Speciale - Death Note: Light Up the NEW World, di Shinsuke Sato
Death Note: Light Up the NEW World prosegue dopo dieci anni le vicende dei Quaderni della Morte
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Nel settembre 2015, subito dopo i titoli di coda dell'episodio finale della serie live action di Death Note, viene trasmesso un teaser trailer che annuncia un nuovo lungometraggio cinematografico in uscita l'anno successivo. Il film, diretto da Shinsuke Sato (Gantz - L'inizio, I am a Hero), è ambientato dieci anni dopo le morti di Kira e L, lo stesso lasso di tempo trascorso nel mondo reale dall'uscita dei primi due capitoli per il grande schermo, di cui questo è un seguito diretto.
Fin dalle prime scene è evidente l'incredibile disparità tecnica tra Death Note: Light Up the NEW World e i precedenti film della saga: la fotografia, le inquadrature, la computer grafica e i movimenti di macchina hanno un taglio molto più cinematografico e una qualità tecnica tale da far dubitare che possano essere trascorsi solo dieci anni. È abbastanza evidente che il successo al botteghino delle altre pellicole abbia portato a un notevole incremento del budget, al punto da non far sfigurare questo quarto capitolo al cospetto di un blockbuster hollywoodiano. Anche il livello della recitazione e dei dialoghi rende tutto più credibile, e il coinvolgimento di attori occidentali per il prologo ambientato in Russia riesce a trasmettere la sensazione di un racconto ad ampio respiro, una vicenda che si dipana su scala globale.
I personaggi sono ben presentati al pubblico e con una caratterizzazione precisa, ma per chi volesse approfondire il loro background è stata realizzata la webserie Death Note: New Generation, composta da tre episodi da venti minuti l'uno, pubblicati online qualche settimana prima dell'uscita del film; un efficace strumento promozionale, affatto indispensabile per comprendere al meglio la trama, e un modo piacevole di esplorare i tre protagonisti attraverso un antefatto che avrebbe rallentato la trama del film allungandone eccessivamente la durata.
La trama non raggiunge la complessità del manga, e chi ha nostalgia della sfida cerebrale tra L e Kira probabilmente non resterà del tutto soddisfatto; ma va riconosciuto al film di essere riuscito a inserirsi nel solco di quanto narrato precedentemente tentando nuove strade, senza adagiarsi sulla riproposta dei personaggi e delle dinamiche narrative a cui il pubblico è affezionato.
In realtà, alcune scelte operate dai protagonisti riprendono elementi già visti, e questo potrebbe essere tanto un'eco di eventi che si ripropongono ciclicamente quanto una strizzatina d'occhio agli spettatori; nel finale, questi déjà vu si moltiplicano improvvisamente, risultando bizzarri ma mai fastidiosi.
Death Note: Light Up the NEW World è un buon sequel, meritevole di essere visto da chiunque abbia apprezzato l'opera originale; definisce un modello che potrebbe essere seguito da molte serie per dare nuova linfa vitale a un universo narrativo senza dover per forza riutilizzare personaggi già sfruttati. Inoltre, ha una sua dignità cinematografica e una cura tecnica che ci piacerebbe vedere in molti altri film tratti dai manga.