Speciale: Titan A.E.

Riscopriamo Titan A.E., ambizioso e sfortunato lungometraggio animato del 2000 diretto da Don Bluth e Gary Goldman

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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All’alba del nuovo millennio, l’ultima fatica di Don Bluth e Gary Goldman è Titan A.E., ambizioso lungometraggio animato realizzato in tecnica mista tra animazione tradizionale e CGI. Con un budget tra i 70 e i 90 milioni, ne incassò negli Stati Uniti appena 22, e solo 14 nei mercati internazionali. Fu un vero e proprio disastro al botteghino ed è annoverato tra le principali cause di chiusura e di smantellamento dei 20th Century Fox Animation Studios, dopo appena sei anni di attività e i buoni risultati di Anastasia e di Bartok il Magnifico. Parte delle maestranze della divisione confluì poi nei Blue Sky Studios, concentrandosi esclusivamente sulla produzione di lungometraggi di animazione in CGI, rincorrendo i risultati di Pixar e DreamWorks Animation. In generale, gli esperimenti ibridi di inizio millennio, che fondono animazione tradizionale e CGI, hanno conquistato negli anni un folto seguito e sono stati riscoperti sia grazie al mercato home video che alla crescita della rete, ma al botteghino non hanno avuto molta fortuna: all’inizio del ventunesimo secolo il pubblico predilige chiarezza e scelte stilistiche precise, premiando gli studios che fanno innovazione a tutto tondo e snobbando nelle sale sia Titan A.E. che il disneyano Il Pianeta del Tesoro. I due titoli sono simili, pur avendo presupposti narrativi del tutto differenti: quello di Bluth e Goldman è uno spazio freddo, vuoto e inequivocabilmente crudele nel contenere la diaspora della razza umana, orfana del proprio pianeta; quello di Musker e Clements è un grande e colorato oceano spaziale nel quale è possibile respirare, muoversi senza tute spaziali e fare gli incontri più disparati a bordo di vascelli e natanti del cosmo. Proviamo a scoprire qualcosa di più su quello che è, a oggi, l’ultimo lavoro del leggendario duo Bluth/Goldman per il grande schermo.

After Earth

L’idea del film è smaccatamente quella di un action movie fantascientifico, nel quale incasellare tutti i topoi più classici del genere e declinarli in un macrocosmo di personaggi animati e fondali digitali tridimensionali. L’eroe e l’eroina sono giovani e belli, i comprimari alieni sono molto caratterizzati. I perfidi distruttori della Terra, i Drej, sono talmente cattivi da essere oltre la sfera del tangibile: Bluth e Goldman li rappresentano come pura energia (specificandolo più volte per bocca dei personaggi), con l’idea che il pubblico faccia il salto mentale che non c’è malvagità maggiore di quella immateriale. La regina dei Drej ha le fattezze di un enorme xenomorfo di energia dai tratti somatici volutamente anonimi e impersonali e la voce del sound editor dello Skywalker Sound Christopher Scarabosio, sconosciuto al grande pubblico ma celebrità tra gli addetti ai lavori.

