Speciale Isao Takahata: Jarinko Chie

Jarinko Chie racconta di una bimba che vive in modo indipendente a causa di una famiglia complicata

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Jarinko Chie

Dal 1978 al 1997, Etsumi Haruki scrisse e disegnò Jerinko Chie ("Chie la monella"), che con i suoi sessantasette volumi rientra nella classifica dei trenta manga più longevi di sempre. La protagonista è una bambina che vive in modo indipendente a causa di una situazione famigliare complicata.

Per adattare questa storia sul grande schermo venne chiamato il regista Isao Takahata, reduce dal successo di serie televisive con protagonisti proprio dei bambini: Heidi, Marco dagli Appenini alle Ande, Conan il ragazzo del futuro e Anna dai capelli rossi.

Da un lungometraggio animato, soprattutto se diretto dallo stesso regista di La grande avventura del piccolo Principe Valiant, sarebbe lecito aspettarsi luoghi esotici, avventure straordinarie e sequenze visivamente sorprendenti, ma Jerinko Chie non è niente di tutto ciò. Takahata va infatti nella direzione opposta, rinunciando alle ambientazioni spettacolari delle sue serie animate e portando il racconto nella periferia giapponese.

In realtà non c'è una vera e propria storia alla base del progetto: potremmo considerarlo uno slice of life ante-literam (genere su cui Takahata tornerà con I miei vicini Yamada) che segue la protagonista in una serie di brevi situazioni, con un labile collegamento tra una e l'altra.

Chie lavora nel ristorante dei suoi nonni ed è costretta a vivere in modo indipendente, in quanto il padre è un disadattato che spende tutto il denaro in scommesse e ha spesso a che fare con yakuza; è per questo motivo che la sua compagna se n'è andata, cosa che ha provocato molta sofferenza nella bambina.

Nonostante la giovane età della protagonista, l'opera ha momenti intensi in cui i legami familiari vengono tratteggiati con un approccio maturo, certamente più adatto a un pubblico adulto. Non ci sono elementi fantastici che contraddistinguono Jarinko Chie, ma la scelta di realizzarlo come prodotto animato è perfetta considerando la grande espressività dei personaggi, nei volti e nei corpi, impossibile da rendere in un film live action. Takahata, infatti, si focalizza parecchio sulla caratterizzazione psicologica, sottolineando in questo senso le potenzialità dell'animazione.

Poche sono le concessioni non realistiche: una manciata di gag slapstick e un gatto (non parlante) con atteggiamenti antropomorfi. L'animale potrebbe sembrare un elemento aggiunto per catturare l'attenzione del pubblico più giovane, ma considerando i suoi testicoli sempre in bella vita (elemento centrale di alcune sequenze come sarà per i tanuki di Pom Poko) siamo decisamente lontani dalle creaturine kawai presenti in molti anime.

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