Speciale: Mars Attacks!
Riscopriamo Mars Attacks! di Tim Burton, una delle invasioni aliene più anarchiche e irriverenti degli anni 90.
Condannati alla pena di Marte
L’umanità di Mars Attacks! è un ginepraio di macchiette lobotomizzate dal circuito mediatico globale, pronte a protestare se il Presidente interrompe le trasmissioni televisive per avvisare il mondo dell’arrivo di una civiltà extraterrestre. Se il leader del mondo libero annuncia la scoperta in diretta TV con una chiacchierata al caminetto, a Las Vegas l’unico pensiero di Art Land è come trarre profitto dall’arrivo dei visitatori spaziali: “I marziani avranno bisogno di un letto? Di stare comodi?” si chiede facendo progetti per il proprio albergo extralusso. Non va molto meglio con l’informazione: “Se i marziani atterrano la stampa avrà libero accesso? Possiamo intervistarli?” chiede in sala stampa Jason Stone. Gli stessi marziani scelgono di interrompere le trasmissioni TV per annunciare il loro arrivo sul nostro pianeta, apparendo in diretta mondiale e scatenando una giostra di reazioni tanto inaspettate quanto ordinarie: “Non farò mai entrare quella cosa in casa mia!” esclama la first Lady, “Quant’è brutto!” esclama Nathalie alla vista dell’ambasciatore di Marte. “Sono brutti, dicono alcuni, ma io credo che vengano a indicarci la via, io credo che vengano a salvarci!” esclama Barbara a un incontro degli Alcolisti Anonimi. Mentre la Nazione reagisce in maniera scomposta, la classe politica è allo sbando e nemmeno un briefing con i migliori scienziati riesce a farle comprendere cosa i marziani vogliano da noi. Prima che i visitatori alieni sbarchino sulla Terra, Burton mostra una carrellata di umani ai quali, tutto sommato, non farebbe poi così male un’invasione aliena. “Forse ci meritiamo di venire distrutti, la razza umana non è degna di vivere” sentenzia Barbara ricominciando a bere. “Non sanno con chi hanno a che fare! Liberali, intellettuali, pacifisti… idioti!!!” esclama un impettito Rod Steiger. A fare la differenza è invece una rinnovata alleanza tra giovani e anziani, pronti a rimediare alle storture del mondo con una semplicità d’animo che il genere umano ha irrimediabilmente smarrito. Dove tutti falliscono, una nonna e suo nipote hanno la meglio, restituendo a tutti la possibilità di ricominciare. Tre anni dopo, ne Il Mistero di Sleepy Hollow, Burton proporrà al pubblico un villain senza testa contro un paladino della ragione. Ma in Mars Attacks! sono gli umani ad aver perso la brocca, soccombendo inevitabilmente a degli invasori dal cervello vistosamente grande. E se nella nebbiosa Sleepy Hollow basterà restituire il teschio perduto al cavaliere, in un arido e bigotto Kansas la signora Norris scopre invece come far esplodere il cranio agli invasori. Nessun virus, biologico o informatico, ma una semplice melodia dei bei tempi andati (Indian Love Call di Slim Whitman del 1952) salva un pianeta in mano a chi ha perso letteralmente la testa, pronta a funzionare anche sul corpo di un chihuahua.
Omini verdi all'attacco
Naturalmente, la prima base dell’impianto figurativo del film è nelle figurine del trading card game Mars Attacks della Topps, in parte ispirato all’iconografia di Weird Science della EC Comics. L’idea di trarne un film per il grande schermo risale al 1985, con varie bozze dello script redatte da Alex Cox, Martin Amis e, infine, da Jonathan Gems, che propose a Burton sia un’idea per Mars Attacks! che per Dinosaur Attack!, sempre ispirato a una collezione di carte Topps del 1988. Ma era ormai il 1993, e Jurassic Park stava sbancando i botteghini, convincendo Burton a deviare sui marziani anziché sui dinosauri. Suo malgrado, nel ’96 sarà Independence Day a primeggiare al box office, decretando l’inatteso flop di uno dei film con il cast più ricco e blasonato dell’intero decennio. Dopo Ed Wood, l’idea di Burton per Mars Attacks! sembrava l’omaggio perfetto proprio al cinema di Edward D. Wood e a titoli come Plan 9 From Outer Space ma anche a cult come L’Invasione degli Ultracorpi di Don Siegel o persino La Guerra dei Mondi di Byron Haskin del ’53. I diritti per il film furono acquistati dalla Warner, che fino all’ultimo fu molto dubbiosa nei riguardi dello script, anche dopo le modifiche apportate dallo stesso Burton, non accreditato tra gli sceneggiatori. Dopo l'uscita al cinema, Jonathan Gems svelò che, molti anni prima di Independence Day, tra le idee per il film c’era proprio quella di mostrare la Casa Bianca e l’Empire State Building collassare sotto il fuoco nemico: “La Warner giudicò il progetto iniziale troppo ambizioso” svelò Gems “Il Budget venne ridotto drasticamente, quindi tagliammo tantissimo materiale per adeguarci ai costi”. Come spesso accade, in una sorta di gioco del telefono produttivo, i progetti mutano nel tempo assumendo una configurazione spesso irriconoscibile rispetto all'idea di partenza. Quando Mars Attacks! si agganciò a Tim Burton, divenne un progetto meno costoso ma non meno ambizioso, con l'idea di portare sul grande schermo una commedia nera ad alto budget dai toni volutamente grotteschi e smaccatamente pulp e con la partecipazione della hollywood più in vista. A distanza di 20 anni, tra i meandri di un cast di mostri sacri, spicca ancora l'interpretazione muta di Lisa Marie, allora musa e compagna di Burton, nei panni del marziano in incognito in tenuta da cotonata accompagnatrice di lusso.