Drej Regina Titan

Lo spazio realistico di Bluth e Goldman è in realtà figlio del progetto originario del film, che vedeva Titan A.E. sviluppato come un live-action con il titolo provvisorio di Planet Ice. Ben 30 milioni di dollari vennero spesi solamente per la sua progettazione, per poi abbandonare l’idea delle riprese e convertire quanto sviluppato in un lungometraggio di animazione affidato al regista di Brisby e il Segreto di NIMH e al suo collaboratore di lungo corso. Nel frattempo, nello script fanno incursione molti autori, tra i quali Joss Whedon. Titan cresce come un progetto multistrato, nel quale i due registi vi imprimono un tratto già sperimentato in Anastasia (con il contributo del suo principale concept artist, Paul Cheng), che mescola il character design degli umani e delle creature fiabesche al tratto minimale e curvilineo di quelle aliene. Contemporaneamente, un gioco per PlayStation e PC era in sviluppo dal 1999 con il nome, per l’appunto, di Planet Ice. "Quando Fox ha preso gli Studios di Don Bluth siamo rimasti impressionati dai risultati di Anastasia" dichiarò Philip Oliver di Blitz Games, "Volevamo sviluppare un gioco ma poi si decise che il titolo non era appropriato, quindi ci siamo riservati la facoltà di aspettare un'altra occasione. Questa ci è sembrata perfetta!". Il gioco avrebbe seguito a grandi linee la storyline del film, con Cale e Akima che, anni dopo la distruzione della Terra, intraprendono un avventuroso viaggio nello spazio alla ricerca della leggendaria astronave Titan, che contiene la chiave di una nuova vita per l'intero genere umano. Nello stesso anno ne venne mostrata una piccola demo all’E3 di Los Angeles ma, poco dopo, Fox Interactive cancellò frettolosamente il progetto, annunciando che il titolo non sarebbe stato ultimato per via del pesante tonfo al botteghino del film. Uscirono, invece, una serie di romanzi prequel alla storia, scritti da Rebecca Moesta e Kevin J. Anderson e pubblicati da Ace Books: Cale’ s Story, Akima’s Story e Sam’s Story, dedicati alle vicende pregresse dei protagonisti. Venne pubblicato anche un fumetto, edito dalla Dark Horse Comics e sempre incentrato sulle vicende che precedono gli eventi narrati del film, nel quale si raccontano le origini del progetto Titan in vista di un sovraffollamento del pianeta e in cui i lettori fanno la conoscenza dei temibili Drej, alieni di pura energia che iniziano ad attaccare la maggior parte dei nostri avamposti militari. Dopo la battuta di arresto di Titan A.E., Bluth e Goldman non hanno più diretto un lungometraggio animato. Fino al 2000, i due sono riusciti per anni a tenere in piedi uno studio indipendente di altissimo livello, arrivando a assumere oltre 500 collaboratori e a sostenere costi fino a 450.000 dollari alla settimana, ritagliandosi uno spazio creativo nell’industria dell’animazione che li ha visti in perenne rotta con il colosso disneyano. Nel 1997, appena ultimato Anastasia, la Disney distribuisce nuovamente nelle sale La Sirenetta scegliendo come data di uscita esattamente quella del film di Bluth e Goldman. Nel 2000, lo stesso giorno di rilascio di Titan A.E. viene scelto come data di uscita di Fantasia 2000. E’ il mercato, è il business, è la vita, ma i due considerano il comportamento disneyano una vistosa caduta di stile: “Non tollerano che altri studi mettano piede nell’animazione. Pensano sia il loro esclusivo territorio e che noi ci stiamo entrando a gamba tesa" dichiarò Goldman al Los Angeles Times. Nel 2002, i due sono tornati nel mondo di Dragon’s Lair rilasciando Dragon's Lair: Return to the Lair, ispirato al primo glorioso gioco del 1983. Dal 2007, i due cercano finanziamenti per un lungometraggio animato basato proprio sull’universo di Dirk l’Ardito. Il progetto è fermo da oltre dieci anni ed è sbarcato prima su Kickstarter poi su Indiegogo, dove ha raggiunto la cifra iniziale di circa seicentomila dollari. Dopo Titan A.E., oltre a Dragon’s Lair, il duo Bluth/Goldman aveva ben altri 3 progetti in cantiere, nessuno dei quali venne realizzato.

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Over my Head

Se è dura rendere accattivante una vicenda nella quale in gioco non c’è la distruzione della Terra ma il ritrovamento di una nuova patria, per parte del pubblico è altrettanto dura non avere un villain alieno di riferimento tradizionale. Al momento dell'uscita del film nelle sale, parte della critica e del pubblico applaude al coraggio creativo di Bluth e Goldman e alla sfida di portare nell’animazione i luoghi narrativi e visuali più tipici della science fiction. Una parte del pubblico è invece visibilmente confusa. Già nel corso della seconda settimana gli incassi calano vorticosamente e le opinioni sul film tendono a polarizzarsi. Ha invece un ottimo successo il singolo Over My Head dei Lit, incluso nella colonna sonora di Graeme Revell e sottofondo della sequenza nella quale Cale e Akima riparano i motori di una vecchia nave. Molti hanno visto nell’ambientazione e nell’atmosfera più cupa rispetto ai lavori precedenti di Bluth e Goldman una forte influenza stilistica degli anime, che i due registi hanno tuttavia più volte negato. “A livello internazionale, ci hanno chiesto più di una volta se gli anime avessero influenzato o meno il nostro lavoro, e a dire il vero la risposta è no. Tuttavia l’ho sempre preso come un complimento, la popolarità degli anime è in grande ascesa di questi tempi” dichiarò Goldman, “Credo che il pubblico tenda a associare i colori, lo stile e le tematiche di fondo presenti nel nostro film a quelle di molti anime di grande successo. Probabilmente questo accade perché non è un progetto che abbiamo preso in carico immediatamente. In origine non dovevamo dirigerlo noi, siamo entrati a preproduzione già completata, ma Don e il resto della squadra lo hanno ridisegnato quasi completamente”.

