Speciale: 30 anni di Aliens - Scontro Finale

30 anni fa usciva al cinema Aliens - Scontro Finale di James Cameron: il nostro speciale

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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30 anni fa usciva nelle sale americane Aliens - Scontro Finale di James Cameron. Il secondo film della saga inaugurata da Ridley Scott nel 1979 ottenne sette nomination all’Oscar, inclusa quella come Miglior Attrice per Sigourney Weaver. L’attrice non vinse, ma la sua nomination è ancora considerata una conquista: nel 1986 i film di fantascienza, gli action movie e gli horror avevano più difficoltà a ricevere nomination oltre il comparto tecnico e l’Academy ne snobbava facilmente le performance del cast. Dopo il thriller a tinte horror di Scott, l’action movie di Cameron portò gli spettatori all’interno di una caccia di gruppo, consegnando al pubblico un film spettacolare e al contempo estremamente equilibrato: Aliens, con una S che fa la differenza nel delineare uno scontro frontale tra la nostra specie e la loro. “This Time It’s War” dichiara la tagline, espandendo e esasperando quel “Nello spazio nessuno può sentirti urlare” declinato da Scott. Nel 2007, Entertainment Weekly ha posizionato Aliens - Scontro Finale al secondo posto nella lista dei migliori action movie di sempre, dopo Die Hard. Nella classifica di Empire sui migliori sequel di tutti i tempi il film di Cameron è al primo posto, prevalendo su Il Padrino Parte II, Terminator 2: Il Giorno del Giudizio e L’Impero Colpisce Ancora. La spiegazione è eloquente: “Ne Il Padrino Parte II non c’è nessuno Xenomorfo con del sangue acido!”. Battute a parte, Empire sottolinea la maestria di Cameron nel creare dei sequel capaci di discostarsi dai capitoli precedenti (spesso superandoli) senza rinunciare a ripercorrerne molti terreni battuti. Eppure, trent'anni fa Aliens - Scontro Finale fu un progetto travagliato, complesso e intervallato da un gran numero di introppi, ostacoli e difficoltà. Proviamo a riscoprire insieme come il sequel di uno dei film più iconici di sempre divenne a sua volta un cult di prima categoria.

Meno orrore, più terrore

Nel 1979, David Giler della Brandywine Production era talmente entusiasta di Alien da volerne realizzare immediatamente un sequel con l’appoggio della 20th Century Fox. La major, tuttavia, stava affrontando un cambio di proprietà e di dirigenza, e i nuovi vertici erano freddi circa l’ipotesi di un secondo film. Il nuovo presidente Norman Levy non era ostile al progetto ma riteneva che sarebbe costato troppo. Le complicazioni aumentarono quanto Giler, Wlter Hill e Gordon Carroll fecero causa alla Fox per la distribuzione dei profitti relativi al film di Scott. Sarà necessario attendere il 1983 per avere un management pronto a dare semaforo verde a un eventuale Alien 2. Fu il produttore esecutivo Larry Wilson a imbattersi in James Cameron e nello script di Terminator, convincendo Giler che il regista canadese poteva essere l’uomo giusto al momento giusto. Cameron aveva amato Alien, e in appena quattro giorni produsse un trattamento iniziale di oltre quaranta pagine. Quando Terminator venne rinviato di nove mesi, Cameron redasse uno script di 90 pagine impressionando il nuovo presidente della Fox Larry Gordon. Il progetto era suo e le condizioni erano semplici: se Terminator si fosse rivelato un successo, Aliens avrebbe avuto semaforo verde. Non molto più tardi, Cameron e Gale Anne Hurd ottennero per Aliens una release fissata per il 1986. Prima che il progetto entrasse in produzione, Sigurney Weaver era attanagliata dai dubbi. Solo dopo un meeting con il regista si convinse che valeva la pena tornare nei panni di Ellen Ripley, dando al personaggio un tocco nuovo, più consapevole e disincantato. Fece un affare: per il ruolo, firmò un contratto da un milione di dollari, una cifra trenta volte superiore a quella riconosciutale per il film di Scott.

