Sorvegliato speciale è un film indeciso

Sorvegliato speciale è un prison movie costantemente indeciso se puntare sulla violenza o sui buoni sentimenti

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Questo speciale fa parte della rubrica Tutto quello che so sulla vita l’ho imparato da Sylvester Stallone.

C’è un motivo se Sorvegliato speciale è uno dei film meno discussi della carriera di Stallone, nonché uno di quelli sulla cui produzione si sa di meno (se non nulla, il che di solito è peraltro un buon segno). Lo ha spiegato lo stesso Sly qualche anno fa: “Non è un film prodotto o interpretato con sufficiente maturità da aver lasciato un segno sul pubblico o nella mia carriera”. E in effetti maturità è la parola chiave: Sorvegliato speciale è un film indeciso, perennemente sospeso tra il prison drama ultraviolento e un più classico psicodramma umano alimentato a buoni sentimenti. E quindi non gli riesce bene nessuna delle due cose, e procede con costanti e bruschi scarti di tono che ammazzano tutto il ritmo e anche parte dell’investimento emotivo necessario per interessarsi alle vicende di Frank Leone.

Frank Leone è l’ennesimo italoamericano della carriera di Sly, e questa volta è un meccanico. Che però ha avuto qualche problema con le forze dell’ordine, e invece che sposare la bella Melissa si è visto costretto a passare un anno e mezzo in galera. Come nella migliore tradizione, a poche settimane dal suo rilascio Frank viene misteriosamente trasferito in un carcere di massima sicurezza: qui il direttore è il cattivissimo Drumgoole (Donald Sutherland), che ha trasformato la Gateway Prison in una sorta di versione più violenta di Azkaban, e che ce l’ha in modo particolare con Leone per una vecchia storia che li vide entrambi coinvolti.

Quando hanno distribuito la sottigliezza, Sorvegliato speciale era in bagno, probabilmente a scambiare un pacchetto di sigarette con una scatola di sardine sott’olio. Il suo approccio alla vita nel carcere è da B movie purissimo, con un villain che è sempre a un passo dall’arricciarsi i baffi e che ride spesso in tono minaccioso, i suoi scagnozzi che fanno a gara a chi fa più schifo, e tutta un’ampia popolazione carceraria di contorno talmente caricaturale che a tratti viene in mente Story of Ricky. Fortunatamente una parte di questa popolazione è composta dal compianto Tom Sizemore, il Virgilio del Dante stalloniano, che lo guida nei meandri dell’Inferno di Gateway con tutto il suo sconfinato carisma.

Anche i villain, pur se da operetta, funzionano, perché Donald Sutherland è Donald Sutherland e perché Sonny Landham (il Billy di 48 ore nonché il Billy di Predator) è grossissimo e sempre minaccioso. Funzionano meno i c.d. “buoni”, la famiglia acquisita che Leone incontra in carcere, e non solo perché nessuno di loro abbia una storia interessante da raccontare, ma anche e soprattutto perché quando Sorvegliato speciale vira sui sentimenti lo fa goffamente, come se non sapesse gestire i momenti più intimi, ma ci tenesse comunque tantissimo a regalarceli. C’è una cesura netta tra le scene in cui Stallone fa amicizia e quelle in cui Stallone fa lo Stallone che più ci si aspettava nel 1989; e Stallone stesso non fa granché per risanare questo strappo, e finisce di fatto per interpretare due personaggi diversi intrappolati nello stesso corpo.

In questo senso, Sorvegliato speciale è la dimostrazione che quando Sylvester Stallone non sente un progetto come “suo” non è sempre facile tirar fuori il suo meglio. È raro vederlo interpretare ruoli di servizio, nei quali non si distingue particolarmente dalla media del genere: Frank Leone è uno di questi, uno dei suoi personaggi più dissonanti e peggio caratterizzati, un cyborg ultraviolento che però è anche un tenero amante e una persona zen capace di assorbire ogni abuso senza lamentarsi. Un’accozzaglia di stereotipi che spesso fanno a pugni tra di loro, e che Stallone non sembra interessato a conciliare.

Tolto Stallone, tolto Sutherland, tolto Sizemore, quello che rimane di Sorvegliato speciale è un pugno di sequenze di alto livello (la tortura in cella d’isolamento, il training montage nel quale riparano una macchina), una colonna sonora tipicamente un po’ invadente ma spesso canticchiabile, e poco altro – troppo poco perché il film riesca a farsi ricordare. E infatti Sorvegliato speciale incassò addirittura meno del suo budget (22 milioni contro 24), confermando una volta di più le difficoltà dello Stallone di quel periodo di trovare un vero successo al di fuori della sua zona di comfort (un anno prima incassava quasi 200 milioni con Rambo III, un anno dopo 120 con Rocky V). Per fortuna, quello stesso anno uscì un film che riuscì in parte a smentire quest’ultima affermazione, e che presto potrebbe addirittura avere un sequel, se solo si riuscisse a convincere Kurt Russell. Ma ne parleremo la prossima settimana.

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