Speed Racer: le ragioni di un flop

Dopo i disastrosi risultati mondiali, cerchiamo di capire cosa non ha funzionato per la pellicola dei Wachowski. E magari anche di vedere come certi giornalisti l'hanno difesa in maniera assurda...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

E' Speed Racer il flop dell'estate 2008? Fa un po' impressione dirlo a maggio, ma quasi sicuramente (a meno di crolli epocali di pellicole come L'incredibile Hulk) direi che non ci sono molti dubbi. D'altronde, la pellicola aveva un budget di almeno 120 milioni e quindi in totale probabilmente sarà stata spesa una cifra vicino ai 200 considerando anche la promozione. Finora, ne ha incassati solo 67 e volendo essere benevoli con i dati del Giappone e dell'Australia (dove deve ancora uscire) magari arriverà a 80 (quindi, poco più di 40 per la Warner, tolte le percentuali degli esercenti). Insomma, per ora il film è in rosso di circa 150 milioni. L'home video e la televisione ridurranno il deficit, ma è impossibile sperare in miracoli. Prima ancora di analizzare la pellicola, va discusso come è stata gestita e promossa. Infatti, quando un film del genere parte così male (18 milioni nel primo weekend americano, 31 in totale nel mondo, dove è uscito in tutti i Paesi importanti, ad eccezione della Francia e del Giappone), significa semplicemente che gli spettatori non erano interessati a questo prodotto, senza neanche dover aspettare il passaparola (che non deve certo essere stato positivo, considerando il brutto calo subito). In effetti, il problema maggiore è stato probabilmente il diritto dei Wachowski al final cut, che intanto ha portato ad una pellicola di 140, interminabili, minuti, e che poi non sapeva né di carne né di pesce. Volevano fare un film per famiglie? Beh, allora forse non è il caso di mostrare Christina Ricci che si lamenta (abbastanza chiaramente) della poca attività sessuale o di fare tutto un discorso pesantissimo-retorico sul potere delle corporation. Si voleva fare un prodotto per trentenni cresciuti con il cartone? Beh, allora le scenette con il fratellino e la scimmietta non ci stanno tanto bene.

Quello su cui si è puntato sono stati invece gli effetti speciali, che dovrebbero essere innovativi. Ora, io credo che ci sia un po' di confusione a riguardo. E' vero che il pubblico vede molti blockbuster pieni di effetti speciali, ma questo non significa che gli spettatori amino la tecnologia fine a se stessa, soprattutto se è difficile da seguire (non so voi, ma con tutti quei colori, io dopo dieci minuti non osavo staccare gli occhi dai primi piani e trascuravo gli sfondi). Poi, francamente, se l'innovazione si traduce in immagini come queste (d'accordo le citazioni del cartone, ma almeno la gente in fila si poteva mettere) o nell'idea di mettere monumenti famosi di tutto il mondo in un rally (roba veramente da corporation senza idee, altro che la rivoluzione contro chi governa le corse), allora forse non è il caso di vantarsene troppo.
Bella poi l'idea, spacciata in tutte le salse, che avere una superstar asiatica come Rain fosse garanzia di enorme successo in Asia. D'accordo, il film ha aperto bene in Corea del Sud, ma se a Rain si fa fare il ruolo di un traditore ipocrita, allora non è il caso di sperare in miracoli.

Quello che però mi ha più sorpreso è stata la reazione di una parte della critica. Alcuni importanti recensori (come Anne Thompson di Variety o David Poland) hanno apprezzato il film, cosa ovviamente accettabilissima, anche se hanno utilizzato espressioni stranissime. La Thompson sostiene che alcuni recensori non hanno capito il film, "perché è per ragazzi!". Fermo restando che queste masse di ragazzi al cinema non ci sono andate, un trentenne che fa, si spara? E i film della Pixar non sono anche quelli per ragazzi? E allora perché gli adulti possono adorarli? Insomma, non sarà che certi critici devono disperatamente far finta di aver capito cosa piace ai ragazzi, magari toppando clamorosamente? Ancora più strano David Poland, che per difendere strenuamente (e follemente) il film, paragona i suoi incassi prima con quelli di Notte brava a Las Vegas (costato 35 milioni di dollari contro 120) e poi con le pellicole dei Coen (noti autori di blockbuster ricchi di effetti speciali, come no...). Su Richard Corliss, giornalista di Time che ha sostenuto che Speed Racer fosse il "futuro del cinema", è meglio stendere un velo pietoso, sperando per lui che le sue parole vengano dimenticate in fretta.

Io, comunque, la certezza che Speed Racer sarebbe andato male l'ho avuta quando ho scoperto che Ciak aveva dedicato la copertina al film. Ma come, con uscite da maggio a giugno come Iron Man, Indiana Jones e il regno del tempio di cristallo, L'Incredibile Hulk, Sex and the City e, se vogliamo metterci anche un popolare adattamento italiano, Gomorra, vanno a scegliere una pellicola che ha problemi da mesi? Mistero...

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