Aliens Sigourney Weaver 1986

La formula che Cameron amava ripetere era “Meno orrore, più terrore”, ovvero un film diverso dal precedente ma che ne traghettasse l’immaginario verso obiettivi creativamente inesplorati. Lo stesso regista rivelò in seguito che durante la produzione di Terminator non faceva che pensare a come realizzare un sequel di Alien degno del suo illustre predecessore. La vicenda riprende i fatti del primo capitolo ma è ambientata nel 2179, 57 anni dopo il famigerato duello con l'alieno. Ripley viene recuperata nello spazio e identificata come l’unica sopravvissuta della Nostromo. A prendersi cura di lei sono gli uomini della Weytlant-Yutani, ai quali Ripley fa rapporto circa gli eventi accaduti durante l’incidente. Senza essere presa sul serio, apprende che il pianeta LV-426 è stato nel frattempo colonizzato da un nucleo di famiglie per un progetto di ricerca volto a rendere l’aria respirabile. Gli incubi, nel frattempo, la tormentano. Potremmo rivedere dei flash dello spaventoso mostro che ha sterminato l'equipaggio del tenente, ma la sottigliezza di Cameron è nell’utilizzare solo il potere evocativo di un’immagine, come quella di Jonesy che digrigna i denti, per riportare alla memoria sia di Ripley che del pubblico la spaventosa creatura.

Jonesy Aliens Scontro Finale

Se nel duello di nervi sulla Nostromo Scott giocava spesso con la tensione, mostrando un punto luminoso su un radar dirigersi verso il malcapitato di turno e lasciando all'immaginazione ciò che non si vede, la caccia di Cameron raggiunge uno dei punti più alti quando i soldati si scoprono circondati da alieni che “vengono fuori dalle fottute pareti”. Ripley vede e sente quanto sta accadendo dalle immagini delle loro microcamere in equipaggiamento. Da 30 anni la scena è una pietra angolare del grande schermo in termini di gestione della suspense, ed è stata una fonte di ispirazione per un’intera generazione di registi: in Jurassic World Colin Trevorrow ha sguinzagliato i Raptor contro l’Indominus Rex per poi farli rivoltare contro i malcapitati umani, che filmano il caos generale dalle telecamere dei loro caschetti prima di diventare carne da macello. L’idea era quella di ispirarsi alle atmosfere della Guerra del Vietnam: una situazione nella quale un gruppo di persone con una tecnologia superiore si ritrova a affrontare un nemico sconosciuto del quale non conosce né la psicologia né il comportamento. Al Matthews aveva realmente prestato servizio in Vietnam ed era stato il primo Marine non bianco a essere promosso al ruolo di sergente. L’elicottero AH-1 Cobra usato in Vietnam fu poi un modello di ispirazione per la navetta, mentre il veicolo da terra utilizzato dai soldati venne costruito sullo scheletro di un Hunslet ATT 77. I fucili pulse vennero creati prendendo a modello i fucili Thompson attaccandovi elementi del Franchi SPAS-12, mentre le pistole usate da Vasquez e Drake sono basate sugli MG-42 tedeschi. I primi concept per il look del film furono quelli di Syd Mead, che aveva già collaborato a Blade Runner e Tron. Un'altra fonte di ispirazione primaria fu Fanteria dello Spazio di Robert Heinlein, mentre la famosa frase di Bishop sull’incapacità di nuocere a un essere umano è una parafrasi di una delle tre Leggi della Robotica di Isaac Asimov: un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Anche l'esoscheletro meccanico a misura d’uomo, divenuto un elemento feticcio del regista, verrà citato da un gran numero di filmaker successivi, incluso Neill Blomkamp per i suoi District 9 e Elysium. Non è un caso che sia stato proprio Blomkamp a ereditare il progetto, attualmente fermo, di Alien 5. E non è un caso che il quinto capitolo della saga dovrebbe legarsi proprio al film di Cameron, ignorando i successivi due.

