Speciale: Un Topolino Sotto Sfratto

Riscopriamo Un Topolino Sotto Sfratto, il fortunatissimo esordio alla regia di Gore Verbinski del 1997

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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Un mondo senza spago è il caos? Cosa lega una delle massime più stravaganti del nostro tempo a uno dei film meno convenzionali di fine millennio? Se pensate che la caccia al topo sia un argomento trito e ritrito nella fauna variegata del grande schermo potreste ricredervi con il debutto alla regia di Gore Verbinski, ancora lontano dal blockbuster di Pirati dei Caraibi, dalla terrificante Samara di The Ring, dall’Oscar per Rango e dalle funamboliche e chiassose imprese di ranger solitari. Il suo è uno degli ingressi più interessanti nel panorama dell’entertainment hollywoodiano di fine secolo. Prodotto nel 1997 dalla DreamWorks Pictures, Un Topolino Sotto Sfratto fu una gustosissima sorpresa e una festa per il botteghino: con un budget di appena 38 milioni di dollari ne incassò oltre 120 in tutto il mondo ed ebbe, successivamente, un rinnovato successo in home video. Venne distribuito con la tagline americana “Who’s Hunting Who?” (Chi dà la caccia a chi?) e lo slogan italiano “Quando il roditore è un genio”. Proviamo a ripercorrere insieme quella che è forse la caccia al topo più irriverente degli ultimi vent'anni.

Uomini e topi

I fratelli Smuntz ereditano una vecchia fabbrica di spago dopo la morte del padre, vecchio capitano d’industria e simulacro di un modo di fare impresa forse superato ma ricco di sentimenti, nel quale la famiglia è ancora un asset di prim’ordine nella cura dell’intera filiera. Ernie, gestore di un elegante ristorante, vorrebbe chiudere baracca e burattini e svendere tutto il prima possibile; Lars, svampito e managerialmente inetto, ha promesso al suo vecchio di prendersi cura di ciò che resta di una vita di lavoro. Per i due inizia una parabola discendente: nel ristorante di Ernie, da una scatola di sigari lasciata in eredità dal padre fuoriesce una famiglia di scarafaggi che si infiltra nella specialità del giorno e provoca un infarto al sindaco. Nel frattempo, Lars rifiuta la generosa offerta di una multinazionale che mira ad appropriarsi dei locali della Smuntz per sostituirla con una fabbrica di nylon. Ernie perde lavoro e posizione sociale, Lars viene cacciato di casa da una moglie stufa di sgomitare nel ceto medio (una tirannica Vicky Lewis, che l'anno dopo sarà la dottoressa Chapman nel Godzilla di Roland Emmerich). Sulla carta i due non hanno più nulla, ma forse non tutto è perduto: nel lascito testamentario del vecchio Smuntz c’è una misteriosa casa, che i due scoprono essere un’insospettabile magione progettata da un famoso architetto del diciassettesimo secolo. La grande catapecchia, che fa subito gola ai collezionisti, è abitata solamente da un topolino. Sbarazzarsi del roditore sembra facile, ma si rivela più arduo del previsto: il topo è dotato di intelligenza, intuito, destrezza e di un’infinita determinazione a non abbandonare la propria dimora. La caccia, finalmente, è aperta.

