M. Night Shyamalan: quali sono i migliori finali dei suoi film?

Cos' è e soprattutto qual è lo Shyamalan twist più shamalayano di sempre? Ecco la classifica dei suoi cinque migliori colpi di scena!

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Cos’è uno Shyamalan twist? È qualcosa di più di un semplice colpo di scena. È un ribaltamento di prospettiva, un contro campo di ciò che si è visto. Credevamo che fosse A… e invece era B.

Con l’avvento del cinema psicologico, sin dall’espressionismo tedesco, la realtà della scena aveva imparato a crollare rivelandosi qualcosa d’altro. I film giocavano con le aspettative, deviavano rapidamente la trama, chiedevano di venire indagati. Non ha inventato Shyamalan i finali a sorpresa. Eppure nessuno ha mai fatto del twist finale una cifra stilistica come ha fatto lui. 

Una tecnica radicale che sfida lo spettatore. Se qualcuno è uscito dalla sala prima del finale di The Village, ad esempio, avrà visto e raccontato un film completamente opposto a quello vissuto da chi è restato. E soprattutto un modo di intendere il cinema. C’è un narratore che tiene celata un’informazione essenziale. Quando viene resa nota cambia tutto: anche la vita dei personaggi.

Il cinema di Shyamalan è fatto quindi da un autore in attesa di una rivelazione, un occhio del regista che cerca negli elementi più basilari della realtà per scoprire qualcosa, un indizio, una crepa, che apra ad una spiegazione del caos del mondo. 

Per accompagnare l’uscita di Bussano alla porta, dal 2 febbraio in sala, abbiamo allora stilato una classifica dei migliori Shyamalan twist! 

Eh sì, spoiler di seguito.

5) Signs

Come twist nudo e crudo funziona più nella parodia di Scary Movie. Eppure nel contesto del film il finale di Signs, in cui tutte le assurdità della vita si allineano come i denti di una serratura sbloccata per salvare la famiglia fagli alieni, è un momento emotivamente pazzesco. Difficile dire come faccia, perché anche solo a descriverlo sembra una sciocchezza: la mamma morente che dice al marito di dire al figlio di fare una cosa che lui si ricorderà davanti agli alieni? Ma che davvero?

Eppure il film è così calibrato che se si arriva a quel punto avendo amato tutto il percorso si amerà ancora di più il twist. Alla fine, come capita con i migliori film di Shyamalan, l’argomento più in evidenza nel film non è quello di cui parla veramente. In Signs è la fede ad interessare di più il regista. La sua ricerca, la perdita, e il vuoto della morte. Per un attimo il cinema aiuta a superare questi dilemmi, mostrando un senso, rapido e provvisorio, all’assurdità dell’esperienza umana. 

4) The Village

Non siamo in un villaggio antico in una fiaba. Tutto succede nella realtà post 11 settembre dove le persone hanno paura e la paura porta alla nostalgia di un tempo passato. Personaggi rotti alla ricerca di purezza che creano mostri. Così si potrebbe riassumere lo Shyamalan Twist di The Village. Una sorpresa che ha fatto imbestialire molti nelle prime settimane di uscita del film. Ma a ben guardare è uno di quelli che più rimangono addosso. 

Potentissimo, è in grado di spostare di significato tutti i simboli che si credeva di avere decifrato fino ad ora. I segni sulle porte, i fiori e i colori da nascondere, gli assurdi rituali. Nel passaggio tra la fantasia e la cruda realtà si trova uno splendido affresco della paura che qualcosa di brutto possa succedere (ancora). La cosa più horror in un film non horror. Nonostante quello che ha detto il marketing.

Il sesto senso

Il ribaltamento più famoso di sempre? Sicuramente lo è della carriera di Shyamalan. Il film è così affascinante che sarebbe stato ottimo anche senza. Pazzesco però quanto sia stato tutto in bella vista (guardate gli specchi, le reazioni della gente, gli sguardi). Una perfetta acrobazia da giocoliere-narratore. 

Bruce Willis è morto per (quasi) tutto il film. Non il più bello degli Shyamalan Twist perché lavora solo sulle informazioni che abbiamo nella trama (nei prossimi che vedremo cambierà anche il genere), ma senza dubbio di un’importanza clamorosa. La prima volta che si vede Il sesto senso si ha paura, la seconda volta si ha lo stomaco stretto dalla tenerezza della sua storia, alla luce delle nuove informazioni che abbiamo.

Split

Split ha due Shyamalan Twist. Il primo è che la bestia esiste veramente. Capito questo il thriller psicologico si trasforma in paranormale. Funziona? No per niente. James McAvoy che cammina sui muri e non viene penetrato dai proiettili è terribile. Tanto da rovinare tutto quello che è venuto prima. Chi non l’ha guardato con perplessità in quegli ultimi minuti pensando di non poterci proprio credere?

Qui arriva la seconda svolta che dimostra quanto sia grandioso, quando vuole, Shyamalan. Cioè che tutto quello che è accaduto non è nel nostro mondo ma in quello di Unbreakable. E ancora, un altro gioco virtuoso, il film non è un thriller ma è un film di supereroi! Improvvisamente ritorna la plausibilità e siamo di nuovo nella sospensione dell'incredulità. Ha vinto lui.

Il sesto senso ribaltava la storia. Split ribalta proprio il film. Gli cambia il codice con cui va valutato. E come cinecomic (o più precisamente genere supereroistico) è grandissimo! 

Unbreakable

Per accorgersi che in Unbreakable c’è uno Shyamalan Twist potrebbero essere necessarie più visioni. David Dunn sopravvive al disastro ferroviario, Elijah Price, un collezionista di fumetti, gli dice che non si è fatto niente perché è un supereroe. Lui non ci crede ma pian piano che si convince la sua mente sblocca tutta la sua straordinaria forza. Alla fine del film, nel terzo atto, salva una famiglia e diventa un vigilante.

Perché il finale è grandioso? Perché ribalta tutto, ma proprio tutto. In un’epoca in cui i cinecomic erano considerati cosa da poco, Unbreakable aveva l’aspetto di un thriller raffinatissimo, e si è rivelato invece un gran film nato dalla materia “bassa”. Ha ingannato gli scettici e i critici.

La prima volta, se si è distratti, si finisce di vedere quella che è una origin story. La seconda volta si capisce il twist. Quella di Dunn l’abbiamo vista lungo il film ed è finita prima della sua azione eroica. Il terzo atto è l’origine del villain. Perché se un eroe esiste… dovrà esistere anche Mr Glass. 

Infine: l’ultimo colpo di scena è arrivato a distanza di 16 anni, interagendo con Split. Chi l’avrebbe mai detto che Unbreakable, fatto e finito, era solamente il primo atto di una saga che sarebbe arrivata a scoppio ritardato? O forse, che è arrivata secondo i tempi di un racconta storie che aveva già in mente il suo twist, ma l’ha rimandato al punto giusto e nel tempo giusto per risollevare la sua carriera. 

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