Speciale Quinto potere a Venezia 67
Tornati a Roma, recuperiamo le cose migliori dei giornalisti presenti al Lido, incominciando ovviamente dall'inviata di Repubblica Natalia Aspesi, che non crede alla relazione tra Tarantino e la Coppola e spoilera allegramente i film...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
La cosa bella, è che quest'anno ho condiviso diverse cose dette dalla Aspesi, come quando nell'articolo del 13 settembre sostiene "Più coraggio quel che serve ai nostri autori". O il fatto che il suo film preferito del concorso fosse Silent Souls. Tuttavia, di perle e perlette la buona Natalia ce ne ha regalate tante. Cominciamo dalla fine, ossia dal suo commento ai premi uscito il 12 settembre:
Premio inventato lì per lì (Leone d'oro per l'insieme dell'opera) al canuto Monte Hellman".
In realtà, trattasi di premio che ogni tanto viene assegnato e di sicuro "non inventato lì per lì".
Macchevordì? Quale direzione? Mistero, a differenza del rapporto Tarantino-Coppola, che non è certo una voce.La giovane Sofia gli (a Tarantino, ndr) è stata attribuita in passato come fidanzata, cosa poco probabile visto che lo si ritiene restio ad avventurarsi in quella direzione.
In altri articoli, ci si chiede anche se Venere nera "sarà troppo lungo, 240 minuti" (di sicuro, visto che è 'soltanto' di 160 minuti) e può capitare che nel resoconto di Noi credevamo si tenti disperatamente di parlare del presente ("ma anche personaggi che non passeranno alla storia come Bondi o Cicchitto"). Ovviamente, non poteva mancare l'ampio utilizzo di trame per i film recensiti, come capitato per La versione di Barney, Noi credevamo, Somewhere, Miral, Venere nera e La solitudine dei numeri primi. Di questi ultimi tre si rivela anche il finale, cosa grave soprattutto per il film di Costanzo, che è diverso da quello del libro.
Ma il pezzo che ha fatto più discutere è stato quello sull'assenza di capolavori a Venezia. Certo, se la Aspesi ha visto solo le opere del concorso (avendo parlato solo di un film al giorno, ipotesi da non scartare), impossibile darle torto, ma il bello dei Festival è che i film vanno anche cercati in giro. Invece, la solita nostalgia del passato, per cui prima "la gente correva a vedere cose del tutto incomprensibili come L'anno scorso a Marienbad o faceva la fila per L'avventura" (sì, come no, Antonioni ha sempre incassato più di James Cameron), mentre ora si critica chi "avrebbe la forza d'animo, se mai il film fosse distribuito in Italia per più di mezza giornata, di esaltarsi per l'ultima Palma d'oro del Festival di Cannes, Lo zio Boonmee che si ricorda delle sue vite anteriori?" (io certo no, vista che rottura di palle senza senso era quel film, che peraltro è stato comprato dalla BIM, si presume per farlo vedere agli italiani più di mezza giornata). Si parla anche della "diavoleria moderna che sono le famose palle o stelle o altro segno sbrigativo di giudizio" (diavoleria che è adottata anche nelle recensioni della Aspesi, ma forse non se ne è accorta).Ci si sbaglia anche quando si dice, per criticare i cinefili, che "se due film interessanti per originalità e incanto visivo, il russo Silent Souls e il giapponese Norwegian Wood, sono stati giudicati da alcuni troppo lenti, provocando fughe precipitose dalle sale". Vero per il giapponese, falso per il russo, che peraltro durava solo 75 minuti. Però poi si esalta la moltitudine di giovani che vede i film della Mostra, vabbeh...
Una riflessione, è normale che (da quello che abbiamo potuto constatare) che un'inviata ospite dell'Hotel Excelsior (ossia lo stesso dei divi) scriva e parli di un film al giorno, per poi ammettere anche tranquillamente di essersi persa Attenberg per "le scarse proiezioni tutte accavallate e un corpo, ancora purtroppo umano quindi difettoso, spesso si è dovuto bigiare"? Insomma, i precari e i collaboratori di Repubblica che ne pensano? Da parte nostra, non possiamo che fare i complimenti al Festival del cinema di Roma, che ha scelto la nostra come giurata per l'edizione 2010. La persona giusta al posto giusto...
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