Un Topolino Sotto Sfratto trappole

Il film di Verbinski è un grande calderone di richiami, influenze e rimandi a un modo classico ma mai ridondante di concepire il family movie: si parte da una situazione problematica, si passa il tutto in un brillante frullatore di disavventure pronte a scombinare le aspettative dei protagonisti e del pubblico, si restituisce una soluzione ottimale di rinnovato calore familiare e ritrovata concordia. E’ lo schema di Mamma Ho Perso L’Aereo, condito di un gusto per la gag alla Tom e Jerry e per una smaccata fisicità delle disavventure che oscillano tra le peripezie di Stanlio e Ollio e le mirabolanti cantonate di Joe Pesci e Daniel Stern, alle quali i disastri domestici di Nathan Lane e Lee Evans ammiccano più di una volta. Una delle idee alla base dello script fu proprio un "What if" volto a chiedersi cosa accadrebbe se gli inseguimenti alla Tom e Jerry fossero reali. All’inizio, i due Smuntz sono divisi e senza alcuna prospettiva di fare squadra: una grande casa e una mirabolante caccia a qualcosa di piccolo ma tremendamente astuto metterà in luce non solo tutto il potenziale sprecato che i due potrebbero esprimere insieme, ma anche la grande giostra di opportunità che la vita può nascondere in tutto ciò che è apparentemente insignificante, come un topolino. I due sono separati innanzitutto dalla filosofia di vita: uno è un materialista cinico, l’altro un idealista ingenuo. “Non hai più una casa, non hai più una moglie, non hai più nemmeno un mestiere, come fai a far finta di niente?” chiede Ernie, “Siamo a Natale, anziché rimpiangere quello che non abbiamo dovremmo essere grati per quello che abbiamo” replica Lars. La caccia al topo li unirà, regalando loro una rinnovata fratellanza nel nemico comune, ma solo per mettere in luce che l’unico modo di fare squadra è quello di ritrovarsi nel vincolo familiare, offuscato dalla bramosia di diventare finalmente ricchi. Il vecchio Smuntz l’aveva chiesto sul letto di morte: “Promettetemi che non venderete mai la Smuntz String a una di quelle multinazionali enormi, dovete dirigerla voi, tra fratelli, in famiglia”. E il motto con il quale il vecchio patriarca ha fatto fortuna, “Un mondo senza spago è il caos”, rivive nella capacità delle piccole cordicelle prodotte in fabbrica di legare insieme ciò che è diviso, come due fratelli che sembrano non avere più nulla in comune. “Ti ricordi quanto eravamo uniti da piccoli?” chiede Lars, “No” replica secco Ernie. Ma la caccia al topo cambierà tutto, dilatando al massimo la distanza tra i due fino a riportarli, inevitabilmente, a coincidere.

Nathan Lane Lee Evans Un Topolino Sotto Sfratto

Verbinski orchestra la vicenda in maniera elegante e equilibrata, lasciando che all’inizio lo spettatore si dimentichi che ciò per sta per vedere è, di fatto, una caccia al topo. Nessun roditore di sorta appare nei primi venti minuti. E l'incipit, con il tragicomico esito del funerale del vecchio Smuntz, è di quelli che si ricordano. Per arrivare alla più paradossale delle situazioni, il Gore nazionale sceglie un approccio graduale sviando l’attenzione del pubblico sui fratelli Smuntz, per poi sottoporli alla “cura del topo” quando tutto sembra irrimediabilmente perduto. L’arrivo nella grande e diroccata bicocca apre le danze a un climax ascendente di soluzioni sempre più disperate e mai definitive per la cattura del roditore incredibilmente furbastro. Verbinski fa un patto col pubblico: chiede fiducia, sapendo di non poter mostrare un roditore parlante o una soluzione alla Stuart Little; in cambio, promette ritmo, azione e puro entertainment senza mai mettere in secondo piano la natura sentimentale del suo film. E funziona. Il regista non chiude i due fratelli in casa, e non sceglie di segregarli insieme al pubblico fino a che dal duello non esca un vincitore: la caccia al topo si incrocia con l’occasione dei due malcapitati di tornare ai fasti di un tempo in vista di un’asta multimilionaria, coinvolgendo una giostra di personaggi secondari pronti ad fornire l’opportunità di raggiungere fortuna e gloria. Il tutto, sotto l’occhio vigile e severo del ritratto del vecchio Smuntz, appeso nell’ufficio della fabbrica e pronto a cambiare espressione a seconda delle intenzioni dei due scalcagnati fratelli. Il punto di forza dell'intera vicenda è che nessuno, al di fuori della vecchia casa, ha minimamente idea della piccola quanto inaspettata grana che i due stanno affrontando nel disperato tentativo di acciuffare il più testardo e astuto degli inquilini indesiderati. Tutto è smaccatamente surreale, a partire dalla fauna di disinfestatori di turno chiamati a sbarazzarsi del piccolo topo come degli acchiappafantasmi in una stamberga infestata. Su tutti, spicca Christopher Walken nei panni di un risolutore geniale e stralunato, pronto a calarsi nella psiche del roditore e ad immedesimarsi a tal punto con la sua nemesi da rimanerne inevitabilmente vittima. “Sapete qual è il problema? Le persone normali non hanno il bagaglio psicologico per catturare i topi. Bisogna pensare come un topo” svela ai due increduli fratelli, “Per il topo siete voi gli intrusi”.

