Speciale: Le Avventure di Bianca e Bernie

E’ una delle coppie più amate del cinema di animazione: cosa rende Bianca e Bernie una squadra assolutamente vincente?

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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“Aiutami Obi-Wan Kenobi, sei la mia unica speranza” non è l’unica richiesta di aiuto che nel 1977 viene inviata sul grande schermo. Mentre l’anziano Jedi cambiava per sempre la storia del cinema ricevendo il messaggio della Principessa Leila, due topolini si avventuravano in un viaggio in terra lontana per soccorrere una piccola orfana rapita, inviati da una società di salvataggio ricalcata sull’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Sono Bianca e Bernie, e dimostrano al mondo che si può essere piccoli ma eroici con stile, determinazione e coraggio. Tra gli animatori del 23esimo Classico Disney spiccano i nomi di Don Bluth e Gary Goldman, entrambi ancora in Disney prima di creare il loro magico mondo dei topi di Brisby e il Segreto di Nimh. E nel team di animazione troviamo alcuni membri del noto gruppo dei ‘Nine Old Men’: Frank Thomas, Ollie Johnston, Milt Kahl, e il co-regista Wolfgang Reitherman. Ad assistere Ollie Johnston nel character design dei protagonisti è un giovanissimo Glen Keane, appena uscito dal California Institute of the Arts e ancora lontano dal rivelarsi una figura chiave del Rinascimento Disney inaugurato con La Sirenetta. Uscito nel giugno del 1977, Le Avventure di Bianca e Bernie (The Rescuers) fu uno straordinario successo di pubblico e di critica, e fu il risultato di un continuo rimettere mano a un’idea nata nel lontano 1962 con presupposti del tutto diversi. Nel 1999, a ventidue anni dall'uscita al cinema, in USA la Disney fece ritirare oltre tre milioni di copie della seconda edizione home video, uscita da appena tre giorni, per via dei due famosi fotogrammi che mostravano una donna in topless con una maschera sul volto. Oggi, a distanza di quasi quarant'anni dalla release delle sale, Bianca e Bernie restano due degli eroi più popolari della galassia disneyana e vantano un sequel all'interno della tradizione dei Classici: Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri del 1990. Proviamo allora a ripercorrere la prima funambolica avventura dei due piccoli eroi, dalla quale tutto ebbe inizio.

Topologia di un mondo troppo grande

Il mondo di Bianca e Bernie nasce da un’intuizione molto fortunata che in parte si ripeterà, anni dopo, anche in Basil l’Investigatopo: i topi vivono nel mondo reale ma vi costruiscono il loro sulla falsariga del nostro, riproducendone chiaramente la parte migliore. E non è una prerogativa riservata ai soli roditori: anche le linee aeree Albatros, che i due piccoli eroi utilizzano per spostarsi, hanno il loro terminal all’aeroporto di New York. I pennuti in prima linea della compagnia aerea, Orville e Wilbur (che apparirà solo nel film successivo), sono un chiaro riferimento ai fratelli Orville e Wilbur Wright, pionieri dell’aviazione. Come il celebre investigatopo di quasi dieci anni dopo, anche Bianca e Bernie saranno chiamati sia a indagare che a darsi smaccatamente all’azione sul campo. Non è un caso che originariamente i due dovessero essere una coppia sposata di detective professionisti, ma la Disney optò per l’idea di mostrare il loro primo incontro e di avvicinarli emotivamente nel corso dell’avventura.

