[E3 2015] Speciale - Conferenza Microsoft: resoconto e considerazioni

Conferenza Microsoft: il colosso di Redmond alza la voce, nel tentativo di rimettersi in corsa in questa console war che molti danno già per conclusa

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

Microsoft non aveva molta scelta: alzare il tiro, nel tentativo di alimentare l’hype che non si è mai realmente innescato attorno alla sua ammiraglia, o abbandonare definitivamente e gradualmente il campo, nell’apocalittica decisione di staccare la spina anzitempo e condannare ad una lenta eutanasia l’intera divisione Xbox. Potrebbe sembrare una visione fin troppo pessimistica e drastica, ma dobbiamo considerare un particolare tutt’altro che secondario: il CEO, quel Satya Nadella in carica dal 2014, non ha mai visto di buon occhio la rincorsa della sua azienda a Sony e Nintendo nel mondo dei videogiochi. Come se già non bastasse, a complicare ulteriormente la situazione, un nuovo trend si sta abbattendo sull’intero mercato informatico e tecnologico: la corsa allo sviluppo di software e all’offerta di servizi, a discapito della progettazione e costruzione di hardware.

Sommando i fattori avrete la formula chimica della nitroglicerina: sostanza che rischia di esplodere alla minima sollecitazione, mandando in mille pezzi Xbox e le previsioni degli appassionati di console war che, solo una generazione addietro, vedevano nella multinazionale con base a Redmond il nuovo “alpha dog” del settore. Così, dopo due E3 non proprio incoraggianti, c’era grande attesa attorno a Phil Spencer, chiamato a rispondere a una semplice domanda: Xbox One ha ancora molto da offrire o siamo già (quasi) alla fine? Più in generale: la multinazionale fondata da Bill Gates crede ancora nell’hardware?

La risposta che se ne deduce, al termine della conferenza pre-E3 è sorprendente. È probabile che abbiamo appena assistito all’ultimo tentativo di Microsoft di restare in corsa su ogni campo, ma l’impegno c’è, la sovrastruttura anche, un piano ben studiato pure.

[caption id="attachment_144109" align="aligncenter" width="600"]Halo 5 Guardians screenshot Il video di gameplay di Halo 5: Guardians ha messo in chiaro una cosa: la campagna sarà incentrata anche sul co-op.[/caption]

Tutto dipenderà da Windows 10, nuovo sistema operativo che debutterà il prossimo 29 luglio inizialmente su PC, per poi adattarsi, in forme lievemente diverse, anche agli altri device: smartphone e tablet, innanzitutto, ma anche e soprattutto Xbox One. Sarà il nuovo OS a regalare nuove e immense potenzialità, fin ora largamente inespresse, alla console. Per i videogiocatori, perché questo ci interessa, ciò si tradurrà soprattutto in giochi cross-platform che permetteranno agli utenti di sfidarsi senza distinzioni o barriere dettate dal sistema di riferimento. Lo vedremo con Fable Legends, anch’esso presente tra i titoli citati e mostrati durante conferenza, e anche con Gigantic: free-to-play che, al di là dello stile grafico, non ci ha particolarmente impressionato. Immaginiamo, ma qui siamo già nell’ambito delle ipotesi, che tale feature la vedremo applicata anche a Sea of Thieves, titolo che segna il ritorno di Rare dopo anni di nulla cosmico e produzioni tutt’altro che all’altezza dell’illustrissimo passato (ironicamente racchiuso e riproposto in una collection in uscita tra poche settimane).

Dalla parte dei servizi e del software, ci mettiamo anche Xbox Game Preview, programma in evidente contrapposizione all’Early Access di Steam (e su Microsoft vs Valve ci sarebbe molto altro da scrivere); la retrocompatibilità con i giochi di Xbox 360, con tanto di migliorie grafiche; il supporto gratuito alle mod sviluppate su PC per Fallout 4. Ecco dove la condivisione di Windows 10 potrebbe fare veramente la differenza, andando a proporre contenuti altrove introvabili. Del resto, era solo questione di tempo prima che Microsoft, dopo aver annunciato l’universalità del suo nuovo OS, si giocasse la carta della convergenza. Al momento ci è difficile dire quanto spingerà su questa feature, ma va da sé che l’idea di condividere sulla stessa console la softeca di Xbox 360, Xbox One e PC (eventuali mod comprese, ovviamente) è allettante e può far presa anche su quella parte di utenza che da sempre preferisce mouse e tastiera al pad.