Aliens Scontro Finale Esoscheletro

Necessità e virtù

Oggi, James Cameron è sinonimo di budget da capogiro e anni di gestazione per un singolo e colossale progetto. Eppure, trent'anni fa, tra i suoi meriti c'è stato quello di aver realizzato un film che apparve molto più grande rispetto alle restrizioni di budget, alle scadenze imminenti e alle soluzioni adottate in extremis. Il suo film costò 18 milioni di dollari, ma fu recepito dal pubblico come un prodotto più ambizioso. Girarlo fu una corsa a ostacoli, intervallata da un gran numero di cambi di programma. Parte del team di attori affrontò un vero addestramento militare di due settimane per calarsi pienamente nei ruoli dei Marines. Il regista fu inoltre attento nel montaggio affinché i tempi dichiarati nel film coincidessero con quelli dello spettatore: quando Apone comunica ai soldati che arriverà in dieci secondi mantiene la parola sia dentro che fuori lo schermo; quando alla fine vengono dati a Ripley quindici minuti per recuperare Newt, il salvataggio della piccola dura proprio un quarto d'ora. Le riprese si svolsero in gran parte ai Pinewood Studios in Gran Bretagna, durarono ben 10 mesi e andarono spesso a rilento. Non venne ritrovato alcun progetto, concept o bozzetto della navetta di salvataggio della Nostromo, e per le prime sequenze gli scenografi dovettero ricostruire un set guardando semplicemente il film di Scott. La troupe britannica, inoltre, non aveva legato particolarmente col regista: dopo Terminator, Cameron era celebre negli Stati Uniti ma nel Regno Unito non era particolarmente seguito: in Gran Bretagna il film con Schwarzenegger non era ancora uscito nelle sale e, per un gran numero di addetti ai lavori, il regista era giovane e potenzialmente inesperto in termini di direzione di una squadra di attori e tecnici. Cameron organizzò una proiezione di Terminator per mostrare loro di essere già un regista esperto, ma gran parte della troupe ignorò l'invito. Pare inoltre che il regista si infuriasse ogni volta che i collaboratori britannici si fermavano per l'ora de tè, e che litigasse di continuo con il direttore della fotografia Dick Bush, che insisteva affinché il nido alieno fosse molto più luminoso. Alcune scene nel nido vennero girate nella Acton Lane Power Station nella Greater London, set poi riutilizzato da Tim Burton in Batman del 1989 per le scene nella fabbrica dei composti chimici. Dopo il licenziamento di Bush, sostituito da Adrian Biddle, parte della troupe abbandonò il progetto. Gale Anne Hurd mise su una nuova squadra, e i lavori dovettero procedere a velocità elevatissima per rispettare i tempi di consegna. Inoltre, in origine Hicks non era interpretato da Michael Behn ma da James Remar, che fu licenziato durante le riprese: quando i soldati entrano nel nido alieno, in un’inquadratura c’è infatti Remar e non Behn, anche se l’attore è sullo sfondo e indossa un’armatura, il che rese superfluo girare la scena una seconda volta. Nel reparto sonoro, fu inoltre complicata la collaborazione tra Cameron e James Horner, che considerava i tempi del regista troppo stretti e che chiedeva quattro settimane in più per una colonna sonora soddisfacente. Quando Horner arrivò in Gran Bretagna credeva che le riprese fossero ultimate, ma trovò il progetto ancora in produzione e non fu in grado di vedere il montaggio finale. Per mancanza di tempo, il film non sarebbe neanche passato per alcun test screening con un pubblico selezionato. Cameron fu a un passo dal licenziare anche il montatore Ray Lovejoy, accarezzando l'idea di sostituirlo con Mark Goldblatt, con il quale aveva lavorato a Terminator.

Aliens Scontro Finale Newt

Sei settimane prima dell’uscita al cinema, Aliens - Scontro Finale non aveva ancora una colonna sonora e Horner non aveva visto il film completo. Il compositore lavorò a ritmi serratissimi: in molte interviste successive dichiarò di aver attinto a molte partiture scritte per Star Trek II - L’Ira di Khan e Star Trek III - Alla Ricerca di Spock. Nonostante le vicissitudini, ottenne la prima nomination all’Oscar della sua carriera. Dichiarò che non avrebbe mai più lavorato con Cameron, ma i due si ritrovarono durante i lavori di Titanic, per il quale il regista chiese il coinvolgimento di Horner dopo averne apprezzato il lavoro in Braveheart. La gigantesca regina aliena invece venne disegnata dallo stesso Cameron, ricreata dallo studio di Stan Winston e animata da un team di sedici tecnici. Il regista non richiese il coinvolgimento di H.R. Giger e si raccomandò che il pubblico non sospettasse mai di vedere sullo schermo uno stunt-man con un costume da xenomorfo: l'enorme mostro doveva muoversi in maniera non umana e doveva dunque essere animato più da fuori che da dentro. Difatti, soltanto due marionettisti controllavano il gigantesco puppet dall’interno mentre il resto della squadra era sparso in punti nevralgici del set. I versi del mostro furono invece ricavati dalle grida di un babbuino alterate in post-produzione. Curiosamente, per gli altri alieni vennero ricreati solamente sei costumi. Nel film ne appaiono a decine, ma solo grazie a un meticoloso lavoro di editing. Rispetto agli alieni ordinari, Cameron pretese che la regina avesse un cranio differente e senza calotta traslucida, insistendo che una testa diversa l'avrebbe resa non solo più imponente a livello visivo ma anche più importante a livello concettuale.

