque. Voi da che parte state?
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Può un film con diversi problemi colpire lo stesso il pubblico?
Tralasciando l’analisi del momento nel quale vengono recuperati i vari villain dei precedenti film, Doctor Strange afferma che i nemici raggiungono la Terra perché "conoscono la reale identità di Spider-Man". L’ormai ex Stregone Supremo lo dichiara in maniera diretta, senza lasciare spazio all’interpretazione del pubblico. Eppure Electro non ha mai scoperto chi si nascondesse sotto la maschera del suo Uomo Ragno, mentre Venom non ha neppure uno Spider-Man nel suo universo.
Certo, alcune recenti voci di corridoio vedono il Maxwell Dillon di Jamie Foxx protagonista di un futuro film dedicato al villain della Marvel, ma questo non cambia la situazione. Difficilmente, infatti, troveremo risposte a queste domande nei prossimi film. Eddie Brock, invece, rimane un personaggio inserito esclusivamente per dare una spiegazione alla futura introduzione del simbionte nel MCU, ma questo crea inevitabilmente un problema di sceneggiatura. Speriamo che gli sceneggiatori riescano a motivare queste scelte nelle prossime pellicole dedicate a Venom o a Spidey.
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La natura stessa dell’incantesimo di Strange è confusa. È evidente che, per rimandare i nemici nei loro universi, lo stregone debba rinchiuderli nel suo Sanctum Sanctorum. Non è chiaro il motivo, ma è la base di partenza dell’avventura di Spider-Man, che deve catturare i vari criminali per poterli poi riportarli a casa. Peccato, però, che il finale ci dimostri come basti premere il pulsante sul Cubo Magico per ripristinare la realtà. Cubo che rispedisce a casa anche Venom, che si trovava in Messico a ubriacarsi, ben lontano dalla zona dell'incantesimo.
Fin da subito, il web ha cominciato a interrogarsi su queste problematiche, che non trovano spiegazione logica nel corso del film. O meglio: siamo certi che ci possano essere delle sfumature di dialoghi che lascino intendere una soluzione o un'altra, ma rimane il fatto che alcune situazioni siano poco chiare.
Eppure, nonostante questi possibili errori, non possiamo negare di aver amato ogni secondo di No Way Home. Il suo essere così umano, restituendo al pubblico un Peter Parker fedele a quello dei fumetti, dal carattere al costume. Impossibile non rimanere appagati dal cosiddetto "fan service" del film, che getta in faccia allo spettatore un’infinità di citazioni e omaggi, facendoci sciogliere sulla poltrona del cinema. Ci siamo nuovamente innamorati di Andrew Garfield e abbiamo assaggiato la nostalgia del Peter goffo di Maguire. Dafoe ha dimostrato di essere un più Goblin senza la maschera, che con quel terribile costume del primo film di Sam Raimi. Rare volte abbiamo visto la sala reagire come ha reagito con questo film e, diciamocelo, non è bellissimo quando si condivide un momento tanto positivo?
Spider-Man: No Way Home ci ha emozionato. E non c’è cosa più bella quando si guarda un film.
Mai prima d’ora, però, ci siamo trovati di fronte a un dissidio interiore tanto forte. Da un lato la testa, che ci continua a mettere in evidenza i problemi della sceneggiatura, tentando di trovare spiegazioni a destra e a manca. Dall’altro lato il cuore, che pulsa di passione e amore per personaggi fittizi e per un universo in continua espansione. Dopo giorni di riflessione, abbiamo deciso di dare ragione al cuore, rassegnandoci dal trovare tutte le risposte alle nostre domande.
E voi da che parte state? Avete qualche spiegazione alle problematiche riportate nel corso dell'articolo? Siete tra coloro che ignorano i “bug” e si sono goduti il film, oppure i troppi problemi hanno danneggiato la vostra esperienza al cinema? Insomma: siete #teamcuore o #teamtesta? Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, attraverso le pagine social di BadTaste.it!