I Simpson: gli episodi di Natale da vedere su Disney+ per capire quanto è cambiata la serie
Tutti gli episodi di Natale di I Simpson che è possibile vedere su Disney+ per capire come si è evoluta la serie lungo 30 anni
Come noto e verificabile su Disney+, dove si trovano tutte le stagioni della serie, I Simpson inizia con un episodio di Natale. È la puntata in cui viene trovato Il Piccolo Aiutante di Babbo Natale, funziona come introduzione alle dinamiche base della serie e più che stabilire i caratteri dei personaggi introduce a quello che I Simpson, almeno nella prima stagione, volevano essere. Una sit-com familiare animata. La forza umoristica spietata arriverà dopo, dalla seconda stagione, la prima è la versione animata di altre sit-com che proprio perché animata (cioè dotata di un filtro maggiore con la realtà) può permettersi un ritratto più duro della famiglia americana, più spietato, meno assolutorio. Questo non leva che tutta la prima stagione (con qualche notabile eccezione) sia fondata sul racconto diretto dei sentimenti, esposti, dichiarati, positivi. Ecco perché il primo episodio, di Natale, ne è così rappresentativo.
Lungo tutte le 32 stagioni ci sono state tantissime puntate natalizie, e ogni volta hanno segnato punti cruciali riguardo lo sviluppo e lo stato della serie. Già vi avevamo raccontato i 7 episodi di Natale fondamentali per comprendere l’evoluzione del concetto di Natale all’interno della serie. Ora invece cerchiamo di prendere da tutte le 32 stagioni di I Simpson le puntate con cui capire l’evoluzione della serie stessa.
Gli anni della ricerca morale
Ad esempio quando nella stagione 7 va in onda la puntata Marge non essere orgogliosa (una delle migliori in assoluto), si compie uno dei momenti più alti di tutta la produzione. In quel momento, scavallata la stagione 4 (che è un punto di svolta) e non ancora arrivata la 8 (l’apice oltre il quale il team creativo inizia a cambiare radicalmente), si trova condensata la forza della serie in quel momento. I Simpson a quel punto erano così rodati da essere in grado di lavorare su alcuni luoghi comuni dei propri personaggi per affrontare idee gigantesche e valori altissimi. In quell’episodio Bart ruba il videogioco Tempesta d’ossa, da un certo commerciale, viene beccato, tenta di coprire le proprie tracce, viene scoperto, perde la fiducia della madre e si purifica sotto Natale. È l’arco cui è condannato Bart, che nelle puntate a lui dedicate affronta sempre dilemmi di morale personale, come se ognuno di quegli episodi si chiedesse cosa sia giusto fare perché un essere umano possa davvero dirsi tale. La via crucis del Prova e Risparmia di Bart di questo parla.
È lo stesso principio che guida, due stagioni dopo, Miracolo su Evergreen Terrace, quasi un remake di quella puntata, in cui Bart dà accidentalmente fuoco all’albero di Natale con tutti i regali, copre le sue tracce mentendo ma (come nell’episodio del walkie talkie in fondo al pozzo) la bugia diventa immensa, coinvolge tutta la città e quando verrà scoperta avrà conseguenze terribili sanate, come sempre, dal Natale. I Simpson erano esattamente questo in quel momento: una serie che senza mai lasciare i lidi della commedia (anzi lavorandoci tantissimo, sia tramite il ritmo che la caratterizzazione) mirava a creare situazioni anche terribili e intrecci capaci di incastrare i propri personaggi.
Gli anni polemici
Già nella dodicesima stagione (altro turning point per la serie perché il team di sceneggiatori si è rinnovato ed è cambiata anche la guida) l’episodio Tormenti nella neve, ha poco a che fare con spiriti natalizi e la festività come momento rivelatore di sentimenti. È la storia di come studenti e Skinner rimangano bloccati a scuola da una tormenta di neve, come la cosa esacerbi gli animi, spinga Skinner a rispolverare l’autoritarismo militare e Bart alla ribellione. In quegli anni I Simpson erano gestiti da Ian Maxtone-Graham, sceneggiatore che aveva portato una vena molto più fortemente polemica e di satira (il suo episodio più celebre è quello dei Pomacco, pomodori con dentro il tabacco, ma anche un altro di Natale, con Spassolo, era ugualmente polemico), di certo meno sentimentale. Che l’episodio di Natale diventi una questione di autorità e ribellione (un po’ riprendendo il tono da Signore delle mosche dell’episodio sul Kampeggio Krusty) è allora normale e spiega cosa volessero fare I Simpson.