Le Avventure di Bianca e Bernie

Il film è ispirato alla serie di libri di Margery Sharp, in particolar modo a Miss Bianca al Castello Nero, ma originariamente lo script prevedeva una piega alla Intrigo Internazionale, con al centro della vicenda un giovane imprigionato da un governo totalitario. Tuttavia, Walt Disney non era particolarmente interessato all’idea di una sfumatura politica del film e nel 1962 Bianca e Bernie passarono in secondo piano. All’inizio degli Anni 70 il progetto tornò in agenda e passò al team dei giovani animatori tra i quali spiccava Don Bluth. Stavolta, il libro preso come modello era Miss Bianca in the Antarctic, e vedeva al centro della vicenda un orso polare. Louis Prima, leggenda del Jazz, avrebbe dovuto prestare la voce al protagonista, ma la sua scoperta di avere un tumore al cervello portò il progetto a essere nuovamente accantonato. Dopo aver realizzato Robin Hood, la Disney optò nuovamente per lo sviluppo un lungometraggio tratto dai libri della Sharp, considerando l’idea di fare di Crudelia De Mon il villain principale del film, dopo il successo ottenuto nel 1961 da La Carica dei 101. Tuttavia, Ollie Johnston si oppose fortemente all'idea e lo studio optò per un villain in parte ispirato al personaggio della Duchessa nel Palazzo dei Diamanti, che nei libri rapisce la piccola Pazienza (sulla quale è in parte modellato il personaggio di Penny). Nel film, Medusa è un'isterica commerciante di un banco di pegni, che sequestra la piccola Penny per farle recuperare un diamante in una grotta sotterranea, la cui entrata è troppo stretta per un adulto. Non è comunque un caso che Medusa abbia una guida spericolata esattamente come Crudelia, sia per le strade di New York che a bordo della palumobile tra gli acquitrini, e che si riveli una donna ossessiva e possessiva pronta a tutto pur di ottenere ciò che vuole. “Io voglio quel diamante! Devo assolutamente avere l’Occhio del Diavolo!” esclama, presa dalla smania di un’idea ancor prima che dall’avidità. Come l’impellicciata riccastra si serviva di Orazio e Gaspare, anche la più modesta Medusa ha alle sue dipendenze due sgherri: Bruto e Nerone sono due enormi coccodrilli pronti a recuperare Penny ogni volta che la ragazza cerca di fuggire. I due sono mutuati dalla coppia di cani Tyrant e Torment, fedeli alla Duchessa nel libro della Sharp. Ma i riferimenti a Crudelia sono molti: la scena nella quale Medusa cerca ossessivamente Penny, illuminando con il faro della palumobile i giunchi della palude, è molto simile alla sequenza nella quale Crudelia cerca i cuccioli con i fari accesi propria automobile.

Medusa palumobile Bianca e Bernie

Il goffo Snoops è invece l'inetto socio succube della perfida villain. Chiaramente, Medusa ha un rapporto amorevole con i due mostruosi rettili (“Mie adorate bestiole!”) e un pessimo rapporto con lo scagnozzo umano, che le fa da tirapiedi con l’idea di dividere il bottino una volta trovato il leggendario diamante. Per il personaggio di Snoops, uno dei riferimenti fu lo storico dell’animazione John Culhane, che venne convocato a Burbank per fare da modello per alcuni concept. “Diventare un personaggio Disney è qualcosa che va oltre ogni mia possibile ambizione!” dichiarò Culhane quando gli venne proposto di posare come fonte di ispirazione. Medusa e Snoops non hanno alcun legame di parentela con Penny, ma per la piccola orfana, desiderosa di una famiglia, rappresentano di fatto, gli archetipi dei pessimi genitori, privi rispettivamente di qualsiasi tipo di affetto e di spina dorsale. “Non ci sai fare con i bambini, devi far sì che ti vogliano bene” asserisce Medusa al suo malcapitato socio, “E come si fa?” chiede lui, “Li obblighi a volerti bene, idiota!” replica lei furibonda. Medusa è chiaramente il cuore della malvagità del duo, e Disney ne mette in luce tutta la subdola perfidia nella sequenza nella quale si strucca davanti allo specchio, levandosi persino delle finte ciglia che non occorrono più per incantare nessuno.

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Diplomazia dei topi cosmopoliti

La società di salvataggio dei roditori ha sede proprio nel palazzo delle Nazioni Unite, luogo del dialogo internazionale e della diplomazia collegiale, nel quale l’ideale di una coesistenza pacifica dovrebbe prevalere sugli interessi di parte e sui campanilismi. L’idea dell’organizzazione internazionale, che invia delegati nei luoghi più remoti della Terra per aiutare chi è in difficoltà, rivive in un'assemblea nella quale i rappresentanti dei topi delle varie Nazioni siedono insieme nella reciproca concordia. “Come sapete, la nostra società non ha mai ignorato una richiesta di aiuto!” esclama il Presidente in seduta plenaria, in una sala nella quale appare ben in vista un orologio con sopra Topolino, proprio accanto al ritratto di Euripide Sorcio, fondatore dell'ente. I topi non incarnano una trasposizione di ciò che il mondo umano è, bensì di ciò che dovrebbe essere: c'è da supporre che abbiano trovato una gestione squisitamente diplomatica degli affari internazionali, anziché affidarsi alla complessità e ai compromessi della geopolitica.

