Speciale - Diablo III - In attesa di giudizio

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Il lungo cammino verso la recensione del nuovo titolo Blizzard...

E’ stato già definito come il lancio più importante e massivo di sempre per un titolo PC. Qualcuno l’ha già finito, e posta online orgogliosamente le statistiche. Altri continuano a lamentarsi per i problemi legati al lancio dei server online e per il DRM.

Noi di Badgames.it Diablo III lo stiamo giocando, e, prima di parlarvi in maniera approfondita di qual è la nostra opinione al riguardo, ci prenderemo ancora diversi giorni. Si tratta infatti di un titolo non solo longevo e rigiocabile, ma anche caratterizzato da dettagli la cui valutazione richiede tempo. Come cambia ad esempio il gameplay se la campagna viene affrontata da soli o in cooperativa? Qual è l’impatto della famosa auction house a pagamento sull’offerta ludica?

A domande come queste non si può rispondere in un paio di giorni e, dato che Blizzard ha scelto di non fornire copie stampa prima del rilascio, per la nostra recensione dovrete attendere ancora qualche tempo.

Per ingannare l’attesa, vediamo come Diablo III è arrivato ad essere quello che è, ossia un successo annunciato ben prima di giungere sugli scaffali, con oltre due milioni di preordini, eppure costante fonte di preoccupazione e notti insonni  per i suoi creatori.

Per comprendere questo eccezionale mix di entusiasmo e ansie bisogna tornare indietro sino al 1997, anno di nascita del primo Diablo. O, meglio ancora, a qualche anno prima, ai giochi di ruolo noti come dungeon crawler o roguelike (dall’originale Rogue del 1980). Seppure molto più arretrati dal prodotto Blizzard (grafica ACSII, turni, morte permanente del personaggio), di certo alcune delle loro caratteristiche sono confluite nel primo Diablo, seppure raffinate all’inverosimile e accompagnate da una grafica finalmente accattivante.

Diablo III

Rileggendo oggi le recensioni dell’epoca, si nota come una delle caratteristiche più amate del capostipite sia la generazione procedurale dei contenuti e la conseguente rigiocabilità.In mezzo a tante entusiastiche parole spese per la grafica e il fine bilanciamento delle classi, c’è una frase che ritorna costantemente: “Diablo è ogni volta un’esperienza diversa”. Questo fattore, unito a una modalità multigiocatore molto apprezzata, rappresenta la chiave del successo firmato Blizzard. Si trattava di un titolo che qualunque giocatore ha finito più di una volta, e non solo per ammassare assurdi collezionabili. No, il giocatore medio ha finito Diablo più di una volta soprattutto perché era divertente farlo.

“Solo” tre anni sono bastati a Blizzard per portare l’immancabile sequel sugli scaffali, quasi un record di velocità se si considerano i tempi medi della software house californiana. Diablo II si concentrò nettamente sul comparto multigiocatore, offrendo chance cooperative e competitive e un supporto fino a otto giocatori. Già apprezzato durante il ciclo vitale del primo capitolo, Battle.net divenne un modello per tutti i futuri network di gioco online, funzionale e facile da usare nonostante la totale gratuità. A risultati di vendita da record, corrispose tuttavia qualche perplessità da parte della stampa specializzata: contrapposto ad altri GDR illustri usciti nel frattempo, su tutti Baldur’s Gate e Planescape Torment, Diablo II fu criticato per la ripetitività e la scarsa profondità del gameplay, e per la grafica non più rivoluzionaria. Critiche senza dubbio fondate, che tuttavia non impedirono al titolo di diventare un classico assoluto, l’unico videogioco tanto longevo a ricevere un’ultima, massiccia patch a ben 9 anni dal suo rilascio.

A questo punto dovrebbe risultare ormai chiaro il perché le attese attorno a Diablo III fossero così alte. La saga ha confermato la capacità unica di Blizzard di creare giochi che generano dipendenze al limite dell’ossessivo nell’utenza, forse proprio perché basate su meccaniche fondamentalmente molto semplici, apparentemente alla portata di tutti.

L’entusiasmo che, durante il Worldwide Invitational 2008 di Parigi, ha sommerso il discorso di Mike Morhaime, con cui il CEO di Blizzard confermava i lavori in corso su Diablo III, era davvero genuino e incontenibile, pari, se non superiore, a quello cui si può assistere ai concerti delle migliori rock/popstar. Da lì in avanti, come piacerebbe dire all’Imperatore Palpatine, è andato “tutto secondo i piani”. Quattro anni di duro sviluppo e attenta costruzione dell’hype, poi, finalmente, la beta. Un buon punto di partenza per scoprire le reazioni dei fan alle molte modifiche apportate al seppur collaudatissimo gameplay, prima tra tutte la gestione delle skill del personaggio, completamente stravolta rispetto al passato. Come sempre ossessionati dalla qualità dei propri prodotti, i ragazzi di Blizzard non hanno esitato ad apportare massicce modifiche alla giocabilità durante le beta, raccogliendo statistiche ad uso interno e analizzando il feedback della comunità. Arriviamo così al fatidico 15 maggio, all’apertura dei server, ai primi grossi problemi di connessione.

Ironia della sorte, Diablo III ha al momento su Metacritic, il più illustre aggregatore di valutazioni per videogiochi, cinema e musica, il punteggio più basso della saga, 86 centesimi. L’user score, ossia il voto assegnato dagli utenti, si attesta al momento su un bassissimo 38 (rimane comunque una valutazione da prendere con le pinze, dato che si presta spesso alla platform war e agli haters di certi prodotti). L’utenza si lamenta soprattutto del DRM, che costringe a mantenere attiva la connessione ad internet anche per giocare offline, dei ripetuti problemi di login (Twitter è stato letteralmente floodato di commenti negativi nelle ore successive al rilascio) e talvolta della scarsa originalità e innovazione offerte dal gioco. Da una parte, Diablo III è senza dubbio “vittima” dell’insostenibile hype, dall’altra delle reazioni sempre più eccessive della comunità dei gamer nei confronti di problemi legati a produzioni molto seguite (vedasi il recente caso creatosi attorno al finale di Mass Effect 3).

Peraltro, siamo certi che, così come è stato per il secondo capitolo della saga, le polemiche non fermeranno la comunità dei sostenitori, indubbiamente destinata a portare ottimi incassi nelle tasche di Blizzard.

Per conoscere il nostro verdetto su Diablo III occorrerà ancora un po’ di pazienza, tempo che spenderemo per battere palmo palmo le terre di Sanctuary e tentare tutte le possibili sperimentazioni con ogni classe. Se siete già su Battle.net, poco male, per il nostro parere sarà ormai troppo tardi, ma di certo ci si incontrerà online una di queste notti.

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