La stagione successiva l’episodio di Natale sarà quello in cui Lisa scopre il buddismo e lo abbraccia, insieme alla puntata in cui diventa vegetariana quella segna il nuovo corso di Lisa, destinata da diventare il collettore di della minoranza radicale democratica, aperta a nuove culture e a contatto con qualsiasi istanza di tolleranza. E di nuovo ci sarà una menzione al buddismo di Lisa due anni dopo nell’episodio di Natale della stagione 15, Tutti più buoni a Natale, in cui Homer dopo aver visto uno special televisivo scritto come Il canto di Natale di Dickens, decide di diventare buonissimo, entra in competizione con Ned Flanders e stimolato da Lisa, che gli spiega che liberarsi dai beni terreni è la strada per la felicità, decide di rubare i regali di Natale. La puntata contiene gag memorabili e nell’ultima parte, quando ruba il Natale, Homer è animato per avere le movenze del Grinch. Siamo dall’altra parte, I Simpson hanno scavallato e l’episodio di Natale è una consuetudine più che un’occasione.
Gli anni disimpegnati
Così quando nella stagione 18 va in onda l’episodio Kill Gil Volume 1 & 2, in cui per Natale i Simpson si trovano ad ospitare il vecchio Gil, che rimane da loro ad oltranza, il racconto è più blando e le gag sono la ragione d’esistere della puntata. Non solo il Natale occupa una parte in fondo marginale della puntata (cosa già capitata in passato) ma proprio l’arco narrativo è messo da parte. La situazione che fa da spunto consente una serie di gag e una trasferta in Arizona, il personaggio del vecchio Gil, viene approfondito un po’ di più e nonostante non scopriamo niente su di lui di grosso né viene modificato, ha un suo assolo. Sempre di più infatti I Simpson in quel periodo si appoggiava a personaggi secondari per le puntate, lasciando che la famiglia non fosse per forza sempre il centro di tutto.
È cinque anni dopo che invece torna un episodio di Natale ad alto tasso natalizio, uno cioè in cui la festività è cruciale. È Vacanze di un passato futuro, in cui il classico episodio nel futuro è contaminato dall’episodio natalizio e le versioni adulte di Bart e Lisa hanno modo di confrontarsi a casa dei genitori ormai anziani. C’è proprio un’aria diversa, questa è l’occasione per fare uno dei periodici punti sui personaggi, metterli a fuoco e rilanciarli per il futuro, cioè dire a spettatori vecchi e nuovi cosa sono diventati e come vengano letti. Bart è molto più malinconico di prima, non è più il folletto della distruzione fine a se stesso, il bambino che ha un suo avvocato, e Lisa è una figura politica a tutti gli effetti da che era partita come una intellettuale.
L’episodio Non sarò a casa per Natale della 26esima stagione invece è un viaggio di Homer in giro per Springfield, nella notte della Vigilia, dopo aver litigato con Marge. Siamo nel secondo mandato della presidenza Obama e quello che è stato a lungo una roccaforte del pensiero democratico dentro Fox (una exclave praticamente) è diventata una serie più innocua. Questo non significa che gli episodi siano peggiori ma evitano sempre temi di etica o morale (che gli episodi di Natale facilmente potevano stimolare). Homer non torna a casa, il matrimonio con Marge è a rischio ma non è mai davvero un momento teso, la serie, in quel momento, è spensierata.
Il ritorno dei Natali passati
Lo dimostra due anni Merry Krustmas, l’episodio della stagione 28, in cui Krusty si converte temporaneamente al cristianesimo. È scritto da Jeff Westbrook uno dei migliori sceneggiatori degli ultimi anni, e unisce sia il problema del reverendo Lovejoy di non sentirsi un buon prete per non aver convertito nessuno quest’anno (il suo bilancio è a -6!) ma anche quello di Krusty, notoriamente e ebreo, e di sua figlia, cresciuta da cristiana. Lei passerà con lui le feste scoprendo che è un susseguirsi di occasioni di promozione e lavoro fino a che non diventerà un cristiano a tutti gli effetti. La trasformazione dello show di Krusty nella versione cristiana (all’americana) è fantastica e tutto l’episodio ha una vena mai polemica ma di gran satira ai media, che poi era la vocazione originale di I Simpson.
Quasi ultimo in ordine di tempo, La via del cane, nella stagione 31 è invece un ritorno alle origini. Protagonista è Il Piccolo Aiutante Di Babbo Natale e i suoi traumi risvegliati che, tramite l’aiuto di una psicologa canina, lo portano indietro alla sua infanzia e così scopriamo anche noi cosa gli sia successo e come sia arrivato ad essere un cane da corsa, in quel primo episodio di 31 anni precedente. Sono questi ultimi due episodi pieni zeppi di riferimenti ad episodi passati e personaggi che nella serie sono deceduti, è il nuovo corso di I Simpson che sì ciba della sua stessa storia e la riutilizza e richiama in causa per le nuove puntate.
Trovate i 50 migliori episodi dei Simpson nel nostro speciale.