Christopher Walken Un Topolino Sotto Sfratto

Il bello è che il risoluto topastro non solo conosce bene gli umani e il loro modo di pensare, ma anche il loro modo ingenuo di tentare di immedesimarsi in un roditore. E’ dunque in grado di giocare di anticipo e di astuzia, tornando al punto di partenza della strategia umana e prendendosi gioco dei suoi avversari in grado di vedere la pagliuzza ma non la trave, come quando i due fratelli posizionano un pezzo di formaggio su una trappola lasciando incustodita l'intera forma, pronta a essere sgraffignata a dovere. A duello iniziato, Verbinski ha già messo il pubblico nella più completa e totale facoltà di pensare come il piccolo roditore, mostrando anche uno splendido piano sequenza dal punto di vista del topolino, che percorre gli anfratti e le intercapedini della vecchia dimora svelando un labirinto di strade e stradine nascoste tra mura, pareti e solai e del tutto inaccessibili al mondo umano. Per un regista è anche la ghiotta occasione di giocare con le dimensioni e mostrare, da un punto di vista enormemente più piccolo del nostro, cosa accade a un piccolo e solitario animale quando si batte un chiodo su una parete o si passa un semplice aspirapolvere. Nel pieno dello scontro, Verbinski ha inoltre già stabilito un rapporto empatico forte tra il pubblico e il piccolo eroe, mostrando il rifugio dove va a coricarsi dopo una giornata faticosa: dal piccolo giaciglio agli oggetti recuperati per l’arredamento del proprio minuscolo spazio vitale, tutto è perfettamente studiato per una vita meticolosamente organizzata e personalizzata, che rende il nostro topolino un personaggio a tutto tondo al quale non occorrono né un’espressività antropomorfa né l’uso della parola.

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“E’ incredibile! Ha fatto scattare la trappola, ha mangiato l’oliva, e per sfotterci ha lasciato solo il nocciolo!” esclama Lars, “Direi che lo stai sopravvalutando, i topi non sfottono” minimizza Ernie. Di fatto, il roditore conta proprio sull’aspettativa di essere sottovalutato per far apparire ogni propria mossa come una scelta casuale. E quando l’uomo cerca di ragionare come un topo, è sufficiente invertire i ruoli e incastrare gli umani nello loro stesse trappole. E’ anche per questo che, alla fine, è impossibile prevalere su chi è un nemico solo in apparenza. Dalla guerra potranno uscire tutti vinti o tutti vincitori. Anche nel corso delle funamboliche avventure, è dura prendere definitivamente le parti di qualcuno: lo script di Adam Rifkin e, soprattutto, le interpretazioni di Lane e Evans, rendono difficile schierarsi e prendere posizione durante la caccia al topo. Non è un caso che la soluzione del conflitto si riveli una vittoria per tutti. Due anni prima dell'uscita del film nelle sale, anche Casper aveva ricordato al pubblico che disinfestare una casa sfrattando i suoi coinquilini storici non era la soluzione ottimale per nessuno. Ma se i simpatici fantasmi si contrapponevano alla perfida Carrigan e al suo goffo scagnozzo Dibbs, il topolino ha a che fare con due fratelli con i quali il pubblico tende inevitabilmente a simpatizzare. Ecco quindi che per i malcapitati Smuntz la chiave di una nuova vita non è nella vendita della vecchia casa, avuta senza un briciolo di lavoro e di passione, ma in una nuova idea per quella fabbrica nella quale far rivivere un benessere figlio di una tradizione familiare: “Ernie non dovremmo cercare di venderla ma di farla funzionare insieme!” aveva azzardato Lars in tempi non sospetti. Finalmente, l'attività di famiglia rivive con una nuova mission e un'idea di business assolutamente vincente. E il vecchio Smuntz, la cui anima riposa nel magico ritratto nel suo ufficio, può finalmente sorridere.

