Siamo vicini al collasso?

Mari sempre più poveri di pesce, allevamenti che danneggiano l'ambiente, aziende senza scrupoli. Stiamo andando verso oceani senza animali? Ne parla un importante documentario chiamato...

Condividi

Rubrica a cura di Colinmckenzie

... The End of the Line, in Italia uscito anche con il titolo Al capolinea. Verrebbe da dire, in maniera semiseria, che i documentari sulla pesca stanno vivendo un momento interessante, tanto da renderli quasi un genere. Solo un anno fa, The Cove vinceva l'Oscar nell'apposita categoria. Ora, arriva The End of the Line, che più che preoccuparsi della sorte dei delfini o in generale delle sofferenze degli animali (anche se la cattura dei tonni rossi non è piacevolissima da vedere), pone la sua attenzione sull'estrema diminuzione di pesce nel mondo.
 
Non c'e' dubbio che si tratti di un film politico, con pregi e difetti del genere. Di sicuro, una grande chiarezza sulla situazione drammatica che stiamo vivendo e una notevole energia nel mostrarci tesi forti, ma molto realistiche. D'altra parte, il tono è fin troppo didascalico e retorico, senza magari l'ironia caustica di altri registi come Moore o Spurlock. Comunque, una certa attenzione alle immagini è superiore alla media del genere e sicuramente apprezzabile.

Subito ci viene presentato l'oggetto dell'indagine, ossia la forte diminuzione di pesci e in generale l'impoverimento dei mari. Per questo, il giornalista si interroga sulle cause, ossia la pesca intensiva e sempre più tecnologizzata, che ha avuto inizio dagli anni cinquanta. Vediamo così esempi importanti, come la crisi del merluzzo in Canada, che ha portato a una moratoria su questa pesca. O le truffe dei cinesi, che per anni hanno mostrato grandi cifre, rivelatesi poi false, che hanno impedito di scoprire l'esistenza della crisi nei tempi giusti.

Così, è impressionante scoprire gli eccessi tecnologici a cui siamo arrivati e in cui si percepisce l'assurdità di un progresso che alla fine non fa che peggiorare la nostra situazione. Un altro momento notevole è quando scopriamo che le grandi navi europee che impoveriscono i mari africani, ributtano in mare tanti pesci (ormai morti) perché poco convenienti. Utile anche sapere che il pesce d'allevamento non solo non permette di salvare più animali nei mari (ingenuamente, pensavo fosse così), ma anzi li riduce, visto che necessitano di pesci (e/o della loro farina) per essere alimentati. E non manca una critica all'Italia (ci facciamo sempre riconoscere), quando vediamo che dalle parti di Lampedusa la pesca del tonno rosso avviene con metodi illegali. Peccato invece che si parli pochissimo della qualità dei pesci, altro problema molto importante attualmente.

Ma a chi serve tutto questo? A sostenere un'industria alimentare che lo richiede, a cominciare dai ristoranti di sushi, come il celebre Nobu, che a un tratto dà vita a una sorta di 'nemico, un po' come Roger Smith per Michael Moore (ma essendo un documentario onesto, il giornalista ci parla e non fa finta del contrario per scandalizzare). Almeno, il documentario termina con diverse note positive, che offrono speranza per il futuro. Ne avevamo bisogno...

Discutiamone sul Forum Cinema

Continua a leggere su BadTaste