Bianca e Bernie società di soccorso

Ma la coppia Bianca/Bernie nasce innanzitutto dall’idea che un team può funzionare solo se si è uniti, oltre che da un semplice scopo, anche una reciproca attenzione per l'altro. Quando lei si propone per una pericolosa missione di salvataggio, il Presidente, a capo di un'organizzazione dominata dagli uomini, le suggerisce di farsi affiancare da un delegato. Ma Bianca, che sa assolutamente il fatto suo, sorprende tutti e sceglie Bernie, l’usciere della sala riunioni, ovvero l’unico che ha mostrato una preoccupazione sana e disinteressata nei suoi confronti. “Signor Presidente! Io non credo che miss Bianca debba farlo, può essere pericoloso, potrebbe accaderle qualcosa!” esclama Bernie preoccupato. Lei lo guarda e sorride: ha capito che in quel ragazzo c’è forse più cuore e più spirito di iniziativa che in un diplomatico navigato. Il pubblico, inoltre, ha visto Bernie cantare l'inno insieme ai delegati da fuori dalla porta, pur non facendo ovviamente parte dell'assemblea: va da sé che, a qualsiasi titolo, Bernie crede fermamente nei valori dell'organizzazione nella quale presta servizio. “Un usciere e una signora, santo cielo, poveri noi!” esclama con scetticismo il Presidente. Non sa che è solo l’inizio di una grande epopea, tanto che in Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri non esiterà a assegnare la più ambiziosa delle missioni al duo di professionisti che ormai considera dei cavalli di razza. Ma alla prima missione sul campo della coppia, tutto sembra essere contro di loro: “Due topini così, che potete fare?” esclama il gatto Rufus nell’orfanotrofio dal quale la piccola Penny sembra essere fuggita.

Rufus Bianca e Bernie

La vera forza di Bianca e Bernie è sia nel fare squadra tra loro che nella capacità di legare e di collaborare con chiunque incontrino lungo la via, con un mix vincente di buone maniere e di necessità fatta virtù. Immediatamente, si crea una sinergia tra i topi di campagna e i topi di città. I primi intravedono nel salvataggio di Penny l'opportunità di liberarsi della presenza ingombrante di Medusa, vero e proprio invasore della loro palude; i secondi giungono in un territorio inesplorato e devono inevitabilmente appoggiarsi a chi è pratico del luogo. Sono proprio gli abitanti del posto a fornire ai Bianca e Bernie un supporto logistico indispensabile e un alleato d’eccezione: la libellula Evinrude, il cui nome è un gustoso omaggio alla celebre azienda americana che produce proprio motori per imbarcazioni. “Vi ci vuole una barca! Evinrude ha la barca più veloce della palude!” esclama l’agguerrita Ellie Mae. E l'estro del reparto sonoro di casa Disney fa il resto, amalgamando alla perfezione il ronzio della libellula con il rombo del motore, a partire dall’azzeccatissima "messa in moto" che altro non è che Evinrude che si predispone a una rocambolesca corsa. L’inseguimento a bordo della foglia trainata dalla rapidissima libellula è una delle scene più azzeccate del film, con una splendida sequenza nella nebbia nella quale né gli eroi né la piccola Penny si accorgono di essere a un passo gli uni dall’altra: “Questa nebbia è terribile, non si vede niente!” esclama Bianca, proprio mentre il pubblico può invece vedere nettamente le differenze di scala tra i due piccoli topolini e i giganteschi alligatori. La tensione drammatica sale alle stelle soprattutto quando i due eroi rimangono vittima non di un attacco di Bruto e Nerone, ma semplicemente dell’onda anomala sollevata dal loro passaggio, che per i topolini è come una tempesta in alto mare. Di fatto i due rischiano la vita senza neanche che i due rettili li vedano, ma senza perdere tenacia e grinta decidono di non fermarsi.

Bianca e Bernie Evinrude

Proprio quando portare a termine la missione sembra un obiettivo impossibile, nella mente dei due risuonano le note dell’inno della Società di Salvataggio che li ha inviati, e alla disperazione subentra lo spirito propositivo di Bianca. “Lo Società conta su di noi, non possiamo abbandonare proprio adesso!”. Quando si è inevitabilmente piccoli in un mondo grande e sconosciuto, per non perdere la speranza è necessario avere una grande dose di idealismo, pronto a far anteporre il bene altrui al rischio personale.  E di fatto, quando la piccola Penny si ricorda di essere sola e abbandonata, guarda il cielo augurandosi di avere una buona stella e sperando che qualcuno, nel mondo, si stia preoccupando per lei. Il tutto, proprio mentre i due topolini si avvicinano, dopo essere giunti da lontano per portarle conforto e tirarla fuori dai guai. Il salvataggio di Penny sarà un capolavoro di strategia: le piccole dimensioni dei protagonisti saranno la chiave sia del recupero dell’Occhio del Diavolo che della fuga dalla palude. Il diamante finirà nello Smithsonian Institute, mentre Penny troverà finalmente una famiglia adottiva. Sembra tutto finito ma nel Palazzo di Vetro irrompe improvvisamente Evinrude, dopo aver percorso chissà quanti chilometri, con in mano una nuova richiesta di aiuto. "Ma Bianca, siamo appena tornati!" esclama Bernie, "Avventure, emozioni, intrighi, viaggi, luoghi esotici!" lo sprona lei. E' di certo l'inizio di qualcosa di più di una bella amicizia. E' ora di ripartire, il mondo ha ancora bisogno di eroi piccoli come topolini ma grandi quanto la carica ideale che possono incarnare.

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