Silvio Berlusconi contro L'uomo che verrà?
Secondo Il fatto quotidiano, dietro alla mancata candidatura del film di Diritti agli Oscar ci sarebbe proprio il premier. Inoltre, ricerche sulla coppia cinematografica ideale e diversi spoiler per Una sconfinata giovinezza di Avati...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Inquietante pezzo di Loris Mazzetti sul Fatto quotidiano, che lamentandosi della mancata candidatura all'Oscar per il miglior film straniero de L'uomo che verrà, trova un colpevole d'eccezione: Silvio Berlusconi, in quanto proprietario (o meglio, la sua famiglia) della società Medusa, che sosteneva invece La prima cosa bella. Di cose che non vanno nel pezzo ce ne sono tante, proviamo ad elencarle. Accostare il film di Diritti a Schindler's List e La vita è bella sarà anche utile per far pensare "ma allora avrebbe vinto facile Diritti, visti quei precedenti". Peccato che L'uomo che verrà sia molto distante dal tipo di narrazione di Spielberg e Benigni, così come dal tipo di film che l'Academy ama. Poi si dice che La prima cosa bella "non è assolutamente al livello di quello di Diritti, superato anche da Io sono l'amore di Luca Guadagnino, l'altro contendente che avrebbe meritato il viaggio verso Los Angeles". A parte i toni perentori, che mi ricordano Berlusconi quando parla dei giudici comunisti, notevole dire che "anche" Guadagnino avrebbe meritato la candidatura. Peccato che ce ne sia solo una a disposizione e messa così sembra quei commentatori sportivi che augurano a tutti gli allenatori di riuscire a non retrocedere (e quindi, implicitamente, che non ci siano retrocessioni, cosa un po' difficile).Ma d'altronde, come dice Mazzetti, "era già tutto scritto", per poi ricordare l'episodio di Venezia che non accetta in concorso il film di Diritti a favore della pellicola di medusa La doppia ora. Perché? "Il gossip da Palazzo racconta che il cambio è avvenuto grazie alla solita, gentile, telefonata di Gianni Letta". Insomma, anche in questo caso ci sarebbe di mezzo la politica. Allora, due domande semplici per Mazzetti. Pensa veramente che in questo momento Silvio Berlusconi abbia come maggiore preoccupazione le sorti del film di Virzì? E soprattutto, visto che il film di Diritti ha ottenuto un solo voto su quindici, significa che almeno 14 giurati su 15 sono dei venduti a Berlusconi, peraltro in una commissione che vedeva presenti Gabriele Salvatores, Angelo Barbagallo (ex socio di Nanni Moretti), il critico dell'Unità Alberto Crespi e il produttore Andrea Occhipinti, che non sembrano esattamente dei fan del centrodestra? Insomma, io capisco che per il Fatto parlare di Silvio Berlusconi sia come per Novella 2000 trattare Belen Rodriguez o Fabrizio Corona, però c'è un limite, come fatto notare anche un commento non firmato del Riformista.***Fantastico pezzo su Repubblica a firma Marina Cavallieri, su una ricerca che evidenzia l'età ideale dei protagonisti maschili e femminili per dar vita a un film popolare, prendendo come campione i film candidati agli Oscar. Si scopre che per avere successo al cinema bisogna che lui abbia 53 anni e lei 40. Ora, a me queste ricerche statistiche sembrano già di base un'emerita cavolata. Se poi vogliamo prendere sul serio i risultati, è bello vedere che in cima alla classifica dei film 'ideali' e che 'confermano' questa teoria ci sarebbe Il ritorno del re, terzo capitolo del Signore degli Anelli. Dove, a voler considerare la coppia principale, quella formata da Viggo Mortensen e Liv Tyler, scopriamo che lui all'epoca dell'uscita del film (che peraltro è stato girato ben prima) aveva circa 45 anni, lei 26. Un altro problema dell'articolo è che confonde anche gli obiettivi della ricerca (come fare un film popolare) con altre cose (il sottotitolo recita "Lui ha 53 anni, lei 40, ecco la coppia perfetta per un film da Oscar"). Se prendiamo in considerazione gli ultimi vincitori agli Academy Awards (The Hurt Locker, The Millionaire, The Departed, Non è un paese per vecchi), notiamo invece che l'età dei protagonista è molto più bassa (e infatti il problema della ricerca è che prende come campione film anche vecchi di 80 anni, mentre ormai il punto di riferimento sono gli adolescenti che vanno al cinema). Serve peraltro una ricerca che ci dica che "Il film deve soddisfare il bisogno di evasione dello spettatore"? Non lo avevamo già capito da tempo? La cosa bella è che, collegato a questo pezzo, c'è un'intervista con Michele Placido che, giustamente, stronca l'idea che esista una formula del film perfetto e spiega bene perché.
*** Nell'articolo-recensione su Una sconfinata giovinezza uscito su Libero a firma Anna Maria Piacentini, si capisce chiaramente l'amore verso il film, a cominciare dal titolo "Una sconfinata ingiustizia" (relativo all'esclusione dal concorso di Venezia). Peccato che ci venga raccontata tutta la parte finale. Non capirò mai che servizio venga fatto al film in questo modo. Stesso problema per Natalia Aspesi, che oltre a raccontare buona parte della storia, ci svela anche la conclusione.Attaccato a questo articolo, un pezzo di 'tendenza' di Bruna Magi, in questo caso sui film "alla ricerca del tempo perduto". E' il classico esempio di tema talmente generico per cui è facile trovare qualche titolo, ma certo quando si dice: "Infatti è in arrivo il remake “Stanno tutti bene”, che Kirk Jones ha diretto, a vent’anni esatti, ricalcando il titolo di Giuseppe Tornatore. Ed è uno dei più attesi fra i film sulla memoria che vedremo a valanga", beh ti viene il dubbio che non sia proprio un tema di enorme successo (è da secoli che quella pellicola con De Niro deve uscire da noi), ipotesi rafforzata dagli altri film inseriti nel pezzo, che sono Quella sera dorata (altro titolo di magazzino), Lo zio Boonmee si ricorda delle sue vite precedenti (che vedranno in quattro gatti, per fortuna), Una sconfinata giovinezza (auguri, ma non mi aspetterei grandi cose) e Un weekend da bamboccioni, che ha esordito maluccio da noi. *** Non c'è nulla di sbagliato nel pezzo del Corriere della Sera su Bruno Ganz che interpreterà Tiziano Terzani, ma questa dichiarazione dell'attore, che confessa i suoi problemi con l'alcool e come ne è uscito fuori, mi sembra involontariamente uno spasso:***Invece chiudiamo con una nota positiva, il divertente articolo di Francesco Specchia su Libero, che parla de L'inafferabile 12. Si tratta di un film con Walter Chiari censurato nel 1950 da Giulio Andreotti, allora ventottenne, ma già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo spettacolo. Tra le motivazioni, frasi come:un segnale di Dio: mi ha mandato a sbattere completamente ubriaco contro un palo della luce".
La scena del rotolante preamplesso dei due predetti che richiama da vicino certi spettacoli tra cagnolini che si vedono al Pincio".
Esilarante, merito anche di Tati Sanguinetti, che rivela questi particolari in un programma sul grande attore italiano che andrà in onda sul canale Iris.
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