Per il design della martian girl, la costumista Colleen Atwood mescolò al look delle carte Topps l’immagine di Marylin Monroe, il lavoro di Alberto Vargas e l’immagine di Jane Fonda in Barbarella, dando vita a una vera e propria composizione ambulante alla quale la Marie regalò una giostra di movenze ipnotiche e allo stesso tempo inquietanti. Il costume venne quotidianamente cucito sull'attrice, poiché non aveva alcun bottone e nessuna zip. Per una gustosa coincidenza, quando Martin Short presenza a Lisa Marie la "stanza Kennedy" della Casa Bianca, nell'acquario si vedono molte specie di pesci che appaiono anche in quello del dentista di Alla Ricerca di Nemo, che ospita proprio alcune delle tipologie di pesci da acquario più diffuse negli Stati Uniti. Per la Casa Bianca, lo scenografo Thomas Wynn ricreò una stanza dei bottoni sulla falsariga di quella de Il Dottor Stranamore, nella quale il Presidente degli Stati Uniti riesce a rendersi ancora più ridicolo che in televisione, prima fallendo miseramente nell’attaccare gli invasori e poi cadendo in una sorta di inconcludente stato depressivo mentre il mondo va a carte quarantotto. Per i veicoli spaziali, Burton amava l’idea di mostrare navicelle simili a quelle de La Terra contro i Dischi Volanti, realizzate nel '56 grazie agli effetti speciali di Ray Harryhausen. Inizialmente, l’idea era proprio quella di fare ampio uso di stop-motion sia per i marziani che per i loro veicoli, come omaggio sia alla fantascienza degli anni 50 che al lavoro di Harryhausen su film come Gli Argonauti del '63. Burton avvicinò nuovamente Henry Selick, regista di Nightmare Before Christmas, che tuttavia era immerso nella lunga e complessa produzione di James e la Pesca Gigante. Più tardi, come supervisore delle animazioni a passo uno venne assunto Barry Purves, che lavorò sul progetto per otto mesi con un team di 70 persone. Tuttavia, la Warner voleva evitare che il budget di produzione arrivasse a 100 milioni e convinse Burton a utilizzare l'animazione digitale. La distruzione dell'hotel di Art a Las Vegas è invece la vera ripresa della demolizione del celebre The Landmark Hotel and Casino, appartenuto a Howard Hughes, che venne fatto brillare il 7 novembre del 1995. E per i marziani, scartata l'ipotesi del passo uno, la Industrial Light & Magic venne incaricata di portare alla luce in CGI la mirabolante giostra di perfidi e dispettosi omini verdi, organizzati come una società di formiche operaie.
Alla fine dello scontro, terminato nel più imprevedibile dei modi, l’umanità riparte dalle proprie macerie e riscopre un rinnovato Eden, evocato dal paesaggio incontaminato del lago Thaoe nella Sierra Nevada, dove alcuni tra coloro che si sono salvati passeggiano tra fiori e animali selvatici, e dove Tom Jones può ricominciare a cantare felice come una Pasqua. Terminata la release nelle sale, gli incassi del film furono magri: con un budget di produzione di 70 milioni di dollari, ai quali se ne aggiunsero 20 di promozione, Mars Attacks! ne raccolse appena 37 negli Stati Uniti, superando di poco i 100 a livello globale. Risultati al di sotto delle attese sia in termini numerici che di aspettative, dato il grande numero di star coinvolte. Nel cast non appare Johnny Depp, che aveva già all'attivo tre collaborazioni con Burton e che declinò il ruolo di Jason Stone, poi andato a Michael J. Fox. A prescindere dal botteghino ingeneroso, a distanza di 20 anni e con un po' di sana sospensione dell'incredulità, Mars Attacks! è ancora una fresca e frizzante rappresentazione di come potere, media e popolazione possano reagire in maniera grottesca e puerile di fronte a un'emergenza collettiva: “Io vi posso aiutare, sono un avvocato!” svelava Danny DeVito a un marziano, “Voi volete conquistare il mondo? Vi servirà un avvocato!”. Chi ci salverebbe, oggi, se i marziani venissero a incasinarci il pianeta?