Aliens Scontro Finale Regina Aliena

Il puppet era talmente grosso che non entrò intero nell'ascensore nella famosa scena nella quale la regina raggiunge Ripley in cima alla piattaforma: per farcela entrare la troupe dovette rimuoverle temporaneamente la coda, oscurando la parte posteriore del set con effetti di fumo. Oltre al lavoro dei marionettisti, per il film vennero ricreate un gran numero di ambientazioni in miniatura talmente accurate che i dirigenti della Fox, dopo aver visionato molte scene, si lamentarono per i presunti troppi soldi spesi per i set. Gale Anne Hurd rispose orgogliosamente che gran parte dei set che avevano visto erano miniature: il film, a buon titolo, vinse l'Oscar per gli effetti speciali. Oltre all'impianto visivo, ne venne apprezzato lo script strutturato come un vero e proprio climax ascendente, infarcito di dialoghi che dipingono una giostra di personaggi iconici. Il famoso scambio di battute “Vasquez ti hanno mai scambiata per un uomo?” - “No, e a te?” venne ripreso da un presunto botta e risposta tra il giornalista Earl Wilson e l’attrice Tallulah Bankhead, star di Prigionieri dell’Oceano di Alfred Hitchcock. Secondo il trattamento di Cameron, Vasquez e Drake avevano trascorso insieme un'infanzia difficile in una baraccopoli, ed erano stati reclutati in giovanissima età dai Marines, che li avevano strappati a un carcere minorile. Complessivamente, il film è il più lungo della quadrilogia. In una delle scene tagliate dalla versione rilasciata immediatamente al cinema appare una foto della figlia di Ripley, morta durante i 57 anni di criosonno che intercorrono dai fatti di Alien. La foto ritrae in realtà la madre di Sigourney Weaver, Elizabeth Inglis. La sequenza è visibile nella Special Edition rilasciata nel 1992, che include oltre 17 minuti mai mostrati sul grande schermo: furono tagliati nell'86 dalla Fox, che sosteneva che a tratti il film contenesse “vari minuti di nulla” e che impiegasse troppo tempo prima di passare all’azione. Il 13 settembre del 2016, la Fox rilascerà un’ulteriore edizione speciale in Blu Ray in occasione del trentesimo anniversario. Al momento, tutti i nomi di spicco del franchise sono al lavoro. Ridley Scott su Alien: Covenant, sequel di Prometheus e parte della saga prequel che dovrebbe legarsi al franchise di Alien. Curiosamente, Sigurney Weaver è ingaggiata in un progetto di James Cameron, al lavoro sui sequel di Avatar. Non ci sono invece date e scadenze per il progetto del quinto film affidato a Neill Blomkamp. "Abbiamo uno script eccezionale" ha dichiarato Weaver, "La Fox ci ha chiesto di rimandarlo, in modo che Ridley Scott possa girare Alien: Covenant. È un peccato, perché in questo momento lo avremmo già finito. Ora che stiamo aspettando, ho un paio di Avatar da fare e Neill sta lavorando a The Gone World, dunque dobbiamo aspettare e vedere che succede, nell’attesa che questi progetti siano terminati".  Il quinto Alien dovrebbe portare Ellen Ripley verso quello che Weaver chiama un "gran finale" e, secondo indiscrezioni, vedrebbe nella storia una Newt cresciuta. Weaver continua a essere affezionata a Ripley e spera in uno sblocco del progetto: "È una gran bella storia ed è una grande soddisfazione per me portare le vicende di questa donna verso un gran finale" ha dichiarato Weaver, "Lo script include davvero un gran numero di dettagli, è molto originale ma va anche a soddisfare le curiosità su quelli che sono i bisogni primari degli alieni. È un tributo al grande lavoro che altri registi hanno fatto in passato, ma va in una direzione completamente differente. Spero davvero che lo faremo!".

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