Shining, cosa aveva visto Stanley Kubrick nel romanzo di King prima di cambiare tutto

Tutti i cambiamenti e le ragioni dietro di esse raccontati da Kubrick stesso dopo aver finito di adattare Shining dal romanzo di King

Critico e giornalista cinematografico


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Shining usciva in Italia 40 anni fa e, come noto, Stephen King non ha mai amato la riduzione realizzata da Stanley Kubrick. Non l'ha mai amata perché il film cambiava molto del racconto, trasformava, tagliava e reinventava anche il finale. Ne sfruttava gli elementi al centro, cioè lo spunto, l’idea e l’intreccio ma cambiava i personaggi e sceglieva arbitrariamente chi approfondire. In buona sostanza Kubrick ne ha fatto una storia sua in cui il bilanciamento tra ciò che è chiaro e ciò che non lo è, tra la mitologia e il mistero, è completamente diverso. Il male non ha le radici, non ha le ragioni, né le spinte che ha in King e risponde a tutt’altra visione del mondo.
Questo è noto. Quello che è meno raccontata è invece la campana di Stanley Kubrick, come mai avesse amato quel libro ma non così tanto da non cambiarlo, cosa trovava non funzionasse in un film (ma anche sulla carta) e perché cambiarlo.

In un’intervista tenuta nella residenza Kubrick nel 1980 ad opera di Vicente Molina Foix, contenuta nel volume The Stanley Kubrick Archives (ma anche disponibile qui per intero), è sviscerato per bene il rapporto che il film intrattiene con il romanzo e perché.
Innanzitutto fu John Calley, uno dei produttori della Warner a mandare a Kubrick il romanzo che lui definiva: “L’unica cosa che mi abbiano mai mandato che avessi trovato buona, o che comunque mi fosse piaciuta”. Giusto per non incensarlo troppo.
Ciò che l’aveva colpito era il fatto che il combinato tra spunto, struttura e trama fossero dotati di un’inventiva molto maggiore rispetto al solito, specie in quel genere. Da cui l’idea di poterne trarre un film. Soprattutto a Kubrick piaceva l’ingegno che c’era dietro il fatto che fosse sia godibile sia capace di stupire il lettore, chiudendo con un grande senso di soddisfazione per non essere stati in grado di anticipare le svolte principali senza sentirsi per questo raggirati. Il che la dice lunga su come si approcciava alle storie Kubrick.

shining sangue

Per Kubrick l’horror deve spiegare pochissimo: “È l’unica legge che ritengo intoccabile per questo genere, non cercare di trovare spiegazioni chiare e semplici, il punto di tutto è produrre un senso di inspiegabile meraviglia. Freud stesso scrive che lo stupore è l’unica emozione che si esprime con maggiore potenza nell’arte piuttosto che nella vita, che mi sembra una prospettiva illuminante”. Inoltre una buona parte di questo punto di vista sul genere in Kubrick veniva da un saggio di Lovecraft in cui era spiegato che non si dovrebbe mai cercare di spiegare cosa avviene se quel che accade stimola l’immaginazione, lo stupore, l’ansia e quindi la paura del lettore.

shining nicholson

E nonostante i cambi fossero importanti (dalla mitologia azzerata alla cancellazione di diverse dinamiche di paura pure) per Kubrick non era così, specialmente in relazione alla dimensione horror che per il regista “se si eccettua il momento in cui il bambino vede il sangue sulle pareti e quando sente quel rumore nelle tubature mentre gioca nella neve, è superiore nel film rispetto al libro. Nel libro ad esempio nessuno viene ucciso”.

shining ascia

Il punto è che Kubrick, si capisce, non aveva una grande stima di King come scrittore, gli riconosceva una grande abilità nella costruzione della trama ma non una cura reale per la scrittura: “Sembra che abbia scritto tutto una volta, riletto, forse riscritto di nuovo e poi mandato all’editore”. Difficile che su queste basi potesse esserci un buon rapporto.
Quello che non amava del romanzo erano gli pseudo-personaggi e gli indizi pseudo-psicologici, di certo riteneva di aver reso Wendy un personaggio più credibile come madre e moglie, pur senza cambiarla sostanzialmente, dal suo punto di vista: “Abbiamo levato tutti i riferimenti maldestri che Jack fa alla sua famiglia e meno male. Non penso che al pubblico mancheranno tutte quelle pagine pesanti e autoreferenziali che King dedica a cose come i problemi di alcolismo del padre di Jack o alla madre di Wendy. Per me è tutto materiale irrilevante. Il rischio è inserire troppi indizi psicologici su perché Jack è come è, cosa che non è davvero importante”.

shining father

Ovviamente anche Kubrick riconosceva che il cambiamento principale rispetto al romanzo era il finale, gli ultimi 30 minuti: “L’ho fatto perché il climax di King praticamente consisteva in Jack che affronta Danny e Danny che dice qualcosa tipo “Tu non sei mio padre!” e poi Jack si gira va giù nella stanza del boiler e l’hotel salta in aria”. Kubrick sosteneva che “Abbiamo raggiunto il medesimo risultato con un paio di indizi: quando Wendy dice al dottore che Jack aveva rotto il braccio di Danny tu capisci che lei sta facendo buon viso a cattivo gioco e che qualcosa di terribile deve essere successo, o quando il gestore dell’hotel chiede a Jack se tutto questo piacerà alla moglie e al figlio e dal suo sguardo capisci che sta pensando che sia una domanda inutile mentre risponde “Sì lo adoreranno”. Sono tutti punti che a livello inconscio ti forniscono le medesime consapevolezze che King si affanna tanto a ficcare nel racconto”.

shining labirinto

I cambiamenti che apportò assieme a Diane Johnson andavano nella direzione di una visione meno chiara, più metaforica e per certi versi più asciutta del confronto tra Jack e Danny. Del tutto cancellati infine furono i riferimenti ad Edgar Allan Poe: “Sai, credo che lui stesse cercando di elevare lo status letterario del romanzo, tutte le citazioni a Poe e i riferimenti alla Maschera della Morte Rossa non erano davvero necessari. Sembrava davvero intento solo a spiegare a tutti che si trattava di un tipo di letteratura piena di dignità”.

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