Sam Cale Titan

“Abbiamo adottato uno stile più dark rispetto ad Anastasia, è vero, soprattutto negli sfondi" prosegue Goldman, "Ma è solamente un look differente. Se ci fate caso, l’animazione in realtà è molto simile a quella di Anastasia proprio perché quasi tutti i personaggi principali sono umani. In fase di produzione abbiamo usato molta live-action come fonte di ispirazione per disegnare. E' un metodo di lavoro che abbiamo adottato anche in relazione al pubblico che volevamo raggiungere. Di fatto, il nostro target di riferimento sono stati i giovani adulti, soprattutto i maschi, ma i test che abbiamo fatto con il pubblico hanno mostrato un apprezzamento unanime nei confronti del nostro film da parte di uomini e donne” spiegò Goldman poco prima dell’uscita del film nelle sale. In qualche modo, furono gli stessi registi a specificare di non aver concepito il film come rivolto a una fascia di pubblico più generalista possibile. “Direi che non è un film a misura di mamme, anche se certamente non vogliamo lasciare mamme e bimbi fuori. E’ molto intenso, c’è anche qualche ammiccamento piccante, e poi c’è molta violenza. Non credo che sia adatto a un bambino sotto gli 8 anni” disse Goldman nel corso di una delle interviste di promozione. Uscito al cinema, Titan A.E. sorprese per l'impianto visivo spettacolare e pirotecnico e per la forte tridimensionalità che l'intero team creativo riuscì a raggiungere. Tra gli addetti ai lavori, tuttavia, la curiosità era ben altra. La vera sfida dei due registi era stata, in realtà, quella di realizzare un lungometraggio simile decisamente a tempo record. Titan A.E. venne infatti realizzato in soli 19 mesi. Fu una vera e propria corsa contro il tempo e, una volta completato, schizzò quasi immediatamente nelle sale senza che si impostasse una campagna marketing studiata e pianificata a dovere. A film ultimato, nessuno credeva che un prodotto del genere fosse stato realizzato in poco più di un anno e mezzo. Originariamente, circa il 40% del film doveva essere realizzato in CGI, ma con il passare dei mesi il team creativo arrivò a utilizzare l’animazione digitale in oltre l'87% delle sequenze, chiaramente facendo levitare il budget. Bluth e Goldman erano entusiasti dei risultati e spesso, dopo aver testato la CGI in scene nelle quali non era originariamente prevista, ne chiedevano sempre di più.

Titan A.E. spazio

Circa a metà della fase di produzione, i due contattarono il gruppo di animatori di David Paul Dozoretz, responsabile di molte delle animazioni in CGI per la Lucasfilm. Fu proprio il team di Dozoretz a prendere in carico la famosa sequenza dell’inseguimento spaziale tra i cristalli di ghiaccio, uno dei momenti di maggior realismo che risultò simile, non a caso, ai funambolici inseguimenti di Star Wars. Ai costi si aggiunse il cachet del ricco cast di celebrità hollywoodiane chiamate a prestare la voce ai protagonisti: Matt Damon è Cale Tucker, giovane sopravvissuto alla distruzione della Terra e figlio di Sam Tucker, responsabile del progetto Titan, doppiato da Ron Perlman. Drew Barrymore è la giovane Akima, Bill Pullman è il capitano Joseph Korso, John Leguizamo è il geniale e svampito alieno Gune, Nathan Lane è l’alieno Preed. Sul fallimento al botteghino del film, intervenne nuovamente Philip Oliver di Blitz Games, dopo la cancellazione di ogni prodotto collaterale legato al film, a partire dai videogiochi: "Nel nostro business dobbiamo aspettarci l'inaspettato, per noi sarebbe potuto essere un disastro ma per fortuna siamo preparati a questo genere di eventi. Mi spiace solo che Titan non abbia avuto successo, è un vero peccato che il pubblico non lo abbia premiato. Credo, ancora una volta, che gran parte dei mancati introiti si debba alla mancanza di una politica di marketing adeguata al prodotto. Continuo a difendere il film, è buono. Sarebbe stato un incentivo all'intera industria dell'animazione a concentrarsi sulla fantascienza, e ovviamente sarebbe stato un ottimo percorso per l'industria videoludica, avrebbe potuto fornirci un eccellente materiale di partenza". Oggi, a distanza di sedici anni, il film ha un nucleo affezionato di fan e l'industria si è riorganizzata su nuovi equilibri, marchi e realtà produttive che, in parte, derivano anche dal forte schianto del film di Bluth e Goldman sul muro del box office.

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