Smetto Quando Voglio - Masterclass: un caso editoriale

Smetto Quando Voglio - Masterclass ci fa riflettere circa una parola: editoriale. Cosa vuol dire? È un problema o la soluzione alla rinascita del cinema di genere italiano?

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L'inizio è un termine

Editoriale: agg. Di editore; dell'editoria - s.m. (giorn.) articolo di fondo, per lo più di carattere politico, pubblicato su un quotidiano o su un periodico (Dizionario italiano Garzanti)
Kevin Feige sa tutto. Non ci interessa qui stabilire se sbagli o non sbagli. Ci interessa ribadire quanto sappia tutto. Conosce ogni asteroide dell'Universo Marvel che gestisce perché l'ha costruito lui. Sa quando provocare (Guardiani Della Galassia), temporeggiare (Avengers: Age Of Ultron) o ricominciare (Spider-Man: Homecoming). Manda memo dettagliatissimi ai registi, polemizzando con loro (Joss Whedon), irritandoli (Alan Taylor) o, più trumpianamente, mandandoli a casa quando le differenze creative sono troppe (Edgar Wright).
È importante l'aspetto editoriale in campo cinematografico oggi? Sì, perché sempre più questo termine ci sembra organico all'orgia di serializzazione che stiamo vedendo e vivendo sul grande schermo e ovviamente non solo. Così come gli albi a fumetti escono, non escono o si trasformano in continuazione... editoriale è un termine giusto anche per il cinema perché il prodotto audiovisivo può vivere inserito all'interno di una saga di cui il fruitore sarà poi chiamato ad assaggiare vari sapori e variazioni nell'offerta.
Vi irritereste se per una nuova avventura automobilistica, magari da vivere all'estero o in chiave clandestina, tornassero i personaggi di Loris e Giulia De Martino di Veloce Come Il Vento (2016)?
Quanti di voi vorrebbero vedere un sequel di Lo Chiamavano Jeeg Robot (2016)?
Sareste incuriositi da uno spin-off intitolato semplicemente Lo Zingaro con Luca Marinelli come protagonista assoluto?

Italian Rogue One

Morto alla fine del film (Mainetti rifletté a lungo se tenere o no al montaggio il primo piano della sua testa decapitata avendo un presagio, pur prima del grande successo di Jeeg, circa il possibile grande carisma presso il pubblico di Fabio Cannizzaro in arte Lo Zingaro), questo gangster bisessuale amante della musica leggera italiana al femminile avrebbe probabilmente un enorme appeal come protagonista assoluto di un'avventura cinematografica anche grazie al fatto che Luca Marinelli, vincitore del David di Donatello 2016, sarebbe oggi un attore credibile in ruolo di leadership assoluta per uno spin-off dedicato all'arcinemico di Enzo Ceccotti. Potremmo voler vedere Fabio alle prese con la società dello spettacolo la cui crudeltà e rifiuto delle sue doti artistiche lo avrebbero spinto -questo almeno è quello che dice lui- a diventare un criminale.
I suoi tentativi di sfondare a Buona Domenica, l'impazienza che si fa violenza e quella scena, scritta ma non girata, di Fabio che si arrabbia e viola il set di Uomini & Donne compiendo un atto dal sapore rivoluzionario (rubare il trono).
Pensate che Maria De Filippi non parteciperebbe con divertimento a uno spin-off intitolato Lo Zingaro?
È una creativa, nonché produttrice, troppo intelligente e scaltra per non farlo.
Perché loro possono fare Rogue One e noi non possiamo fare Lo Zingaro?

Sibilia & Rovere non smettono

Hanno le idee chiare come Kevin Feige. Chi?
Sydney Sibilia e Matteo Rovere, coppia di regista e produttore che però sappiamo possono essere anche solo regista e regista (Rovere è reduce dal successo dietro la cinepresa con Veloce Come Il Vento) come ai tempi della collaborazione estremamente fruttuosa Steven Spielberg & George Lucas per il franchise Indiana Jones. Smetto Quando Voglio - Masterclass, inizio di franchise dopo il successo di culto del primo film del 2014, cita non a caso Indiana Jones e l'Ultima Crociata (1989) nel momento in cui Pietro Zinni & Co. si lanciano all'inseguimento di alcuni cattivoni attraverso motociclette e sidecar... di origine nazista (si omaggia il celebre inseguimento in moto tra Harrison Ford e Sean Connery con i crucchi alle calcagna di Indiana mentre lui cerca sempre l'approvazione del padre durante il combattimento).
La domanda che ci ponevamo prima di vedere il film era: saranno in grado i protagonisti dell'operazione Sibilia (regista), Rovere (produttore per Groenlandia), Procacci (Fandango) e Del Brocco (Rai Cinema) a giustificare la saga? Reggerà l'idea editorialmente?
La risposta è un grande sì. Certo... mancano gli incassi per vidimare definitivamente il tutto.
Ma è un buon segno già il fatto che i nostri artisti pensino in grande (c'è anche un fumetto e videogame legato al franchise il cui acronimo è SQV).
E se ce l'hanno fatta Sibilia e Rovere avendo a che fare con una Banda di Ricercatori universitari formata da intellettuali (in un momento storico in cui, in Italia, l'intellettuale è disprezzato socialmente da anni e anni soprattutto tra i più giovani)... che cosa dobbiamo pensare di un cineasta come Gabriele Mainetti operante con Lo Chiamavano Jeeg Robot in quel mondo superomistico ancor più legato al cinefumetto come per quanto riguarda l'uomo evocato a inizio pezzo ovvero il Master of The Marvel Universe Kevin Feige?
Sergio Leone sfruttò il successo di Per Un Pugno Di Dollari (1964) realizzando in soli tre anni... tre film. Aveva una visione editoriale e Per Qualche Dollaro In Più (1965) e Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo (1966) sono arrivati uno dopo l'altro per non scontentare un pubblico affamato di spaghetti western.
James DeMonaco ha fatto la stessa cosa con The Purge: tre episodi de La Notte Del Giudizio in soli tre anni.
Anche in Italia possiamo, e dobbiamo, lavorare in questo modo già da ora.
Sibilia e Rovere rispondono presenti all'appello.
Gabriele Mainetti e Nicola Guaglianone hanno infiniti territori da esplorare nell'Universo Jeeg Robot.
Come sono finiti nel Tevere quei bidoni gialli (si può rispondere anche al capitolo 5 se si è cinici)?
Com'era Fabio Cannizzaro quando frequentava Buona Domenica?
Come mai abbiamo sentito puzza di terrorismo alla fine di Smetto Quando Voglio - Masterclass e la cosa ci ha letteralmente esaltati?
Il futuro saprà risponderci.
Editorialmente e non.

 

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