Speciale - Playstation Now

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Sony presenta il suo servizio di streaming per i giochi, salto nel futuro o azzardo tecnologico?

Sony ha scelto il prestigioso palco del CES di Las Vegas per svelare Playstation Now, il nuovo servizio di streaming cloud nato dopo l’accordo chiuso con Gaikai ormai due anni fa. Che l’azienda di Tokio volesse puntare in maniera decisa alla creazione di una piattaforma virtuale universale era noto tuttavia in pochi si aspettavano la possibilità di toccare con mano la tecnologia a solo tre mesi dall’uscita sul mercato di Playstation 4.

Andrew House, megapresidentegalattico [cit.] di Sony, ha spiegato che, inizialmente, Playstation Now sarà limitato ad alcuni device fra cui i nuovi televisori Bravia, PSVita e, ovviamente Playstation 4. La tecnologia promette faville: stando alle dichiarazioni di House, infatti, sarà possibile giocare ai titoli Playstation 3 e Playstation 4 senza bisogno di alcun device oltre al pad e a una connessione ad internet. Un vasto programma, come direbbe il Generale De Gaulle e, effettivamente, la proposta di Sony, oltre che decisamente ambiziosa, sembra costruita apposta per solleticare i desideri più reconditi di ogni gamer che si rispetti. Dopotutto chi non vorrebbe la propria collezione di giochi sempre disponibile ovunque, con un solo account e senza nessun tipo di ingombro fisico?

Per quanto affascinante, però, il progetto di Sony, almeno per ora, si scontra con alcuni limiti tecnici: chi ha avuto modo di provare le demo presenti al CES, come The Verge o Engadget, ha immediatamente notato un leggero ritardo nella risposta ai comandi e, provando The Last of Us, la stampa americana è concorde nel dire che la resa grafica non è, almeno per ora, assolutamente paragonabile alla controparte su Blu Ray. Sony naturalmente ha spiegato che lo streaming viene ottimizzato in base alla banda della connessione utilizzata e, dunque, si potrà incorrere in cali di frame rate o una risoluzione non proprio full HD. L’idea è decisamente interessante ma, già dalle prime prove, si nota come il maggiore collo di bottiglia sia totalmente fuori dal controllo di Sony, ovvero la qualità delle connessioni ad internet dei vari paesi. Giappone escluso, infatti, la situazione non è delle migliori: Gli Stati Uniti, lontano dalle due coste precipitano in un baratro dove neppure i cellulari funzionano (eccezion fatta per le grandi città) mentre l’Europa sconta un deficit infrastrutturale cronico che molto difficilmente verrà colmato a breve. Scendendo nello specifico del nostro martoriato paese la situazione non migliora assolutamente: i provider forniscono connessioni di qualità spesso infima, senza minimi garantiti e con soglie ridicole soprattutto per quanto riguarda l’upload dei dati; tolte le offerte a fibra ottica - disponibili solo nelle aree metropolitane - l’Italia fatica a passare dalla banda stretta alla banda larga, figuriamoci il sostentamento su larga scala di un sistema come quello previsto da Playstation Now. Il rischio, dunque, è che il nuovo progetto di Sony si trasformi nell’ennesimo saltimbanco tecnologico, buono per stupire gli amici ma assolutamente incapace di sostituire i buoni vecchi supporti fisici. Questa situazione, naturalmente, non è eterna, anzi, una spinta da parte di colossi come Sony potrebbe spingere le telco ad investire creando un circolo virtuoso che avvantaggi utenti, creatori di contenuti e provider, tuttavia, almeno a breve, la situazione ci sembra piuttosto fosca. In ogni caso attendiamo con ansia il lancio ufficiale di Playstation Now (previsto per i prossimi mesi) per capire cosa Sony abbia davvero in serbo.

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