Speciale Isao Takahata: Goshu il Violoncellista
Ricordiamo Goshu il violoncellista, il terzo lungometraggio animato di Isao Takahata
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Nel 1982, un anno dopo Jarinko Chie, Isao Takahata torna sul grande schermo con Goshu il Violoncellista, una favola della durata di soli cinquantanove minuti. Il regista era infatti impegnato con l'adattamento televisivo di Jarinko Chie, e in pochi mesi non poteva dedicarsi a un progetto più ambizioso, per cui non c'è da stupirsi che questa sia l'opera più minimalista della sua filmografia.
La vicenda si svolge quasi interamente nel mulino in cui vive Goshu, dove gli unici comprimari sono gli animali che bussano alla sua porta, con la sola eccezione del severo direttore d'orchestra. L'ambientazione ridotta riesce però a respirare grazie ad alcune sequenze oniriche che scaturiscono dalla musica suonata. In tal senso, risulta ammirevole la consapevolezza visiva di Takahata, che attraverso inquadrature ispirate e controcampi non fa pesare allo spettatore la staticità delle scene.
La pellicola è tratta da una storia breve di Kenji Miyazawa che non sfigurerebbe in una raccolta di racconti dei fratelli Grimm o di Perrault. Il beneficio più grande della trasposizione animata risiede proprio nel rapporto tra le immagini e la colonna sonora, che, pur senza toccare il livello di virtuosismi grafici del Fantasia di Walt Disney, è in grado di trasmettere agli spettatori più giovani il valore della musica quanto l'impegno e la passione necessari per studiarla.