C’è dell’altro su questo fronte, qualcosa che a prima vista potrebbe passare quasi inosservato: ogni Oculus Rift sarà venduto in bundle con un controller di Xbox One. È uno strano modo di offrire un servizio (servizio attraverso un hardware), ma rientra nelle mire di Microsoft di imporre Windows 10 (e quindi Xbox One) come piattaforma di riferimento con ogni mezzo. Del resto, lo sappiamo già, il visore di Facebook supporterà lo streaming dei titoli della console Microsoft: due indizi, da queste parti, fanno quanto meno una mezza prova.

[caption id="attachment_144111" align="aligncenter" width="600"]HoloLens La dimostrazione di HoloLens applicato a Minecraft ci ha veramente impressionati, ma siamo sicuri che funzionerà davvero così bene? Noi abbiamo ancora gli incubi per cosa è diventato Kinect dopo la fantascientifica presentazione.[/caption]

Dall’altra parte della barricata, abbiamo il nuovo Elite Controller e HoloLens. Ci troviamo di fronte a proposte di secondo piano, ma che dichiarano l’intenzione della multinazionale a perseguire nella produzione di hardware. Il primo è una sorta di pad 2.0 che promette prestazioni all’avanguardia e un’invidiabile grado di personalizzazione sia nella mappatura dei controlli che nella componentistica (leve analogiche e croce direzionale in testa). L’altro è un visore che non vuole competere né con Oculus Rift, né con Project Morpheus e, proprio per questo, nel tentativo di proporre qualcosa di nuovo si espone al rischio di fare la stessa fine di Kinect. Nella conferenza è stato visto all’opera con Minecraft: la dimostrazione si è giustamente beccata una sequela di ovazioni, ma quanti generi potranno realmente prestarsi a questo tipo d’esperienza? I gestionali, qualche simulazione (magari un nuovo Flight Simulator) e poi? Ciò non toglie che siamo di fronte a un prodotto innovativo che in alcuni campi, in quello del design per esempio, potrebbe apportare effettivi benefici a lungo termine.

Nel mezzo, tra le spinte verso il software e quelle (non per forza contrarie) verso l’hardware, una discreta carrellata di giochi che hanno ribadito che Microsoft vuole vendere più Xbox One possibile sia nell’anno in corso che nel prossimo. Halo 5: Guardians fa ben sperare. Recore è ampiamente avvolto nel mistero, ma la firma di Keiji Inafune vale mezza garanzia. Gears 4 è ancora acerbo e paga l’assenza di un personaggio dal carisma paragonabile a quello di Marcus Fenix, ma ha innegabili potenzialità. Forza Motorsport 6 quasi di sicuro vanterà un parco auto e un numero di circuiti maggiore del predecessore. Rise of the Tomb Raider rappresenterà un’esclusiva (temporanea) di sicuro impatto. La lunga sequela di giochi indie mostrati, tra cui spicca Cuphead, diversificheranno l’offerta e garantiranno un flusso continuo di nuovi stuzzicanti contenuti scaricabili tramite Xbox Live.

Tirando le somme, abbiamo assistito ad una vera e propria dimostrazione di forza da parte di Microsoft, una dichiarazione d’intenti (e di guerra) da parte di una multinazionale che non vuole precludersi nulla e che guarda al futuro con la sicurezza di chi, in ogni caso, ha più d’una via di fuga. È certamente mancata la grande sorpresa in questa conferenza pre-E3, ma non si può certo dire che il prossimo anno e mezzo di Xbox One sia privo di prodotti di qualità e titoli che valgano l’attesa. È ancora presto per dire se Microsoft abbia vinto o meno quest’edizione della fiera losangelina, ma di certo ha rinfrancato lo spirito dei suoi supporter. Il che, nella generazione dei remasterd e dei giochi rimandati, non è poco.

Continua a leggere su BadTaste