Un Topolino Sotto Sfratto casetta

Il debutto alla regia di Verbinski fu anche il primo family movie in live-action della DreamWorks, che a distanza di pochi mesi rilasciò nelle sale Paulie - Il Pappagallo che parlava troppo, incentrato su un altro piccolo protagonista del regno animale. Il suo primo spot, poi ritirato, sfotteva la Disney con una voce fuori campo che narrava "E' la storia di un topo..." mostrando il celebre logotipo nero di Topolino, per poi svelare come si trattasse in realtà del topolino del film che stringeva due olive infilate in due stuzzicadenti. E nella famosa scena dell'asta, Nathan Lane saluta l'attore Ernie Sabella con un "Hakuna Matata" proprio perché i due sono, in originale, le voci di Timon e Pumbaa de Il Re Leone. Tra i pregi del debutto di Verbinski c'è sicuramente quello di produrre un continuo effetto straniamento che rende la vicenda avulsa dal tempo. Quando è ambientato Un Topolino Sotto Sfratto? Probabilmente, in una dimensione che oscilla tra vecchio e nuovo: la fabbrica e i due protagonisti sembrano usciti dagli anni 40, ma anche i due biechi rappresentanti della multinazionale del nylon sembrano due gangster d'altri tempi. Quando invece gli Smuntz cercano un gatto spietato per la caccia al topo, finiscono in una struttura nella quale la tecnologia è quella moderna: quando Lars nota una telecamera di sorveglianza, la scruta come se fosse un marchingegno tra l'ingegnoso e l'infernale, a rimarcare come una tecnologia del genere non faccia minimamente parte del suo mondo. Con la vistosa eccezione di Christopher Walken, pronto ad avvalersi di ogni tipo di tecnologia militare per la cattura del topo, il resto dei comprimari, dal sindaco al collezionista Alexander Falko, sembra uscito da un vecchio noir. Il topolino prende invece vita sul grande schermo grazie a un gran numero di roditori addestrati, ai migliori trucchi di scena della scuola di Stan Winston e, in alcune inquadrature, alla CGI. L'interazione del roditore con gli Smuntz è un tipico rovesciamento stilistico: il topo è fotorealistico, ma sono spesso i due umani a comportarsi come due vecchi cartoni animati. A dare potenza al film è soprattutto l'azzeccatissima colonna sonora di Alan Silvestri, pronta a oscillare tra un registro serioso e un taglio opportunamente faceto, e a passare da lunghe sferzate a un uso sapiente del fagotto, che dà il meglio di sé quando il gioco si fa duro e quando l'azione si prepara a decollare. Non è un caso che la partitura abbia uno dei suoi momenti più alti proprio nell'assolo del fagotto durante l'iconica scena nella quale il topolino schiva le innumerevoli trappole piazzate dai suoi aguzzini, per poi farle scattare tutte insieme azionando una letale catapulta con un cucchiaino e una ciliegia.

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Tocco di classe del film è inoltre l'ultima interpretazione del compianto William Hickey, voce del dottor Finklestein in Nightmare Before Christmas e autore del tormentone "Te la sei cercata, l'hai avuta, Toyota" in Forget Paris di Billy Crystal. Hickey morì durante le riprese, proprio come il vecchio Rudolf Smuntz, e il film gli venne dedicato con profonda commozione di cast e troupe. A distanza di quasi 20 anni, le peripezie dei fratelli Smuntz e l'arguzia di un topolino malauguratamente sotto sfratto sono ancora in gran forma, capaci di tenere incollati allo schermo dalla prima scena, degna della miglior commedia nera, fino a un epilogo per nulla scontato sotto il segno di un plot twist al formaggio.

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