Sono serviti tanti Loki per capire che il personaggio non potrà mai essere veramente cattivo

I Loki visti nella serie sono la prova che il destino cinematografico del personaggio è di credersi malvagio per diventare... qualcosa d'altro

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Loki è un villain riluttante. Un’anomalia della prima fase Marvel, un personaggio trattato con una cura e un affetto da supereroe titolare ma che - per lo meno fino a Thor: Ragnarok - non ha mai fatto nulla per meritarselo. Quando l’universo condiviso dei supereroi nati dalla mente di Stan Lee ha iniziato a costruire le proprie fondamenta i film solisti dovevano conquistare con dei protagonisti affascinanti. I film erano fatti per prevedere degli archi di maturazione lunghi, che potessero reggere un decennio cinematografico. All'epoca non c’era molto spazio per i cattivi, spesso abbozzati nelle loro motivazioni semplici, immediate, e ben poco sfumate. Non dovevano rubare la scena. Erano funzionali alle origin story.

Nemmeno Loki fu risparmiato. Più o meno. È chiaro infatti che un personaggio del genere non avrebbe potuto subire lo stesso trattamento di un Ivan Vanko qualsiasi. Però se nel primo Thor il tema della gelosia e il suo rapporto con la famiglia asgardiana accennavano alla complessità psicologica del semidio, in Thor: The Dark World questa invece si perdeva. Persino in The Avengers, spesso citato come una delle sue migliori apparizioni, ciò che lo spinge ad invadere New York è quanto mai fumoso. A motivarlo sono i “grandi propositi” che, tempo dopo, ci spiegherà la serie. Però il suo rapporto con Thanos e la strategia di attacco sembrano più una missione suicida che le macchinazioni di un agente del caos.

Perché a quel punto sia la Marvel che Tom Hiddleston (che è sempre riuscito ad essere un passo davanti al suo personaggio) avevano capito che Loki, per lo meno quello cinematografico, non era fatto per restare nel lato oscuro. 

Con Thor: Ragnarok Loki riceve una radicale opera di restauro. Non è più un conquistatore di mondi, ma un rancoroso fratello (di nuovo). Taika Waititi riparte dalle basi e ne costruisce la prima vera “variante”. Loki cambia, rinasce molto meno Dio e molto più uomo. In The Dark World avevamo avuto uno scorcio dei suoi sentimenti, in Ragnarok invece sono in piena luce del giorno. 

È un grande cambiamento anche nella prossemica. Non si sottolineerà mai abbastanza quanto la sua presenza vicino al fratello alla fine del film di Waititi sia il momento più importante nel suo sviluppo. I Loki non stanno vicini, evitano il contatto. Lo vediamo anche nella serie, dove per abbracciare Sylvie allunga una coperta (e non il braccio). L’unico tocco fisico lo concede a Mobius nella toccante dimostrazione di amicizia.

Per un villain che dovrebbe prendere a pugni, stare distanti è una scena insolita. Per un eroe che ha pugnalato alle spalle per anni e che non vuole più farlo invece è coerente.

Quante maschere che ci sono in questa serie. Uno, centomila, e forse nessun Loki. Quello che vediamo cos’è? Un impiegato che si ribella ad un’organizzazione. Un ragazzino con velleità di conquista costretto a diventare adulto. O forse un personaggio in cerca d’autore (e di pubblico). Sicuramente non un cattivo, ma una vittima (a meno di un ultimo colpo di scena finale).

Ogni protagonista delle storie di ogni epoca deve confrontarsi con le proprie contraddizioni. Lui lo deve fare con un’infinità di espressioni della propria, complicatissima, identità. La conclusione a cui giunge è però sempre la stessa, ed è anche quella della Marvel: non è un cattivo, è un eroe mal riuscito. Come tutti i “supereroi con super problemi” in fondo…

La versione anziana, vista nella puntata 5 e interpretata da Richard E. Grant, è di fatto il Loki visto in Infinity War e scampato al suo destino. È consapevole di essere un problema non da poco nell’universo. Capisce che la morte lo segue, che è nel suo DNA provocare caos e divisione. Allora si toglie dall’equazione, si mette in disparte. Ormai ha abbandonato tutta la sua parte malvagia, le macchinazioni. Vuole sopravvivere. Cerca di esistere senza arrecare danno alle altre persone, per questo trova nel Vuoto alla fine del tempo la sua ultima casa.

La serie parla di varianti e di eventi Nexus. In realtà però i dilemmi della TVA sembrano quelli dei Marvel Studios. Cioè che farne di Loki. Quale tenere, quale usare e come. Che forma dare a questo personaggio amatissimo dal pubblico che però continua a rinascere e morire senza trovare pace? Lui stesso ride delle sue continue ripartenze!

Come scrivere le sue storie? Cosa farlo diventare? Il singolo personaggio non aveva più molta strada da fare dopo averle tentate tutte, e allora perché non farlo esplodere in una miriade di possibilità diverse? Loki non è più un titolo che si riferisce a un protagonista solo, ma ad una molteplicità.

In Loki succede di tutto: apocalissi, morti, società segrete, è una corsa al cliffhanger e al colpo di scena che stravolge ogni certezza. Facendo così però perde la tenuta della tensione: è difficile essere in ansia per la posta in gioco. Persino le teorie dei fan hanno poca vita di fronte a una dimensione narrativa senza limiti.

Quello che resta di questa serie, arrivati oramai vicini alla fine, è parzialmente un’occasione persa ma anche una nuova consapevolezza. Prendere il personaggio poco dopo la fine di The Avengers poteva voler dire svilupparlo come villain. Invece troppo presto ha mutato forma diventando molto simile a quello “canonico” dei film successivi. Il momento esatto quando è avvenuto il passaggio è la sequenza in cui vede la sua stessa morte.

Un cambiamento finalizzato a portare la storia nella direzione scelta dallo sceneggiatore Michael Waldron. Ma anche un’affermazione della Marvel. Una resa di fronte a un personaggio più difficile da gestire di quanto non appaia a una visione superficiale: Loki non potrà mai essere un cattivo assoluto. O, per lo meno, se lo sarà (magari nel finale di questa stagione?) non ha ancora dimostrato di poterlo essere a lungo. Ci hanno provato più volte, hanno sperimentato varianti su varianti, ma il Dio del caos ha in sé una scintilla di bene. Nemmeno lui sa dove sia, né perché esista, ma c'è. Forse è questo il suo destino: cercare di essere malvagio, ma finire sempre dalla parte del bene.

Trovate tutte le informazioni su Loki nella nostra scheda.

Vi ricordiamo che ogni giovedì, a partire dalle ore 17, parleremo della nuova puntata di Loki in una live ricca di spoiler e congetture varie ed eventuali ospitata sul nostro canale Twitch!

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