Speciali - Le 10 migliori serie in onda (seconda parte)

Secondo dei due appuntamenti speciali con le migliori serie in onda al momento

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Dopo la cinquina della scorsa settimana, ecco il secondo dei due speciali sulle migliori serie al momento:

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5 True Detective: forse c'è qualcosa di ingiusto nel premiare con una posizione così alta una serie appena iniziata, composta da solo otto episodi, che tra l'altro il prossimo anno dovrà ricominciare tutto daccapo. Ma lo show di Nic Pizzolatto è stato il nuovo evento indiscusso nella prima parte del 2014 (con buona pace di Fargo e Penny Dreadful), con la sua storia tra passato e presente, un grande cast, una scrittura elegante, una regia che ci ha lasciato a bocca aperta con un pianosequenza che è già storia della tv. In questo senso le sole otto puntate andate in onda non sono più un limite, ma un pregio, e riuscire a imporsi nell'immaginario televisivo in così breve tempo è un traguardo che va riconosciuto.

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4 Game of Thrones: scusate la pigrizia, ripropongo la parte finale del commento all'ultimo episodio. Game of Thrones rimane l’evento televisivo del momento, quello da vedere, da seguire, di cui discutere animatamente tra un episodio e l’altro e soprattutto tra una stagione e l’altra. Lo è al di là dei suoi innegabili difetti, di quella che è una narrazione o troppo fedele o troppo libera, troppo veloce o troppo lenta, troppo superficiale o troppo dispersiva. Lo è perché nasce da uno sforzo produttivo mai visto, da un lavoro di adattamento tra i più difficili mai tentati, da una combinazione di interpretazioni, scrittura, regia tali da far dimenticare in più di un momento che stiamo pur sempre parlando di una serie televisiva. I media dialogano, si rinnovano, si rincorrono e si incrociano: Game of Thrones è uno dei testimoni più importanti di questo passaggio epocale.

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3 Boardwalk Empire: premiato, ben accolto dalla critica, in grado di portare avanti un discorso interno che si concluderà serenamente quest'anno con l'ultima stagione. Eppure la serie prodotta da Martin Scorsese forse non ha mai sfondato quanto meritava. Come i capolavori epocali che la HBO mandava in onda qualche anno fa, forse ci accorgeremo di quanto davvero questo show valesse solo dopo la sua conclusione. Una serie visivamente e narrativamente "enorme", ultimo capitolo del grande romanzo americano – stavolta in chiave storica – che il cable network ci racconta da più di un decennio.

House of cards 600

2 House of Cards: la fantapolitica che si incastra perfettamente su un meccanismo drammatico shakespeariano. Questa è la pietra miliare che Netflix ha voluto porre per iniziare il proprio vero cammino nella serialità. L'ambizione e la gloria come filo rosso che legano le motivazioni e i comportamenti del politico Frank Underwood (Kevin Spacey fuori da ogni aggettivo) alla tecnica e distribuzione particolari che l'accompagnano. Vendetta, tragedia, personaggi diabolici, per una serie dalle aspirazioni altissime, interpretata splendidamente, carica di tensione e dal ritmo inarrestabile, magnetica e tecnicamente impeccabile.

Mad-Men

1 Mad Men: qui il discorso è più semplice. Dall'anno prossimo i giochi sono aperti, ma ad oggi nessuna serie può aspirare al confronto con il capolavoro di Matthew Weiner. Si rischia di diventare melodrammatici, ma questi pubblicitari da sette anni ci raccontano la vita come nessun'altra serie al momento e come ben poche del passato. Tutto sembra scivolare senza sussulti, senza colpi di scena, senza intrecci particolarmente elaborati, eppure l'approfondimento e le tematiche sono tutte lì, pronte ad essere afferrate da chi riesce a porsi con l'occhio critico e l'attenzione che l'arte (perché di questo si tratta) sempre merita. Storia della televisione.

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